Joe Biden e Giorgia MeloniJoe Biden e Giorgia Meloni

ITALIA: NUOVA VIA DELLA SETA ADDIO 

 

Uno degli argomenti che è stato trattato per più tempo durante il recente viaggio del nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Casa Bianca dove ha incontrato Joe Biden  è stato il rapporto che il nostro paese deve tenere con la Cina riguardo alla Nuova Via della Seta. 

Riguardo a questo argomento  Giorgia Meloni ha dichiarato che si  è affrontato a lungo il tema dei rapporti con la Cina, anche del nodo – che l’Italia ancora deve sciogliere – della via della Seta. Ma nessuna pressione americana vi è stata, assicura la premier, e c’è da crederci. Aggiunge poi che “gli Stati Uniti non ci hanno mai posto la questione di cosa debba fare l’Italia”. 

Cosa fare del memorandum firmato nel 2019 da Giuseppe Conte sull’adesione dell’Italia al progetto della Nuova Via della Seta Meloni lo ha chiaramente espresso durante la sua campagna elettorale ovvero non farne di nulla ed abbandonarlo. Di questo progetto nel nostro paese se ne parla poco e quando se ne parla in pochi esaminano i vantaggi che la Nuova Via della Seta porterebbe all’economia dell’Italia. 

Il pilastro principale su cui si basa l’intero progetto è quello della Cooperazione a Mutuo Vantaggio ovvero ognuna delle parti, in questo caso Cina ed Italia, otterrebbe un vantaggio dalla cooperazione. La Nuova Via della Seta è un mega-progetto, il più grande e ambizioso nella Storia dell’Umanità per volume d’investimento, atto a sviluppare le vie di comunicazione marittime e terrestri. 

Il progetto prevedeva che l’Italia diventasse il  principale porto d’arrivo e d’attracco europeo delle grandi navi provenienti dalla Cina con evidenti benefici per l’economia del nostro paese. Inoltre  l’Italia avrebbe ottenuto la costruzione di nuove infrastrutture, avrebbe ricevuto investimenti Cinesi e avrebbe rafforzato la Cooperazione Economico-Commerciale con la Cina.

Attualmente le grandi navi provenienti dal paese del dragone attraccano nel porto olandese di Rotterdam ed in quello tedesco di Amburgo che si trovano a due settimane di navigazione in più rispetto ai porti italiani. Un bel beneficio per la Cina mentre l’Italia avrebbe conquistato un ruolo di primaria importanza nei commerci europei, quindi tutte e due le parti ne avrebbero ottenuto dei vantaggi. Ma ciò va contro gli interessi degli Stati Uniti che vogliono un Europa debole e sottomessa ai loro interessi.

Grazie al rinnovamento delle infrastrutture portuali, l’Italia tornerebbe ad avere importanza nei Mari, e quindi ad essere un punto strategico per il Commercio. Il potenziamento delle infrastrutture non riguardava ovviamente solamente i porti ma avrebbe coinvolto anche la viabilità stradale e ferroviaria, sarebbero state potenziate sia le strade che le ferrovie. 

Il porto di Trieste sarebbe diventato il principale porto in cui le navi provenienti dalla Cina avrebbero gettato le ancore per scaricare i loro container. Ma una tale proposta non faceva piacere agli USA e ai lacchè anti-Cinesi e pro Stati Uniti  italiani, tanto che le banchine del Porto di Trieste, che interessavano alla Cina, sono state cedute alla Germania, tra l’altro poco interessata allo sviluppo del nostro porto in quanto interessati a non perdere i commerci sul porto di Amburgo.

Il mantra “a quale prezzo?”, ovviamente, è stato applicato anche alla Nuova Via della Seta: “tutto questo non sarà mica gratis?”, dicevano molti Italiani.

Un’altra scusa Italiana atta a giustificare l’uscita dalla Nuova Via della Seta riguarda il fatto che il Commercio della Cina con Francia e Germania è cresciuto, nonostante non siano membri della BRI. Tuttavia queste persone dovrebbero porsi una  domanda: ma l’Italia, al contrario di Francia e Germania, detiene le infrastrutture necessarie per reggere grandi volumi commerciali? O forse ha bisogno prima delle infrastrutture? Scrive il Collettivo ShaoShan.

Un’altra scusa spesso ripetuta è quella che sostiene che se gli accordi sono stati firmati perché non si è fatto nulla? Gli accordi sono stati firmati nel 2019 ma dal giorno successivo alla loro firma l’Italia non ha fatto  altro che parlare di stracciare il contratto.  Ma quale Cinese ha il coraggio di tirare fuori i soldi se il clima è questo?

Su questo aspetto, ovviamente, molti Italiani non ragionano. Perché un qualsiasi accordo commerciale funzioni, è necessario che vi sia, da entrambe le parti e in entrambe le parti, un ambiente commerciale favorevole e la voglia di portarlo avanti. Per firmare serve un po’ d’inchiostro, ma iniziare ad investire nelle infrastrutture, per poi vedersi gli accordi stracciati, creerebbe dei problemi seri, sprecando soldi, manodopera e tempo, sottolinea ShaoShan. 

Mario Draghi, altra figura anti-Cinese, ha congelato e bloccato, nel 2021, gli accordi con la Cina usando il golden power. Con il clima creatosi nel nostro paese perché la Cina dovrebbe fidarsi dell’Italia? È meglio concentrarsi su altri Paesi.

Ed ecco quindi tutte le condizioni per uscire dal memorandum facendo così contenti i nostri padroni di oltre oceano. Capite perché allora Giorgia Meloni aveva dichiarato che Joe Biden non le aveva chiesto di uscire dall’accordo? L’accordo di fatto è già stato stralciato da tempo. Manca solo la dichiarazione ufficiale.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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