VERTICE DI PACE IN UCRAINA: LA SOLITA PAGLIACCIATA
Si è conclusa la conferenza di pace sulla guerra in Ucraina svoltasi in Svizzera a cui hanno partecipato solamente 92 nazioni, ma i risultati sono stati, come prevedibile, del tutto deludenti.
Sembrava più una riunione tra i paesi che intendono combattere la Russia fino alla sua sconfitta sul campo piuttosto che una conferenza di pace in cui si dovevano analizzare le possibilità di un accordo pre mettere la parola fine al conflitto. Infatti a tale conferenza non è stata invitata una parte in conflitto, ovvero la Russia, quindi non è pretestuoso pensare che si trattasse di una riunione dei paesi che appoggiano l’Ucraina.
Hanno partecipato 92 nazioni, poco più del 50 per cento dei paesi del mondo, e il documento finale è stato approvato solamente da 80 paesi presenti ovvero circa il 40 per cento delle nazioni mondiali. Un successo, non c’è che dire. In particolare l’Arabia Saudita, la Thailandia, l’India, il Messico, il Sudafrica, il Brasile e gli Emirati Arabi Uniti, così come l’Armenia e la Slovacchia, hanno rifiutato di firmare la dichiarazione finale. Il nostro paese chiaramente ha sottoscritto il documento finale seguendo le politiche sovraniste e indipendenti sbandierate ai quattro venti da Giorgia Meloni durante la campagna elettorale delle ultime elezioni.
Nel documento, i paesi firmatari hanno espresso il loro impegno a “astenersi dal ricorrere alla minaccia o all’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato”, così come a rispettare “i principi di sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti gli Stati, compresa l’Ucraina, all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti, comprese le acque territoriali”, tra le altre cose.
Nella dichiarazione finale vengono inoltre indicati tre aspetti “cruciali”. Il primo riguarda la sicurezza degli impianti nucleari.
“Le centrali e le strutture nucleari ucraine, compresa la centrale nucleare di Zaporozhie, devono funzionare in modo sicuro e protetto sotto il pieno controllo sovrano dell’Ucraina e in linea con i principi dell’AIEA e sotto la sua supervisione”, si legge nel documento. “Qualsiasi minaccia o uso di armi nucleari nel contesto della guerra in corso contro l’Ucraina è inammissibile”.
Il secondo aspetto include la “navigazione commerciale sicura, così come l’accesso ai porti marittimi dei porti del Mar Nero e di Azov”, per garantire la “sicurezza alimentare globale”. “La sicurezza alimentare non deve diventare un’arma di alcun tipo. I prodotti agricoli ucraini devono essere forniti in modo sicuro e libero ai paesi terzi interessati”.
Infine, si sottolinea la necessità di uno scambio completo di tutti i prigionieri di guerra: “Tutti i bambini ucraini deportati e sfollati illegalmente, e tutti gli altri civili ucraini detenuti illegalmente, devono essere restituiti in Ucraina”.
Inoltre, nel comunicato, i paesi si sono impegnati a “adottare misure concrete in futuro nelle aree di cui sopra, con un maggiore impegno da parte dei rappresentanti di tutte le parti”.
La conferenza di pace in Svizzera, alla quale la Russia non è stata invitata e che riunisce meno partecipanti del previsto, è iniziata il 15 giugno. Molti paesi importanti hanno rifiutato di partecipare al vertice, affermando che non ha senso discutere la possibilità di porre fine al conflitto senza la Russia.
A dimostrazione dell’importanza del vertice, nonostante le numerose defezioni, anche i presenti più illustri hanno abbandonato la riunione prima della sua chiusura. Tra coloro che hanno deciso di tornare a casa prima della fine troviamo il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris che sostituiva Joe Biden che evidentemente non risultava idoneo a partecipare al vertice viste le sue precarie condizioni di salute.
Il cancelliere tedesco ha abbandonato il vertice oggi mentre Kamala Harris aveva già deciso sabato di tornare in patria prima di aver, Durante il suo incontro conVladimir Zelenski, riaffermato il suo sostegno a Kiev. La vice presidente ha annunciato un pacchetto di oltre 1,5 miliardi di dollari di aiuti aggiuntivi. Interrogata all’aeroporto su come è stato il vertice, ha risposto: “È andato bene, molto bene”.
Va notato che alla conferenza, che cerca di promuovere la “formula di pace” di Zelenski per porre fine al conflitto con la Russia, sono stati invitati circa 160 paesi, ma hanno accettato di partecipare solo 92 delegazioni, tra cui 57 capi di stato e di governo.
Insomma niente che possa mettere la parola fine al conflitto è stato dibattuto e approvato nel documento finale del vertice, come del resto era chiaramente prevedibile.. Forse invece di chiamarlo conferenza per la pace avrebbero fatto meglio a chiamarlo conferenza per il proseguimento della guerra. Infatti il nostro ministro degli esteri ha dichiarato che Zelensky può contare sul sostegno del nostro paese e che il governo approverà un nuovo pacchetto di aiuti militari per Kiev, una dichiarazione in linea con i principi ispiratori del vertice.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info
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