Vertice tra Trump e ZelenskyVertice tra Trump e Zelensky

TULSI GABBARD: LA STRATEGIA DI AGGRESSIONE VERSO GLI ALTRI PAESI E’ GIUNTA AL TERMINE 

 

La direttrice dell’intelligence statunitense, Tulsi Gabbard, ha affermato venerdì al Dialogo di Manama, un vertice annuale sulla sicurezza tenutosi in Bahrain, che la vecchia strategia statunitense di “cambiare regime o costruire nazioni” è giunta al termine.

“Il vecchio modo di pensare di Washington è qualcosa che speriamo sia rimasto alle spalle e [è] qualcosa che ci ha frenato per troppo tempo. Per decenni, la nostra politica estera è stata intrappolata in un ciclo controproducente e senza fine di cambio di regimi o costruzione di nazioni”, ha detto Gabbard. L’alto funzionario ha spiegato che questa strategia “consisteva nel rovesciare i regimi, cercare di imporre il nostro sistema di governo ad altri, intervenire in conflitti che erano appena compresi e terminare con più nemici che alleati”.

Quindi abbiamo la confessione che molte, se non tutte, le guerre intraprese dagli Stati Uniti avevano avuto per scopo il cambio di governo nei paesi attaccati. E l’esportazione della democrazia, vanto del nostro sistema politico, dove era? Chiaramente, secondo quanto affermato da Tulsi Gabbard, non è mai esistita. Un bel proposito che in verità è servito solo per riempire di tante parole i giornali e i programmi di approfondimento. E’ servita poi per giustificare le guerre di interesse degli Stati Uniti, con la banale scusa dell’esportazione della democrazia, della lotta alle dittatura e ai regimi autoritari abbiamo permesso che le sacre bombe occidentali uccidessero milioni di persone.  

Secondo Gabbard, questa strategia ha avuto solo conseguenze negative per il paese, poiché “sono stati spesi miliardi, si sono perse innumerevoli vite e, in molti casi, si sono create maggiori minacce alla sicurezza”. La direttrice dell’intelligence nazionale ha sottolineato che il presidente Donald Trump non utilizzerà questa strategia, assicurando che “è stato scelto dal popolo americano per porre fine a questo”.

Tuttavia, nonostante Gabbard abbia affermato che Trump non vuole “cambiare regimi” in altri paesi, il presidente degli Stati Uniti continua a interferire negli affari interni di altre nazioni e a fomentare conflitti. In questo contesto, con il pretesto della lotta contro il traffico di droga, gli Stati Uniti svolgono aggressioni contro il Venezuela per ottenere le dimissioni del presidente Nicolás Maduro, qualcosa che Caracas avverte da mesi.

Forse a Tulsi Gabbard è sfuggito che il suo presidente sta conducendo in Venezuela, con la scusa della lotta al narcotraffico, ciò che i suoi predecessori hanno portato avanti per decenni, proprio quello che ha denunciato nel suo discorso, ovvero cercare di cambiare il legittimo governo a Caracas.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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