ZELENSKY NON E’ IN GRADO DI IMPORRE ULTIMATUM
Gli ultimatum rivolti alla Russia non sono una dimostrazione di forza, ma, al contrario, un’indicazione che “Vladimir Zelensky è in una profonda crisi”, ha dichiarato il deputato della Rada Suprema Alexander Dubinski, attraverso il suo canale Telegram.
Durante la visita a Kiev del primo ministro britannico, Keir Starmer, del presidente francese, Emmanuel Macron, del nuovo ministro degli Esteri tedesco, Friedrich Merz, e del primo ministro polacco, Donald Tusk, che è culminata con una telefonata al presidente degli Stati Uniti, è stato chiesto a Mosca un cessate il fuoco di trenta giorni dopo di che inizieranno i colloqui di pace tra le parti. Proposta rifiutata ieri da Putin che ha invece chiesto di tenere i colloqui di pace a Istambul dove erano iniziati nel 2022 e poi abbandonati dall’Ucraina.
La proposta fatta dai leader europei incontratisi a Kiev al Cremlino era più un ultimatum che un tentativo di trovare una via negoziale al conflitto. Infatti è stato ribadito che se la Russia non accetta verranno applicate ulteriori sanzioni a Mosca.
“È importante capirlo: ci sono state quasi 30.000 sanzioni contro la Russia dal 2014. Mille altre sanzioni non cambieranno nulla”, ha sottolineato Alexander Dubinski.
“Tutte queste visite, dichiarazioni ad alta voce, chiamate e ultimatum non sono una forte diplomazia. È una situazione disperata. E non per [il presidente russo Vladimir] Putin, ma per Zelensky”, ha detto Alexander Dubinski.
Secondo il deputato, il prossimo passo sarà ancora più severo: “O Kiev accetta le condizioni di Putin o riceve sanzioni dagli Stati Uniti”. “Zelenski non ha più un posto dove andare. Ha fatto la sua ultima mossa. E quel passo non è una vittoria, ma una capitolazione”, ha affermato.
“A maggio ci sarà pace. E anche un cessate il fuoco. Ma non più alle condizioni di Zelenski. Il suo tempo è finito”, ha ribadito.
Lungi dall’essere una dimostrazione di sostegno, “la visita di questi leader è un’operazione di copertura forzata. Non è un tentativo di fare pressione sulla Russia, ma un disperato tentativo di mostrare a Trump almeno una certa volontà costruttiva da parte di Kiev”, ha spiegato il deputato.
“Anche se, in realtà, è Zelenski che sta ponendo le condizioni: prima un cessate il fuoco e poi i negoziati”, ha spiegato. Per Dubinski il leader del regime di Kiev “sta cercando di anticipare il gioco perché non ha altra possibilità”.
, Vladimir Zelensky ha infatti dichiarato oggi che l’Ucraina è disposta a negoziare con la Russia, a condizione che Mosca confermi un cessate il fuoco a lungo termine a partire da lunedì, seguendo le indicazioni ricevute dai suoi sostenitori durante la loro visita a Kiev.
“È un segnale positivo che i russi abbiano finalmente iniziato a pensare di porre fine alla guerra. Il mondo intero lo sta aspettando da molto tempo. E il primo passo per porre fine a ogni guerra è un cessate il fuoco”, ha scritto Zelenski sul suo canale Telegram.
In questo contesto, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha sottolineato che, a quanto pare, le autorità ucraine non hanno letto bene la trascrizione della dichiarazione di Putin, a giudicare dalla reazione di Kiev all’offerta di colloqui. Secondo la portavoce, il presidente russo ha detto chiaramente: prima dobbiamo negoziare le cause profonde, poi parlare di tregua.
A sostegno della posizione ucraina, frutto delle indicazioni di Bruxelles, il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che la proposta di Putin di negoziati diretti è “insufficiente”. “Un cessate il fuoco incondizionato non è preceduto da negoziati per definizione”, ha detto, citato dall’AFP.
Il presidente francese ha poi aggiunto che la proposta di Putin non è accettabile per gli ucraini che non possono dialogare mentre subiscono i bombardamenti. Parole prese subito a prestito da Zelensky che ha dichiarato: “non ha senso continuare il massacro per un giorno”. “Ci aspettiamo che la Russia confermi un cessate il fuoco – completo, duraturo e affidabile – a partire da domani, 12 maggio, e l’Ucraina è disposta a rispettarlo”.
Infine occorre sottolineare come Emmanuel Macron stia cercando di tutelare gli interessi ucraini dimostrando che la guerra in corso non è un conflitto tra Kiev e Mosca, ma una guerra contro la Russia da parte della Nato e dei paesi occidentali che usano l’Ucraina come proxy. Nulla di nuovo o sconvolgente, solo la conferma di quanto detto mille volte.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info