IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA TRA LE SPESE MILITARI
Il nostro governo sta cercando di includere nel piano di aumento delle spese militari i costi per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, tanto voluto da Matteo Salvini, riporta Politico.
Dopo che gli Stati membri della NATO hanno concordato l’aumento della spesa militare fino al 5% del PIL tra le pressioni degli Stati Uniti, il nostro governo sta cercando di includere nel bilancio per la difesa il progetto della costruzione del ponte sullo stretto valutato in 13 miliardi di euro.
Il progetto del ponte sullo stretto di Messina dalla sua prima approvazione nel 2003 è stato proposto in diverse occasioni ed è stato infine archiviato per ragioni tecniche, finanziarie e ambientali. Tuttavia il nostro governo ha deciso di riportarlo in auge nonostante le indubbie difficoltà della sua costruzione.
In questo modo Giorgia Meloni prenderebbe due piccioni con una fava: realizzerebbe il sogno di Matteo Salvini di un ponte che colleghi la Calabria con la Sicilia e – essendo uno dei paesi della NATO con la spesa militare più bassa servirebbe di grande aiuto per cercare di raggiungere l’obiettivo di spesa militare del 5%, richiesto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
A tal fine, secondo Politico, Meloni cercherebbe di sfruttare la “lacuna legale” del piano del segretario generale della NATO Mark Rutte, che prevede che il 3,5% del PIL debba essere destinato a spese di difesa pure, mentre l’ulteriore 1,5% verrà dedicato a spese correlate.
A questo proposito, un funzionario del Tesoro italiano ha detto a Politico che far passare il ponte come progetto militare aiuterebbe a superare “gli ostacoli burocratici e le controversie con le autorità locali, che potrebbero contestare il governo in tribunale sostenendo che il ponte danneggerà in modo sproporzionato le loro terre”.
Già all’inizio di aprile, dopo la proposta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, il Consiglio dei ministri italiano ha formalizzato l’esistenza di “motivi imperativi di significativo interesse pubblico” che giustificano la costruzione del ponte sullo stretto di Messina.
Con la scusa che il ponte “svolgerà un ruolo chiave in materia di difesa e sicurezza, facilitando il movimento delle forze armate italiane e degli alleati della NATO” il governo di Giorgia Meloni cerca di far passare l’opera come di interesse pubblico.
Tuttavia, ci sono dubbi sul fatto che la NATO accetti questa logica di Roma. Ufficialmente, lo stretto di Messina si trova al di fuori dell’unico corridoio di mobilità militare della NATO designato per l’Italia, riporta RT.
Secondo Politico, i funzionari statunitensi “hanno riso tra i denti” quando gli è stato chiesto del ponte in questione durante il vertice della NATO all’Aia alla fine di giugno.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info