COLOMBIA: OTTO GIORNI DI PROTESTE E DI VIOLENZE COMPIUTE DALLA POLIZIA SUI MANIFESTANTI
Continuano per l’ottavo giorno consecutivo le proteste in Colombia e per l’ottavo giorno la polizia e l’esercito reprimono nel sangue le pacifiche manifestazioni dei cittadini colombiani. Anche questa notte si sono registrati incidenti tra forze dell’ordine e manifestanti.
Da otto giorni i colombiani nelle principali città tra cui Cali, Medellín, Santander, Barranquilla e Bogotá (capitale del paese, protestano contro il governo. Le manifestazioni sono iniziate per protestare contro la nuova riforma tributaria presentata dal governo e sono continuate dopo il suo ritiro da parte di Ivan Duque perché tale riforma fa parte di un pacchetto di interventi economici che toccano la sanità, le pensioni ed il mercato del lavoro. Più in generale poi le proteste coinvolgono tutte le politiche liberiste messe in atto dal governo attuale inclusa la sicurezza dei cittadini.
Anche questa notte si sono registrati incidenti tra polizia e manifestanti soprattutto nella città di Cali. Un testimone scrive su Twitter che “la polizia in complicità con l’esercito colombiano ha assediato la città. Hanno interrotto le comunicazioni. Hanno interrotto internet e stanno sparando ai civili. Stanno censurando il massacro”. Anche da altre città della Colombia arrivano testimonianze di atti violenti compiuti dalla polizia e dall’esercito. A Cali vige da ieri dopo le 18 il coprifuoco e le strade della città sono controllate dall’esercito con il bene placido del sindaco che ha ringraziato le forze militari di aver preso il controllo della città.
Il bilancio degli scontri tra polizia e manifestanti è incerto perché le autorità non forniscono dati ufficiali e minimizzano su quanto sta accadendo. Solo le organizzazioni umanitarie e dei diritti umani cercano di squarciare la cortina di fumo creata dal governo. Secondo la piattaforma Grita, dal 28 aprile a martedì mattina, la Colombia registra 216 vittime di violenza fisica da parte della polizia, 31 persone uccise, 10 vittime di violenza sessuale, 814 arresti arbitrari, 21 vittime di aggressioni agli occhi e 77 casi di spari. Le stesse organizzazioni presenti sui luoghi delle manifestazioni denunciano di essere state sottoposte a violenze da parte delle forze dell’ordine.
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani in Colombia, Juliette Rivero, ha riferito martedì che membri della sua commissione sono stati minacciati e aggrediti dalle forze di sicurezza mentre seguivano le proteste nella città di Cali, capitale della Valle del Cauca. Amnesty International ha confermato che la polizia ha fatto “uso di armi letali in diversi incidenti” e che ha usato “armi meno letali indiscriminatamente”, tra cui gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, secondo quanto riportato da Telesur.
Le autorità denunciano atti di vandalismo compiuti, secondo quanto affermato, dagli stessi dimostranti ma in rete circolano video in cui si vedono agenti della polizia togliendosi l’uniforme e poi iniziare a saccheggiare negozi e compiere atti vandalici contro banche ed istituzioni senza che per altro nessun membro delle forze dell’ordine ne contrasti le azioni.
Di fronte a questa macelleria sociale il Presidente della Repubblica Ivan Duque, fortemente contestato dai manifestanti, ieri ha difeso strenuamente l’operato delle forze dell’ordine. Durante un messaggio in cui ha parlato degli effetti della pandemia di covid-19, Duquee ha fatto riferimento alle massicce proteste sociali nel paese e a coloro che presumibilmente hanno “fatto appello al vandalismo, al terrorismo e alla violenza irrazionale per strappare la tranquillità” della Colombia.
A poi aggiunto che “Dobbiamo sostenere la nostra forza pubblica, chiedendo il massimo rigore nell’adempimento della sua missione costituzionale” e che “Gli uomini e le donne che indossano le uniformi delle Forze Armate e della Polizia incarnano i nostri valori democratici. Pertanto, i cittadini devono riconoscere il loro valore, essere loro alleati”,.
Secondo Ivan Duque la polizia e l’esercito hanno tutto il diritto di intervenire anche duramente contro i manifestanti che distruggono le città e mettono in pericolo l’incolumità dei cittadini. Sarà però un caso che solo dopo il messaggio scritto da Alvaro Uribe su Twitter venerdì scorso in cui esortava la polizia ad usare le armi contro i manifestanti che le forze dell’ordine hanno iniziato a fare fuoco contro i manifestanti. Inoltre chiedeva anche che fosse schierato l’esercito per reprimere le manifestazioni. Due richieste prontamente accolte da Ivan Duque: in Colombia chi prende le decisioni il Presidente Duque o il Senatore Uribe?
Sulla stessa lunghezza d’onda si sintonizza anche il ministro della Difesa colombiano Diego Molano che ha detto martedì che la presenza militare per le strade del paese fornisce un sostegno “eccezionale” ai poliziotti di fronte alla “minaccia terroristica”.
Per cercare di raffreddare gli animi dei manifestanti Ivan Duque ha annunciato che il suo governo avrebbe creato un tavolo per ascoltare i cittadini e costruire soluzioni ai problemi invitando a parteciparvi tutte le istituzioni, i partiti politici, le imprese, i governatori, i sindaci e i leader della società civile. Inoltre ha garantito che verrà fatta luce su tutti gli eventuali abusi condotti dalla polizia e dall’esercito durante le manifestazioni.
A tale riguardo è utile ricordare che questa non è la prima volta che in Colombia le manifestazioni vengono represse nel sangue dalla polizia. Infatti durante le proteste scoppiate nel paese sud americano alla fine del 2019 almeno dieci persone persero la vita sotto i colpi delle armi da fuoco delle forze dell’ordine. La Procura ha iniziato le indagini per scoprire eventuali abusi compiuti ma solo per uno di questi casi è stata aperta un’inchiesta ufficiale, gli altri giacciono ancora nei cassetti delle scrivanie della Procura. Quindi c’è davvero da sperare nella giustizia colombiana.
Infine solo ieri, sette giorni dopo l’inizio delle manifestazioni e delle violenze, l’unione Europea si è svegliata dal sonno che la contraddistingue quando le violenze avvengono nei paesi amici degli Stati Uniti. Con uno scarno comunicato ha deplorato le violenze ed ha invitato il governo di Ivan Duque a cessarle. Richiesta che è stata ben accolta dal governo colombiano visti gli sviluppi della notte scorsa.
Chi invece continua a tacere è l’inquilino della Casa Bianca che tiene in mano ben stretto il guinzaglio del cagnolino Duque e che ancora non ha speso mezza parola sugli eventi accaduti in Colombia. I funzionari della sua amministrazione però si sono preoccupati in questi giorni del rispetto dei diritti umani in Cuba dopo la pubblicazione dei documenti che inchiodano gli spontanei artisti di San Isidro alle organizzazioni controrivoluzionarie finanziate dagli Stati Uniti.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info