COLLOQUIO PATRIA: GUERRA COGNITIVA E MANIPOLAZIONE INFORMATIVA
Di seguito pubblico il testo del mio intervento alla quarta edizione del “colloquio Patria” che si sta svolgendo a L’Avana fino a mercoledì.
Ho partecipato oggi alla conferenza intitolata “guerra cognitiva e manipolazione informativa:dispositivi di controllo e strategia di risposta“ che si è tenuta nella sala conferenze dell’Università di L’Avana.
“La prima vittima in guerra è l’informazione”, secondo una citazione del poeta greco Eschilo.
Noi siamo in un conflitto perenne, una guerra non solo combattuta sui campi di battaglia, ma soprattutto combattuta sui mezzi di informazione.
La guerra cognitiva è un’evoluzione dei conflitti moderni, che mira a influenzare e manipolare la mente umana per ottenere vantaggi strategici. Si tratta di una forma di guerra ibrida che sfrutta le vulnerabilità del nostro cervello e dei processi cognitivi per alterare la percezione della realtà, influenzare le decisioni e minare la fiducia nelle istituzioni e soprattutto per portare avanti alcune narrazioni.
In sintesi, la guerra cognitiva è una forma di conflitto che si svolge nella mente delle persone, utilizzando la disinformazione, la manipolazione e altre tecniche per influenzare il pensiero e il comportamento.
Gli obiettivi di questa nuova forma di guerra sono molteplici, vediamo i principali:
Influenzare il modo in cui le persone pensano, sentono e agiscono.
Erodere la fiducia nelle istituzioni e nei processi democratici.
Disinformazione e fake news: Diffusione di informazioni false o manipolate attraverso i social media e altri canali.
Sfruttamento dei social network e delle tecnologie di comunicazione.
La guerra tradizionale si combatte sui campi di battaglia tradizionali, la guerra cognitiva invece si combatte su altri fronti molto più complessi come:
La mente umana: Il principale obiettivo della guerra cognitiva è il cervello delle persone..
Lo spazio informativo: I social media, i media tradizionali e altre piattaforme di comunicazione sono utilizzati per diffondere disinformazione e propaganda.
La guerra cognitiva, pur essendo un concetto relativamente moderno, ha radici in pratiche di manipolazione e influenza che risalgono a secoli fa. Tuttavia, l’uso sistematico e mirato della guerra cognitiva è diventato più evidente nel contesto della guerra fredda e dell’era digitale. Ecco alcuni Durante la guerra delle polis greche , ad esempio, gli oratori e i leader militari utilizzavano la propaganda per motivare le truppe e manipolare l’opinione pubblica. I romani erano maestri nell’arte della propaganda, utilizzando monete, scritti e affreschi per rafforzare il potere imperiale e diffondere la propria versione della storia.
La guerra cognitiva iniziò a prendere forma con l’uso intensivo della propaganda durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale . Entrambi i conflitti videro l’impiego massiccio di tecniche psicologiche da parte di tutte le potenze coinvolte. L’obiettivo era non solo motivare le proprie forze, ma anche influenzare l’opinione pubblica mondiale, indebolire il morale del nemico e raccogliere consensi internazionali.
La Seconda Guerra Mondiale vide l’escalation della guerra cognitiva con l’uso di radio, film, volantini e manifesti per diffondere messaggi di propaganda. I nazisti, ad esempio, utilizzarono il controllo dei media per costruire la loro ideologia e per diffondere il culto della personalità di Hitler.
Il periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale e durante la Guerra Fredda vide l’emergere di tecniche più sofisticate di guerra cognitiva. Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica impiegarono propaganda ideologica , disinformazione e manipolazione delle percezioni per influenzare il comportamento e la mentalità delle persone sia nei paesi occidentali che nei blocchi comunisti.
Con l’avvento di Internet e dei social media alla fine del XX secolo e all’inizio del XXI, la guerra cognitiva ha assunto nuove dimensioni. L’uso di piattaforme digitali per influenzare le opinioni pubbliche è diventato un campo di battaglia cruciale.
In sintesi, la guerra cognitiva è una forma di conflitto che ha radici lontane nella storia, ma che oggi è diventata un’area di crescente importanza, specialmente nel contesto della guerra moderna e dell’era digitale.
Qui mi concentrerò sull’uso delle false notizie nella guerra cognitiva che hanno lo scopo, come detto. di influenzare il grande pubblico e modificarne la percezione della realtà che stanno vivendo.
Con lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina e successivamente con la crisi nella striscia di Gaza l’uso delle false notizie è esploso pericolosamente, trasformando l’informazione in propaganda utile per giustificare le scelte politiche degli schieramenti.
Nella mia quotidiana attività giornalistica mi sono trovato spesso a dover decidere se una notizia era vera o falsa e quindi decidere se pubblicarla oppure non pubblicarla. Una decisione difficile perché il modo più semplice, ovvero quello di verificarne la fonte, non era sufficiente per certificarne la veridicità. I grandi mezzi di informazione mondiale infatti hanno diffuso notizie false facendole passare per vere solamente perché la fonte, nel caso del conflitto tra Russia e Ucraina, era Ucraina, al contrario erano invece considerate false tutte le notizie provenienti dai mezzi di informazione russi solamente perché russi.
Quindi come decidere quali notizie erano vere e quali falsi è stato molto difficile. Ho lavorato con la logica del buon senso. La notizia dell’attentato ai gasdotti North Stream bombardati dallo stesso Putin era ovviamente falsa nonostante fosse stata diffusa praticamente da tutti i grandi mezzi di informazione mondiale. Era ovviamente falsa perché nessuna persona sana di mente avrebbe attaccato un’infrastruttura di sua proprietà che veniva usata per fornire di gas la Germania.
La strage di Bucha compiuta dai militari russi in ritirata era ovviamente falsa non solo usando il buon senso, ma anche analizzando la scena. I cadaveri erano tutti in fila, accomodati con estrema cura, ovviamente incompatibile con un’esecuzione. Inoltre non vi erano tracce di sangue sul terreno. Ma tutti hanno ripetuto la narrazione ufficiale, ovvero che fossero stati i militari russi a uccidere i cittadini ucraini.
Inoltre la strage è stata compiuta proprio nel mezzo dei colloqui di pace tra Mosca e Kiev ad Istambul, colloqui di pace naufragati a causa dell’interferenza del Regno Unito e del suo primo ministro Johnson. La notizia della strage è stata usata per convincere l’opinione pubblica occidentale che non si poteva trattare con la Russia considerata una nazione terribile.
Due semplici esempi nei quali le notizie false non sono state diffuse da mezzi di informazione russi, ma da quelli occidentali. La strage di Bucha è stata progettata proprio per far naufragare i colloqui di pace in corso a Istambul.
A tale proposito ho definito queste informazioni “false notizie di stato”, perché non nascono dalla fantasia di qualche giornalista in vena di notorietà, ma direttamente da strutture dirette dagli stati, in questo caso dalla Nato e dagli Stati Uniti. Notizie false create apposta per portare avanti una determinata narrazione, create per convincere la popolazione che una determinata scelta politica è inevitabile.
Nel caso del conflitto tra Russia e Ucraina la narrazione da portare avanti è quella che la Russia ha invaso un paese democratico e libero, l’Ucraina, dimenticando di ricordare che almeno dal 2014 è in corso una guerra silenziosa nel Donbass, ignorata dai grandi mezzi di informazione perché combattuta dall’esercito di Kiev contro la minoranza di lingua russa.
La narrazione che in occidente la stampa è libera è semplicemente ridicola. Nell’Unione Europea sono stati censurati decine di mezzi di informazione russi per impedire che le loro notizie fossero diffuse nel vecchio continente con il pretesto che diffondono false notizie. La verità invece è un’altra: sono stati censurati, impedendogli di trasmettere sul territorio dell’Unione Europea ,perché ai cittadini europei non deve arrivare una narrazione diversa da quella imposta dalla Nato e dagli Stati Uniti, Non si devono conoscere posizioni alternative. Nei cervelli dei cittadini deve arrivare solo una notizia, che ripetuta mille volte, diventa una verità anche se non lo è.
In questo mondo dove l’informazione è diventato il mezzo per i governi per far accettare qualunque cosa ai propri cittadini un ruolo importante lo giocano i fake checker, ovvero società che si dedicano a etichettare le notizie pubblicate. Il loro compito è quello di certificare se una notizia è vera o falsa seguendo la fonte che la ha diffusa. Ma siccome la fonte non è un mezzo certo per certificare la notizia si arriva al paradosso che se una notizia è pubblicata da un giornale di grande diffusione, amico degli Stati Uniti, viene presa per vera. La stessa notizia analizzata secondo un altro modo di vedere, per esempio diffusa da Russia Today o Sputnik, viene etichettata come falsa.
Appare evidente che il lavoro di queste aziende non è quello di certificare se una notizia è davvero vera o falsa, ma è quello di impedire che la stessa notizia venga diffusa secondo un diverso punto di vista. Gli esempi potrebbero essere migliaia,, ma cito solamente un caso accaduto un paio di settimane fa.
Un importante istituto di ricerca britannico, finanziato dall’industria degli armamenti, ha diffuso a fine febbraio la notizia che la Russia spende per la difesa più dell’Unione Europea mettendo a confronto due dati diversi. Per l’Unione Europea è stato preso il dato reale, per la Russia il dato a parità di potere d’acquisto che risulta ovviamente notevolmente maggiore. Se portiamo anche il valore della spesa militare europea alla parità di potere di acquisto ci accorgiamo che nel 2024 ha toccato i 730 miliardi di dollari, il 58% in più dei 462 spesi da Mosca.
Il dato è stato subito pubblicato dal quotidiano statunitense Politico e dal britannico Financial Times e poi da tutti gli altri mezzi di informazione mondiali. Qui la fonte, secondo il metro di giudizio adottato dai fake checker, era affidabile, ma poi si è rivelata palesemente falsa. Un errore? Penso di no, tale studio aveva il chiaro scopo di far credere ai cittadini europei che è necessario che il blocco deve spendere altri soldi per aumentare i propri arsenali bellici. E’ poi sospetta perché proprio in questi giorni si parla della necessità di un riarmo a livello europeo, un piano da 800 miliardi di dollari. Infine quando è stato fatto notare ai giornali italiani da un noto economista italiano, Carlo Cottarelli, che il dato era errato nessun giornale ha rettificato. Questo è accaduto non perché i direttori dei giornali non possono sbagliare, ma perché evidentemente la notizia doveva circolare in quel modo, e in quel modo è circolata.
La stessa falsa notizia è stata usata la settimana scorsa dalla presidente della commissione europea Ursula Von Der Lwyen per legittimare il suo piano di investimento per le armi nell’Unione Europea. Von Der Leyen ha ripetuto durante una sessione del parlamento europeo che è necessario dotarsi di nuovi armamenti perché la Russia spende più del vecchio continente.
Purtroppo notizie come questa circolano quotidianamente nel mondo informativo senza che nessuno si preoccupi di correggerle. Il mio blog l’anno scorso è stato sottoposto a un controllo da una società di faking checker che lo ha definito inaffidabile perché pubblicavo, secondo loro false notizie. A quella data avevo pubblicato più di 2400 articoli e solamente una decina sono stati segnalati per aver diffuse false notizie. Un numero irrisorio anche perché nessuna notizia era falsa, era solamente stata diffusa da Russia Today o da Sputnik. In ogni caso il mio blog è stato segnalato a Google come inaffidabile, Non parlo poi del fatto che Facebook mi ha chiuso tre profili in un mese, mi impedisce la circolazione dei post perché evidentemente pubblico notizie scomode.
L’informazione è, come sapete, manipolata e quanto emerso dallo scandalo che ha coinvolto l’USAID ne è la prova. Secondo Wikileaks almeno 6200 giornalisti appartenenti a oltre 700 giornali ricevevano finanziamenti dall’USAID, poi Elon Musk rivela che l’agenzia giornalistica Reuters ha ricevuto 9 milioni di dollari dal Dipartimento della Difesa tra il 2018 e il 2022. Un altra bella pagina di indipendenza dell’informazione, non c’è che dire.
Sta succedendo negli ultimi anni una cosa veramente tragica, la scusa della disinformazione è usata nella guerra cognitiva non solo per censurare le notizie indesiderate, ma anche per impedire il libero arbitrio democratico da parte dei cittadini. Il caso accaduto in Romania nello scorso dicembre ne è l’esempio lampante. Il primo turno delle elezioni presidenziali svolte in Romania è stato annullato perché aveva vinto il candidato di destra Georgescu che aveva dichiarato la sua contrarietà alle sanzioni contro Mosca e voleva ristabilire normali relazioni con la Russia. La scusa è stata la presunta infiltrazione della stessa Russia nelle elezioni, ma dopo un’indagine ha dimostrato che l’infiltrazione era stata compiuta dal Partito Liberale Rumeno.
Con questa scusa è stata negata al popolo rumeno la propria scelta elettorale. Il caso rumeno potrebbe non essere però il solo. Un programma europeo denominato “scudo europeo per la democrazia”, contro la disinformazione” prevede di censurare tutti i mezzi di informazione che diffondano false notizie e perfino il blocco del processo elettorale nel caso vi siano delle infiltrazioni estere. Come poi verranno scoperte tali infiltrazioni non è importante, l’importante è limitare l’accesso ai parlamenti dei partiti che non sostengono le direttive europee e della Casa Bianca. In tal senso, in Italia, Carlo Calenda, leader del partito Azione, ha presentato un progetto di . legge che prevede perfino il blocco delle elezioni in caso di presunte infiltrazioni dall’estero.
Con la scusa di combattere la disinformazione potremmo trovarci in una situazione nella quale le elezioni potrebbero diventare un semplice esercizio di scelta tra partiti o coalizioni di partiti perfettamente uguali che si distinguono solamente per piccole sfumature programmatiche. In effetti questo sta già accadendo, se prendiamo ad esempio la realtà politica rappresentata nel Parlamento italiano ci accorgiamo che le differenze politiche tra gli schieramenti di destra e di sinistra sono talmente piccole che spesso non sono neppure visibili.
Come combattere questa importante forma di guerra? La risposta non è semplice perché la gente in questa fase storica ha perso la capacità di riflettere e la capacità di sintesi, La maggior parte della popolazione non è in grado di distinguere quando una notizia è vera oppure è stata confezionata per portare avanti una determinata narrazione.
Sono poche le persone che approfondiscono una notizia confrontando i vari punti di vista e poi decidono quale è per loro la verità sia per una cronica mancanza di tempo, sia per pigrizia. Se poi aggiungiamo che in molte parti del mondo i mezzi di informazione che propongono una visione differente sono censurati, allora capiamo perché le grandi masse di popolazione non approfondiscono ciò che gli arriva sui televisori o sugli smart phone. Occorre, in breve, educare la gente a non credere alla prima notizia che gli arriva,, ma porsi sempre la semplice domanda se quello che leggono è l’unica verità possibile.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info
“Guerra cognitiva y manipulación de la información: dispositivos de control y estrategia de respuesta “
18 de marzo, de 13:00 a 14:00
“La primera víctima en la guerra es la información”, según una cita del poeta griego Esquilo.
Estamos en un conflicto perenne, una guerra no solo librada en los campos de batalla, sino sobre todo librada en los medios de comunicación.
La guerra cognitiva es una evolución de los conflictos modernos, que tiene como objetivo influir y manipular la mente humana para obtener ventajas estratégicas. Se trata de una forma de guerra híbrida que aprovecha las vulnerabilidades de nuestro cerebro y de los procesos cognitivos para alterar la percepción de la realidad, influir en las decisiones y socavar la confianza en las instituciones y, sobre todo, para llevar a cabo algunas narrativas.
En resumen, la guerra cognitiva es una forma de conflicto que tiene lugar en la mente de las personas, utilizando la desinformación, la manipulación y otras técnicas para influir en el pensamiento y el comportamiento.
Los objetivos de esta nueva forma de guerra son múltiples, veamos los principales:
Influir en la forma en que las personas piensan, sienten y actúan.
Erosionar la confianza en las instituciones y procesos democráticos.
Desinformación y noticias falsas: Difusión de información falsa o manipulada a través de las redes sociales y otros canales.
Aprovechamiento de las redes sociales y de las tecnologías de comunicación.
La guerra tradicional se libra en los campos de batalla tradicionales, la guerra cognitiva, en cambio, se libra en otros frentes mucho más complejos como:
La mente humana: El objetivo principal de la guerra cognitiva es el cerebro de las personas.
El espacio de información: Las redes sociales, los medios tradicionales y otras plataformas de comunicación se utilizan para difundir la desinformación y la propaganda.
La guerra cognitiva, aunque es un concepto relativamente moderno, tiene sus raíces en prácticas de manipulación e influencia que se remontan a siglos. Sin embargo, el uso sistemático y específico de la guerra cognitiva se ha hecho más evidente en el contexto de la guerra fría y la era digital. Aquí hay algunas Durante la guerra de las polis griegas, por ejemplo, los oradores y líderes militares utilizaron la propaganda para motivar a las tropas y manipular la opinión pública. Los romanos eran maestros en el arte de la propaganda, utilizando monedas, escritos y frescos para fortalecer el poder imperial y difundir su versión de la historia.
La guerra cognitiva comenzó a tomar forma con el uso intensivo de la propaganda durante la Primera y la Segunda Guerra Mundial. Ambos conflictos vieron el uso masivo de técnicas psicológicas por parte de todas las potencias involucradas. El objetivo era no solo motivar a sus propias fuerzas, sino también influir en la opinión pública mundial, debilitar la moral del enemigo y reunir consenso internacional.
La Segunda Guerra Mundial vio la escalada de la guerra cognitiva con el uso de radios, películas, volantes y carteles para difundir mensajes de propaganda. Los nazis, por ejemplo, utilizaron el control de los medios de comunicación para construir su ideología y difundir el culto a la personalidad de Hitler.
El período posterior a la Segunda Guerra Mundial y durante la Guerra Fría vio la aparición de técnicas más sofisticadas de guerra cognitiva. Los Estados Unidos y la Unión Soviética emplearon la propaganda ideológica, la desinformación y la manipulación de las percepciones para influir en el comportamiento y la mentalidad de las personas tanto en los países occidentales como en los bloques comunistas.
Con la llegada de Internet y las redes sociales a finales del siglo XX y principios del XXI, la guerra cognitiva ha adquirido nuevas dimensiones. El uso de plataformas digitales para influir en las opiniones públicas se ha convertido en un campo de batalla crucial.
En resumen, la guerra cognitiva es una forma de conflicto que tiene raíces lejanas en la historia, pero que hoy se ha convertido en un área de creciente importancia, especialmente en el contexto de la guerra moderna y la era digital.
Aquí me centraré en el uso de las noticias falsas en la guerra cognitiva que tienen el propósito, como se ha dicho. de influir en el público en general y modificar su percepción de la realidad que están viviendo.
Con el estallido del conflicto entre Rusia y Ucrania y posteriormente con la crisis en la Franja de Gaza, el uso de noticias falsas explotó peligrosamente, transformando la información en propaganda útil para justificar las elecciones políticas de los bandos.
En mi actividad periodística diaria a menudo me he encontrado con tener que decidir si una noticia era verdadera o falsa y, por lo tanto, decidir si publicarla o no. Una decisión difícil porque la forma más sencilla, es decir, la de verificar su fuente, no era suficiente para certificar su veracidad. De hecho, los grandes medios de comunicación mundiales han difundido noticias falsas haciéndoles pasar por verdaderas solo porque la fuente, en el caso del conflicto entre Rusia y Ucrania, era de Ucrania, por el contrario, todas las noticias procedentes de los medios de comunicación rusos se consideraban falsas solo porque eran rusos.
Así que cómo decidir qué noticias eran verdaderas y cuáles falsas fue muy difícil. Trabajé con la lógica del buen sentido. La noticia del atentado contra los gasoductos North Stream bombardeados por el propio Putin era obviamente falsa a pesar de haber sido difundida por prácticamente todos los principales medios de comunicación mundiales. Obviamente era falsa porque ninguna persona cuerda habría atacado una infraestructura de su propiedad que se utilizaba para suministrar gas a Alemania.
La masacre de Bucha cometida por los militares rusos en retirada era obviamente falsa no solo usando el buen sentido , sino también analizando la escena. Los cadáveres estaban todos en fila, acomodados con extremo cuidado, obviamente incompatibles con una ejecución. Además, no había rastros de sangre en el suelo. Pero todos repitieron la narrativa oficial, es decir, que fueron los militares rusos los que mataron a los ciudadanos ucranianos.
Además, la masacre se llevó a cabo justo en medio de las conversaciones de paz entre Moscú y Kiev en Estambul, conversaciones de paz naufragadas debido a la interferencia del Reino Unido y su primer ministro Johnson. La noticia de la masacre se utilizó para convencer a la opinión pública occidental de que no se podía tratar con Rusia, considerada una nación terrible.
Dos ejemplos simples en los que las noticias falsas no fueron difundidas por los medios de comunicación rusos, sino por los occidentales. La masacre de Bucha fue diseñada precisamente para hacer naufragar las conversaciones de paz en curso en Estambul.
En este sentido, he definido esta información como “falsas noticias de estado”, porque no nace de la imaginación de algún periodista con ánimo de notoriedad, sino directamente de estructuras dirigidas por los estados, en este caso por la OTAN y los Estados Unidos. Noticias falsas creadas a propósito para llevar adelante una determinada narrativa, creadas para convencer a la población de que una determinada elección política es inevitable.
En el caso del conflicto entre Rusia y Ucrania, la narrativa a llevar adelante es que Rusia invadió un país democrático y libre, Ucrania, olvidando recordar que al menos desde 2014 está en marcha una guerra silenciosa en el Donbass, ignorada por los grandes medios de comunicación porque fue librada por el ejército de Kiev contra la minoría de habla rusa.
La narrativa de que en Occidente la prensa es libre es simplemente ridícula. En la Unión Europea, decenas de medios de comunicación rusos han sido censurados para evitar que sus noticias se difundan en el viejo continente con el pretexto de que difunden noticias falsas. La verdad, en cambio, es otra: han sido censurados, impidiendo transmitir en el territorio de la Unión Europea, porque a los ciudadanos europeos no se les debe llegar una narrativa diferente a la impuesta por la OTAN y los Estados Unidos, no se deben conocer posiciones alternativas. En los cerebros de los ciudadanos solo debe llegar una noticia, que repetida mil veces, se convierte en una verdad aunque no lo sea.
En este mundo donde la información se ha convertido en el medio para que los gobiernos hagan que sus ciudadanos acepten cualquier cosa, un papel importante lo juegan los fake checkers, es decir, empresas que se dedican a etiquetar las noticias publicadas. Su tarea es certificar si una noticia es verdadera o falsa siguiendo la fuente que la difundió. Pero como la fuente no es un medio seguro para certificar la noticia, se llega a la paradoja de que si una noticia es publicada por un periódico de gran difusión, amigo de los Estados Unidos, se toma por verdadera. La misma noticia analizada según otra forma de ver, por ejemplo difundida por Russia Today o Sputnik, se etiqueta como falsa.
Parece evidente que el trabajo de estas empresas no es certificar si una noticia es realmente verdadera o falsa, sino evitar que la misma noticia se difunda según un punto de vista diferente. Los ejemplos podrían ser miles, pero cito solo un caso que ocurrió hace un par de semanas.
Un importante instituto de investigación británico, financiado por la industria armamentísta, difundió a finales de febrero la noticia de que Rusia gasta más en defensa que la Unión Europea comparando dos datos diferentes. Para la Unión Europea se tomó el dato real, para Rusia el dato en paridad de poder adquisitivo, que es obviamente considerablemente mayor. Si llevamos también el valor del gasto militar europeo a la paridad de poder adquisitivo, nos damos cuenta de que en 2024 tocó los 730 mil millones de dólares, un 58% más que los 462 gastados por Moscú.
El dato fue publicado inmediatamente por el periódico estadounidense Politico y por el británico Financial Times y luego por todos los demás medios de comunicación mundiales. Aquí la fuente, según el criterio adoptado por los falsos checkers, era fiable, pero luego resultó ser claramente falsa. ¿Un error? Creo que no, este estudio tenía el claro propósito de hacer creer a los ciudadanos europeos que es necesario que el bloque deba gastar más dinero para aumentar sus arsenales de guerra. Luego es sospechosa porque precisamente en estos días se habla de la necesidad de un rearmo a nivel europeo, un plan de 800 mil millones de dólares. Por último, cuando un conocido economista italiano, Carlo Cottarelli, señaló a los periódicos italianos que los datos eran incorrectos, ningún periódico lo rectificó. Esto sucedió no porque los directores de los periódicos no puedan equivocarse, sino porque evidentemente la noticia tenía que circular de esa manera, y de esa manera circuló.
La misma noticia falsa fue utilizada la semana pasada por la presidenta de la Comisión Europea, Ursula Von Der Lwyen, para legitimar su plan de inversión en armas en la Unión Europea. Von Der Leyen repitió durante una sesión del parlamento europeo que es necesario dotarse de nuevas armas porque Rusia gasta más que el viejo continente.
Desafortunadamente, noticias como esta circulan a diario en el mundo informativo sin que nadie se moleste en corregirlas. Mi blog el año pasado fue revisado por un fake checker que lo calificó de poco fiable porque publicaba, según ellos, noticias falsas. En esa fecha había publicado más de 2400 artículos y solo una decena fueron reportados por difundir noticias falsas. Un número irrisorio también porque ninguna noticia era falsa, solo había sido difundida por Russia Today o por Sputnik. En cualquier caso, mi blog ha sido denunciado a Google como poco fiable, no hablo del hecho de que Facebook me haya cerrado tres perfiles en un mes, me impide la circulación de las publicaciones porque evidentemente publico noticias incómodas.
La información está, como saben, manipulada y lo que surgió del escándalo que involucró a la USAID es prueba de ello. Según Wikileaks, al menos 6200 periodistas de más de 700 periódicos recibieron financiación de USAID, luego Elon Musk revela que la agencia de noticias Reuters recibió 9 millones de dólares del Departamento de Defensa entre 2018 y 2022. Otra bonita página de independencia de la información, no hay nada que decir.
Algo realmente trágico está sucediendo en los últimos años, la excusa de la desinformación se utiliza en la guerra cognitiva no solo para censurar noticias no deseadas, sino también para impedir el libre albedrío democrático por parte de los ciudadanos. El caso ocurrido en Rumanía el pasado diciembre es el claro ejemplo. La primera vuelta de las elecciones presidenciales celebradas en Rumanía fue cancelada porque había ganado el candidato de derecha Georgescu, que había declarado su oposición a las sanciones contra Moscú y quería restablecer las relaciones normales con Rusia. La excusa fue la supuesta infiltración de la propia Rusia en las elecciones, pero después de una investigación demostró que la infiltración había sido llegavada a cabo por el Partido Liberal Rumano.
Con esta excusa se ha negado al pueblo rumano su derecho electoral. Sin embargo, el caso rumano podría no ser el único. Un programa europeo denominado “escudo europeo para la democracia”, contra la desinformación” prevé censurar todos los medios de comunicación que difundan noticias falsas e incluso bloquear el proceso electoral en caso de que haya infiltraciones extranjeras. Cómo se descubrirán estas infiltraciones no es importante, lo importante es limitar el acceso a los parlamentos de los partidos que no apoyan las directivas europeas y de la Casa Blanca. En este sentido, en Italia, Carlo Calenda, líder del partido Acción, ha presentado un proyecto de ley que prevé incluso el bloqueo de las elecciones en caso de supuestas infiltraciones desde el extranjero.
Con la excusa de luchar contra la desinformación podríamos encontrarnos en una situación en la que las elecciones podrían convertirse en un simple ejercicio de elección entre partidos o coaliciones de partidos perfectamente iguales que se distinguen solo por pequeños matices programáticos. De hecho, esto ya está sucediendo, si tomamos por ejemplo la realidad política representada en el Parlamento italiano nos damos cuenta de que las diferencias políticas entre los bandos de derecha e izquierda son tan pequeñas que a menudo ni siquiera son visibles.
¿Cómo combatir esta importante forma de guerra? La respuesta no es sencilla porque la gente en esta etapa histórica ha perdido la capacidad de reflexión y la capacidad de síntesis, la mayoría de la población no es capaz de distinguir cuándo una noticia es verdadera o ha sido empaquetada para llevar adelante una determinada narrativa.
Son pocas las personas que profundizan en una noticia comparando los diversos puntos de vista y luego deciden cuál es para ellos la verdad tanto por falta crónica de tiempo como por pereza. Si luego añadimos que en muchas partes del mundo los medios de comunicación que proponen una visión diferente son censurados, entonces entendemos por qué las grandes masas de población no profundizan en lo que les llega en los televisores o en los teléfonos inteligentes. Es necesario, en resumen, educar a la gente para que no crea en la primera noticia que le llega, sino siempre hacerse la simple pregunta de si lo que leen es la única verdad posible.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info