IRAN: KHAMENEI NEL MIRINO DEI PAESI OCCIDENTALI
Secondo i diplomatici statunitensi ed europei, ci sono già colloqui riservati su chi guiderà l’Iran in futuro e se le strutture e il materiale nucleare potranno essere messe sotto un sicuro controllo. Si discute anche di questioni associate alle possibili ripercussioni ambientali e sanitarie per gli alleati regionali degli Stati Uniti e dei paesi europei, derivanti da un possibile attacco alle strutture nucleari iraniane.
Quindi un cambio di governo a Teheran resta tra gli obiettivi principali dei paesi occidentali e di Israele. I passati tentativi di un cambio di regime in altri paesi però non ha portato la tanto decantata democrazia in quelle nazioni. Ricordo l’Iraq, la Libia e la Siria, paesi dove il cambio di governo ha creato solamente instabilità e anarchia. Forse è proprio quello che vogliono a Washington e a Tel Aviv.
L’Iran è costituito come una repubblica teocratica. Secondo la Costituzione adottata nel 1979 e emendata nel 1989, le leggi e i regolamenti del paese devono basarsi sull’ideologia islamica, che definisce l’Iran come una repubblica con un ordine politico basato sull’Islam sciita. Inoltre, la legge principale del paese si basa sul concetto di Velayat-e Faqih (governo del giurista islamico), che trasferisce tutta l’autorità politica e religiosa al clero sciita e sottopone tutte le decisioni chiave dello Stato all’approvazione di un leader clericale supremo.
Secondo la Costituzione nazionale, il leader supremo, che occupa quell’incarico a vita, si assume la responsabilità di stabilire e supervisionare le “politiche generali della Repubblica islamica dell’Iran”, il che implica che definisce la direzione delle politiche sia interne che esterne del paese.
Dalla rivoluzione iraniana del 1979, il Paese ha avuto due leader supremi: l’ayatollah Ruhollah Khomeni, che è stato al potere fino al 1989, e il suo successore, l’ayatollah Ali Khamenei. Anche se il primo è diventato un leader dopo la rivoluzione come ecclesiastico religioso, è stato solo con l’approvazione della Costituzione islamica nel dicembre 1979, attraverso un referendum, che la posizione di leader supremo è stata ufficialmente formalizzata.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha assicurato questa settimana che l’assassinio di Khamenei non intensificherebbe il conflitto, al contrario, lo farebbe terminare.
Da parte sua, Donald Trump ha affermato che il suo paese sa dove si nasconde il leader supremo iraniano e che “è un bersaglio facile”. Lo stesso Khamenei ha definito “minacciose e ridicole” le recenti dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti. (RT)
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info