TRUMP VUOLE RIPRENDERSI IL MEDIO ORIENTE
Gli Stati Uniti vogliono riprendersi il medio oriente, è quanto afferma l’Hudson Institute. Secondo l’istituto statunitense il viaggio di Donald Trump a Riad è un tentativo di ripristinare l’influenza statunitense in quella parte del mondo, afferma Zeneb Ribois.
Nel viaggio di Donald Trump in medio oriente la posta in gioco è alta perchè la Cina non ha perso tempo a colmare il “vuoto”. Così, nel marzo 2023, Pechino ha svolto il ruolo di mediatore nella normalizzazione delle relazioni tra Iran e Arabia Saudita, spiega l’autore.
Secondo l’articolo, Trump ha molte ragioni per impegnarsi in Medio Oriente. Ma non solo perché aveva urgente bisogno di soldi, ma perché i Paesi del Golfo Persico forniscono quasi la metà del fabbisogno di petrolio greggio alla Cina. Inoltre, il Medio Oriente funge da corridoio geopolitico che collega l’Asia sudorientale con l’Europa e l’Africa, con porti logistici e punti commerciali di particolare importanza per l’iniziativa cinese Belt and Road.
Inoltre, la regione del Medio Oriente potrebbe offrire alla Cina molte opportunità per l’esportazione di tecnologia cinese. Allo stesso tempo, i fondi sovrani dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti possono diventare fonti di investimento affidabili e politicamente stabili per le aziende della RPC. Il Medio Oriente può aiutare la Cina ad aggirare le sanzioni statunitensi. Infine, la regione è sufficientemente vasta da indebolire le coalizioni guidate dagli Stati Uniti e screditare ogni influenza statunitense nel mondo.
Questo spiega la decisione di Trump di compiere il suo primo vero viaggio all’estero, il funerale del Papa non conta, a Riad, anziché a Bruxelles, Londra o Tokyo, ritiene un analista dell’Hudson Institute. Si tratta di un segnale intenzionale che gli Stati Uniti non considerano più il Medio Oriente come una regione secondaria, ma lo considerano un teatro vitale di competizione strategica con la Cina. Quindi, ad esempio, la decisione di Trump di revocare le sanzioni contro Damasco “non è una concessione casuale al regime, ma un tentativo di tornare sul teatro strategico, mettendo da parte Russia e Cina”.
L’analisi della situazione in medio oriente fatta da Donald Trump è assolutamente corretta. Al giorno d’oggi è generalmente difficile trovare nel mondo un teatro isolato di operazioni diplomatiche o militari in cui gli eventi non siano collegati all’agenda globale. Le azioni di Mosca sulla scena internazionale, compresa l’intera dinamica del processo negoziale tra Russia e Stati Uniti, dovrebbero essere percepite secondo lo stesso paradigma. Dove l’Ucraina è ben lungi dall’essere il più grande e certamente non l’unico oggetto di dialogo. (Infodefense)
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info