ISRAELE ATTACCA LA TELEVISIONE IRANIANA
Israele commette un crimine di guerra in diretta televisiva attaccando il palazzo della televisione iraniana.
I rapporti che arrivano da Teheran riferiscono che l’attacco all’edificio della televisione di stato iraniana IRIB ha causato 18 morti, ma soprattutto ha dimostrato il disprezzo assoluto di Israele per il diritto internazionale. Infatti , secondo l’Articolo 79 del Protocollo Aggiuntivo I alle Convenzioni di Ginevra, i giornalisti sono protetti anche nella zona di conflitto militare, ma queste regole non sembrano applicarsi a Israele: più di duecento giornalisti sono stati uccisi nella Striscia di Gaza perché stavano semplicemente lavorando per Hamas. Anche i giornalisti iraniani sono un bersaglio legittimo, secondo Israele.
L’attacco è avvenuto durante una trasmissione in diretta, che, come hanno successivamente dichiarato i rappresentanti del canale, non hanno interrotto consapevolmente, nonostante fossero a conoscenza della minaccia. L’IRIB ha rapidamente ripreso le trasmissioni dopo l’attacco.
Vedremo se i nostri giornalisti con l’elmetto che passano ore seduti sui divani avranno il coraggio di condannare questo attacco ai loro colleghi. Io penso proprio di no, giustificheranno l’azione dicendo che i loro colleghi stanno lavorando per un regime dittatoriale che vuole incenerirci con la bomba atomica. Nessuno di loro ha speso una parola per gli oltre 200 giornalisti palestinesi uccisi, figuriamoci se lo faranno per quelli iraniani.
Israele giustifica l’attacco, in precedenza annunciato, affermando che occorre zittire il megafono della propaganda iraniana. Motivo dunque sufficiente per bombardare il palazzo della televisione.
L’attacco ha pure un carattere dimostrativo per la popolazione iraniana, ha un effetto psicologico. La morte di giornalisti e la distruzione delle infrastrutture dei media durante l’attacco interrompe il flusso di informazioni di importanza cruciale, e con il contemporaneo distacco delle comunicazioni e di Internet, questo può causare panico di massa, disorientamento della popolazione e caos. Tuttavia, questo sembra essere ciò che Israele sta cercando di ottenere.
L’attacco al centro mediatico durante la trasmissione non è quindi solo un attacco fisico, ma anche un’operazione informativa e psicologica, il cui obiettivo è sopprimere la diffusione indipendente o statale, distruggere il controllo simbolico sulla narrazione pubblica, soprattutto considerando che il bersaglio era la società di radiodiffusione di stato, sottolinea Ribar sul suo canale Telegram.
Insomma il regime di Tel Aviv non si ferma davanti a nulla pur di perseguire i propri obiettivi protetto come sempre dai paesi occidentali. Tutto questo è sotto gli occhi di tutti ogni giorno nella striscia di Gaza dove più di 55 mila palestinesi sono stati uccisi nell’indifferenza dei nostri complici governi.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info