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ARRIVANO 17 MILIARDI DI EURO DAL NEW GENERATION PLAN PER LE SPESE MILITARI

di Chiara Statello per Sputnik

L’industria militare riceverà la sua fetta di finanziamenti europei previsti dal New Generation Plan Eu. Il comparto della Difesa compare fra i destinatari dei fondi Ue per la ripresa e la transizione ecologica e digitale nella relazione delle commissioni parlamentari.

Il testo è stato approvato a larga maggioranza in Camera e Senato. Per le associazioni pacifiste si tratta di un tentativo di greenwashing dell’industria bellica. 

Il percorso in parlamento

La giornalista Roberta Covelli ha ricostruito per Fanpage l’intera vicenda. La proposta di destinare fondi agli armamenti e all’esercito viene concepita in seguito ad una serie di audizioni formali ed informali nelle commissioni competenti di società operanti nel settore bellico. 

Leonardo Spa viene sentita il 9 febbraio in un’audizione informale davanti alle Commissioni riunite di Bilancio e Attività produttive. Poi è la volta di ANPAM, Associazione Nazionale di Produttori di Armi e Munizioni, mentre la settimana successiva è il turno dell’AIAD (Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza).

Una convergenza trasversale

A riferire per quest’ultima è Guido Crosetto, che oltre ad essere presidente di AIAD è anche il coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, l’unico partito di opposizione all’esecutivo di Mario Draghi. Una circostanza che denota una convergenza trasversale all’ipotesi di destinare i fondi europei al rafforzamento militare.

Risorse Ue per l’industria della guerra

Le proposte di finanziamento all’industria militare e all’esercito vanno oltre le linee guida tracciate dall’ex premier Giuseppe Conte, che prevedeva tre assi di intervento:

​•​digitalizzazione 

​•​transizione ecologica 

​•​inclusione sociale 

Le risorse Ue non serviranno solo per la transizione ecologica e digitale di caserme o per il sostegno alla sanità militare, ma anche per “promuovere una visione organica del settore della Difesa, in grado di dialogare con la filiera industriale coinvolta, in un’ottica di collaborazione con le realtà industriali nazionali, think tank e centri di ricerca”, si legge nel testo approvato al Senato. 

Analogamente, nella relazione approvata alla Camera, si raccomanda di “incrementare, considerata la centralità del quadrante mediterraneo, la capacità militare dando piena attuazione ai programmi di specifico interesse volti a sostenere l’ammodernamento e il rinnovamento dello strumento militare, promuovendo l’attività di ricerca e di sviluppo delle nuove tecnologie e dei materiali”, ad esempio con lo sviluppo delle intelligenze artificiali nel settore militare. 

Le esercitazioni dell’Esercito italiano

Non solo Draghi

“L’utilizzo del Recovery Plan per finanziare l’industria bellica non è una novità introdotta dal governo Draghi”, ha detto il giornalista e attivista pacifista Antonio Mazzeo interpellato da Sputnik Italia. 

Secondo quanto rivelato da Mazzeo in un’articolo-inchiesta pubblicato lo scorso settembre, i finanziamenti per l’industria bellica erano stati inseriti tra le proposte da portare a Bruxelles già a fine agosto, quando al governo c’era Giuseppe Conte. 

Il 27 agosto il Mise aveva presentato tra i progetti prioritari a cui destinare le coperture europee quelli finalizzati al Potenziamento della filiera industriale nazionale, dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza.

Il budget tra 6 a 12 miliardi di euro sarebbe stato necessario per l’acquisto di “elicotteri di nuova generazione (in risposta al programma statunitense FVL), aerei di sesta generazione (ipersonico, tempest), tecnologia sottomarina avanzata, tecnologia unmanned intersettoriale, I.A. (Intelligenza Artificiale, NdA), nave futura europea (green vessel), cyber ed elettronica avanzata, tecnologie spaziali e satellitari”, scrive Mazzeo. 

Oltre a questa cifra le proposte prevedevano stanziamenti inferiori destinati alla Difesa riguardanti la sicurezza e la resilienza cyber, il 5G e il potenziamento marittimo. 

“Conti alla mano più di 17 miliardi di euro finirebbero direttamente al comparto bellico e aero-spaziale, più una quota rilevante del fondo da 36 miliardi richiesti dal Ministero dello Sviluppo Economico per gli investimenti in nuove tecnologie, cyber security, Intelligenza Artificiale, ecc… Il Covid-19 è una tragedia per il pianeta e i suoi abitanti, ma non certo per le industrie di morte…”, conclude Mazzeo.

da Sputnik

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