BRASILE, Brutta notizia: la Camera rigetta la moderata proposta fiscale del Governo Lula per tassare più equamente i super-ricchi
Alessandro Vigilante
Lula afferma: “la sconfitta non è del Governo, ma del popolo brasiliano”.
Il Brasile è uno dei paesi in cui vige una tra le più alte concentrazioni di reddito e di ricchezza del mondo. Storicamente ciò deriva da politiche economiche implementate da governi prima coloniali e poi autoritari e militari.
Conquistata finalmente la democrazia, dopo decenni di dittature, durante l’Assemblea Nazionale Costituente del 1987, ci si è confrontati con un progetto tecnicamente coerente per introdurre una tassazione francamente progressiva in Brasile, con enfasi sull’imposta patrimoniale inesistente, allora chiamata imposta sul patrimonio netto.
Il Brasile era un paese arretrato in termini di progressività e c’era qualche aspettativa che la nuova Costituzione avrebbe corretto questa distorsione. Nonostante il fatto che le economie avanzate fossero impegnate a ridurre la progressività dei loro sistemi fiscali per tutti gli anni ’80, sulla scia della rivoluzione conservatrice, l’arretratezza brasiliana in materia era ancora significativa.
L’intenso movimento politico delle lobby imprenditoriali hanno svolto il loro forte condizionamento e, in questo modo, il risultato finale è stato che solo un articolo della Costituzione del 1988 menziona il principio di progressività, l’articolo che si riferisce all’imposta sul reddito, e abbastanza vagamente per accogliere solo l’istituzione di un’aliquota massima per i redditi più alti di una certa cifra, soglia che rimane comunque molto bassa.
I governi progressisti succedutisi dall’inizio del nuovo secolo non hanno avuto mai le maggioranze parlamentari sufficienti per influire su questo aspetto. Attualmente, la maggior aliquota delle imposte sul reddito brasiliano è del 27,5% e si applica a partire da un reddito mensile di circa 1.000 euro. Quindi per redditi superiori a 1.000 euro mensili, l’aliquota è sempre la stessa! In Brasile, i milionari – e ancor più i miliardari – pagano in percentuale una cifra di tasse sul reddito irrisoria. E, come in Italia, non esiste nessuna tassazione patrimoniale che non sia una tassa sulla proprietà immobiliare minuscola su case, immobili e terreni urbani e agricoli.
Il nuovo Governo Lula aveva proposto al parlamento l’introduzione di una misura provvisoria che cercava di semplificare la riscossione delle imposte in Brasile. Il suo obiettivo era stabilire regole più chiare, ridurre la burocrazia e aumentare l’efficienza nella riscossione delle imposte. I punti chiave della misura provvisoria erano: l’unificazione delle imposte, per facilitare il processo di riscossione e adempimento degli obblighi fiscali da parte delle società; la semplificazione delle regole, per ridurre la complessità e le divergenze interpretative attualmente esistenti; l’uso della tecnologia dell’informazione per migliorare la supervisione e la trasparenza nella raccolta; la riduzione del numero di controversie tra i contribuenti e lo Stato. I risultati attesi erano: una riduzione della burocrazia per le aziende, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni l’aumento della riscossione e l’equità del sistema fiscale, garantendo che tutti adempiano ai propri obblighi in modo equo.
Mercoledì 8 ottobre, la Camera dei Deputati ha votato a maggioranza persino la decisione di non mettere a votazione la misura che il Governo proponeva di istituire. Il Governo Lula si regge su di una maggioranza parlamentare che ha bisogno dell’appoggio di deputati di partitini di centrodestra e – puntualmente – quando si tratta di promulgare leggi in favore della giustizia popolare, la maggioranza non viene raggiunta.
In questo caso, si è trattato della sconfitta più cocente e politicamente più significativa. La misura andava a colmare un deficit di bilancio necessario per investire risorse nella sanità, nell’educazione, nell’assistenza e previdenza sociale. Si trattava di arrecadare una cifra equivalente a 17,5 miliardi di euro da una fascia di contribuenti di altissimo livello di reddito.
La percentuale di super-ricchi che avrebbero visto aumentare di qualche decimale le quote di imposte dovute alla collettività era stimata intorno all’1% della popolazione. Quello stesso 1% che possiede quasi il 50% di tutta la ricchezza del paese.
E invece, ora il Ministero dell’Economia deve rifare tutti i conti daccapo e trovare le risorse necessarie alle politiche pubbliche popolari in altro modo, poiché le forze politiche di centro e centrodestra insistono a non voler aumentare neanche di un centesimo le entrate fiscali. Secondo questi partitini opportunisti bisogna intervenire diminuendo le spese e punto finale.
Ieri, – giovedì 9 ottobre, – Dopo la sconfitta in parlamento, Lula ha affermato che proporrà ulteriori misure affinché il sistema finanziario “paghi le dovute imposte”. In un’intervista alla radio, il presidente ha informato che deciderà misure alternative al suo ritorno dal viaggio a Roma.
Alessandro Vigilante

