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ISRAELE: OCCUPARE LA CISGIORDANIA 

 

Un gruppo di 15 ministri israeliani, compreso ill presidente della Knesset (Parlamento), Amir Ohana, ha esortato mercoledì il primo ministro Benjamin Netanyahu a estendere la sovranità israeliana sulla Cisgiordania prima della fine della sessione parlamentare estiva.

La petizione, a cui ha avuto accesso il Jerusalem Post, sostiene che la creazione di uno Stato palestinese in quel territorio rappresenterebbe una “minaccia esistenziale” per Israele, soprattutto dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023.

“Il massacro del 7 ottobre ha dimostrato che la dottrina dei blocchi di insediamento e l’istituzione di uno stato palestinese nei restanti territori è una minaccia esistenziale per Israele. È tempo di sovranità”, hanno indicato i firmatari della lettera.

“Dopo i risultati storici di Israele sotto la guida del primo ministro Benjamin Netanyahu contro l’asse del male dell’Iran e dei suoi sostenitori, dobbiamo completare il compito, eliminare la minaccia esistenziale dall’interno ed evitare un altro massacro nel cuore del paese”, sostiene la petizione.

L’Egitto ha condannato fermamente le dichiarazioni dei ministri israeliani, definendole una flagrante violazione del diritto internazionale. In una dichiarazione ufficiale, il Cairo ha espresso il suo categorico rifiuto di qualsiasi tentativo di consolidare l’occupazione israeliana nel territorio palestinese e ha difeso il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione e alla creazione di uno Stato indipendente.

Il Ministero degli Esteri egiziano ha anche denunciato “le incursioni militari, gli arresti e l’espansione degli insediamenti illegali” in Cisgiordania, così come gli attacchi in corso nella Striscia di Gaza, che – secondo la dichiarazione – cercano di “minare tutti gli aspetti della vita” palestinese.

“L’Egitto esorta la comunità internazionale a intervenire immediatamente per porre fine a queste flagranti violazioni che vengono commesse contro il popolo palestinese nella sua stessa terra”, ha dichiarato il governo egiziano.

Ci aspetteremo una presa di posizione ufficiale a queste dichiarazioni da parte della comunità internazionale, ma siccome a Tel Aviv tutto è permesso, anche occupare la Cisgiordania, nessuno muoverà un dito. Lo stesso dito che resta immobile di fronte alla quotidiana mattanza di civili nella striscia di Gaza. Negli ultimi due giorni sono stati uccisi almeno 300 palestinesi, la maggior parte durante la distribuzione degli alimenti nei centri di smistamento.

Uccidere palestinesi durante la ricerca di un po’ di cibo per  non morire di fame  sembra essere il nuovo modo per portare a termine la soluzione finale da parte di Israele. Tali omicidi indiscriminati non sono un caso: dopo le rivelazioni di alcuni giorni fa di alcuni militari israeliani nelle quali viene sostenuto che esiste un piano ben preciso che prevede di sparare a coloro che si affollano alla ricerca di un po’ di cibo, adesso anche alcuni contractor assunti dagli Stati Uniti per vigilare sulla distribuzione degli alimenti confermano quanto dichiarato dai militari di Tel Aviv.

Il personale di sicurezza assunto dagli Stati Uniti per sorvegliare i punti di distribuzione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza sta sparando munizioni vere e granate stordenti contro i civili palestinesi in attesa di cibo, ha riferito giovedì l’AP.

Due contractors che hanno parlato a condizione di anonimato con l’agenzia di stampa, hanno denunciato le “pratiche pericolose e irresponsabili” nell’enclave. Hanno denunciato che  le guardie spesso non sono qualificate, non sono sottoposte a un processo di selezione, sono pesantemente armate e sembrano avere “la licenza per fare quello che vogliono”, riporta Associated Press.

Hanno anche affermato che il personale lancia regolarmente granate stordenti e spray al peperoncino contro i palestinesi in fila. Uno degli appaltatori ha affermato che il fuoco è stato aperto in tutte le direzioni e, a volte, contro gli stessi palestinesi. “Ci sono persone innocenti ferite. Gravemente. Inutilmente”, ha detto uno di loro.

Oltre alle loro testimonianze, gli appaltatori hanno fornito ad AP video, rapporti interni e messaggi di testo. Nelle immagini fornite si possono vedere centinaia di palestinesi ammassati tra recinzioni metalliche in cerca di aiuto tra il rumore di proiettili e granate. Altre registrazioni includono conversazioni in inglese tra un gruppo di uomini armati, che discutono su come disperdere la folla e festeggiano dopo le raffiche di colpi di arma da fuoco.

E come sempre accade tutti restano immobili di fronte a questi omicidi. Tante parole che esortano la fine delle morti nella striscia di Gaza, ma i fatti non si vedono. (Fonte: RT)

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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