1959-2025: 66 ANNI DI RIVOLUZIONE A CUBA
Il calendario segnava giovedì primo gennaio 1959. Verso le cinque del mattino, da Radio Rebelde che si trovava in quel momento a Palma Soriano, Fidel dettò ai capi delle colonne gli ordini precisi per non fermare il fuoco di fronte al tradimento di Eulogio Cantillo: il tiranno Fulgencio Batista era fuggito e si stava preparando una campagna nella capitale per contrastare il trionfo rivoluzionario con una giunta civico militare.
Il comandante in capo dichiarava lo sciopero generale rivoluzionario per evitare il golpe militare, si è incontrato a El Escandel con il colonnello José María Rego Rubido per concordare la resa delle forze della caserma di Moncada al giovane comandante Raúl Castro Ruz. La città indomita quel giorno avrebbe visto entrare i suoi nuovi mambises, questa volta aveva trionfato la Rivoluzione. La strategia e le decisioni che Fidel dovette prendere in quel giorno servirono a prevenire le azioni che l’ambasciata degli Stati Uniti a Cuba e sostenitori della dittatura cercarono di mettere in atto. Quelle decisioni hanno dimostrato l’altezza del leader politico e militare dell’esercito ribelle.
Fu un giorno emozionante e agitato, mentre Fidel faceva i passi precisi per consolidare il trionfo, il popolo che si svegliava con la notizia della fuga del dittatore celebrava l’inizio dell’anno della libertà.
Raúl, il giovane che il 26 luglio 1953 aveva partecipato alle azioni del Moncada, con la presa del Palazzo di Giustizia, diventava colui che tornava nella triste fortezza per incoronare il trionfo dei vivi e dei morti della lotta. Poco dopo, Fidel entrava per sempre a Santiago.
Alle undici di sera il Comandante in Capo arrivò al Parco Céspedes, e da lì si diresse verso la città, in un discorso che è passato alla storia e dove assicurò che la Rivoluzione stava iniziando ora e che sarebbe stata un’impresa piena di pericoli. Ma la bellezza della vittoria di tutti, dell’opera che sarebbe venuta dopo, era superiore a qualsiasi altro ostacolo. Fidel e i suoi Barbudos, i coraggiosi della lotta e tutti i collaboratori, avevano dimostrato che non c’era nulla di impossibile quando si lotta per un ideale. Questa era la fede nella vittoria che aveva accompagnato per sempre la Rivoluzione.
La patria, che era nei testi, negli scorci dei poeti, nella passione dei fondatori, si incarnò improvvisamente con una bellezza terribile, travolgente, il 1° gennaio 1959. L’avevamo viva davanti agli occhi, presente negli uomini che avevano combattuto nelle montagne e nelle pianure ciò che era profetizzato, quello che era il sogno di tanti eroi, l’ossessione di tanti solitari.
Il popolo cubano ha saputo rialzarsi, difendere e costruire il futuro. La rivoluzione cubana è stata -ed è ancora- l’ispirazione per altre terre del continente e è diventata la portabandiera delle giuste cause nel mondo, quella che aveva dimostrato in quel momento che il popolo poteva vincere nella lotta armata senza il sostegno dell’esercito nazionale, anche contro quell’esercito sostenuto dall’imperialismo. Si cristallizzavano i desideri dei mambises, dei rivoluzionari del ’30, di tutti coloro che più e più volte avevano sognato la patria sovrana senza poterla vivere.
José Martí si consolidava allora come il paradigma della lotta, non solo come l’amorevole poeta difensore della libertà, ma come la guida per l’unità latinoamericana, per eliminare il razzismo e qualsiasi forma di schiavitù, la guida per la giustizia, e soprattutto: per la vera indipendenza che a Cuba è indissolubilmente legata al carattere antimperialista della nostra Rivoluzione. I nostri prodi, le nostre donne coraggiose, le nostre madri sofferenti, i figli caduti nella lotta, la nostra Storia sono stati vendicati. Sembrava che di colpo tutto arrivasse il primo gennaio, anche se in realtà la lotta di tanti anni aveva preparato il nostro ..popolo. Ecco perché ha saputo difendere la eccezionale vittoria.
Iniziarono poi altre lotte, ma da allora il divenire ha radice, coerenza, identità. Il sangue è stato accettato, il sole dei vivi e dei morti brilla esigente al centro di tutto. “E tutto ciò che sembrava impossibile, era diventato possibile.”
Nel discorso del 1° gennaio nel Parco Céspedes, Fidel ha ratificato quella che era stata l’essenza del Programma del Moncada, della “Storia mi assolverà”: l’aiuto al popolo, una Rivoluzione degli umili, una patria per il popolo composto dai dimenticati da sempre. Ecco perché quella notte in cui si celebrava la vittoria a Santiago, ha ribadito che il posto migliore dove voleva vivere era nella Sierra Maestra e che per un sentimento molto profondo, di gratitudine, non avrebbe dimenticato i nostri contadini lì, e che non appena avesse avuto un momento libero sarebbe andato a vedere dove costruire la prima città scolastica, con spazio per 20 mila bambini. E così è stato.
Il 1° gennaio 1960, 65 anni fa, Fidel partì su un treno diretto all’allora provincia di Oriente, per salire sul Pico Turquino con 390 giovani delle milizie universitarie José Antonio Echeverría. È stato un viaggio indimenticabile attraverso gli scenari della guerra, nel quale Fidel ha detto alla stampa che stava andando a rinnovare le energie. L’allora Primo Ministro del Governo Rivoluzionario portò i giovani a El Caney de Las Mercedes, dove fu costruita la Città Scolastica Camilo Cienfuegos, un centro immenso e bello per i bambini della Sierra Maestra.
Dal 1959, la Riforma Agraria, le altre prime leggi della Rivoluzione a beneficio degli umili, le nazionalizzazioni, hanno segnato la strada della Rivoluzione che un anno dopo, sul punto di affrontare un’aggressione armata, si è dichiarata ufficialmente socialista e il popolo l’ha sostenuta con i fucili in alto. Pochi giorni dopo, avrebbe sconfitto i mercenari a Playa Girón il 19 aprile 1961, una sconfitta che ancora oggi non perdona l’imperialismo yanche, così come non dimentica il coraggio del popolo per affrontare la crisi di ottobre nel 1962.
Un popolo che è diventato alfabetizzato in un anno, che ha vinto contro le aggressioni e i sabotaggi, che ha vinto la lotta contro i banditi; e ha avuto, nelle Forze Armate Rivoluzionarie e nel Ministero dell’Interno, nelle milizie, nei Comitati di ogni blocco, in tutte le organizzazioni di massa, la sua difesa più grande e più blindata. Così lo ha espresso Raúl il 2 gennaio 1979, nel suo discorso alla celebrazione del XX anniversario del trionfo della rivoluzione, in Plaza de la Revolución José Martí:
“A vent’anni dal trionfo della nostra Rivoluzione possiamo dire al nostro Comandante in Capo che la patria socialista ha nelle FAR il braccio armato della classe operaia al potere, e uno scudo sul quale si può scrivere il pensiero di José Martí, che definisce la volontà di tutto il nostro popolo: «Piuttosto che cessare nell’impegno di rendere libera e prospera la patria, prima si unirà il Mare del Sud al Mare del Nord e nascerà un serpente da un uovo d’aquila». Viva il XX anniversario del trionfo della Rivoluzione! Viva il marxismo-leninismo! Viva Fidel! Patria o morte!”.
Ogni provincia di Cuba per più di sessant’anni è stata teatro di momenti e discorsi storici, come quello di quel 1° gennaio 1989, a Santiago de Cuba:
“Coloro che sognano che la Rivoluzione possa mai essere battuta, si ingannano; coloro che sognano tali deliri ignorano che questa Rivoluzione, che è la continuazione della storia della nostra patria, la sua fase più alta -potremmo dire -, compirà 40 anni, compirà 50 anni, compirà 60 anni e compirà 100 anni, e molti altri anni, di questo non abbiamo dubbi”.
Per questo, curando l’unità, l’essenza dell’opera degli umili, quella delle belle ragazze combattenti come Celia, Haydee, Vilma, Melba e tante altre, prendendosi cura degli anziani e dei bambini, questa patria dovrà andare avanti consapevole di ciò che rappresenta. Il suo esempio, le sue azioni e le idee rivoluzionarie sono nel nostro mondo e nel contesto che si vive oggi. Una Rivoluzione possibile perché è nata vincendo e dovrà avanzare accompagnata dai suoi eroi, fedele alla sua Storia; e dovrà continuare a combattere contro l’imperialismo in tutte le sue sfaccettature o varianti, o cesserà di essere libera. E tutto sarà, con la certezza che vinceremo, in qualsiasi circostanza, e come diceva Fidel, resta da sapere quale difficoltà non potremo superare, e resta da sapere cosa è impossibile per questo popolo e per la Rivoluzione ottenere.
Daily Sanchez Lemus – Cubadebate