La campagna vaccinale a CubaLa campagna vaccinale a Cuba

A CUBA OLTRE IL 50 PER CENTO DEI CITTADINI HA RICEVUTO UNA DOSE DI VACCINO

 

Nonostante il sessantennale blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti a Cuba nell’isola caraibica continua speditamente la campagna vaccinale per combattere gli effetti della pandemia da coronavirus.

La campagna vaccinale iniziata il 12 maggio continua speditamente a Cuba: secondo i dati forniti dal Ministero della Salute il 51 per cento dei cubani ha ricevuto almeno una dose di vaccino. L’isola ha sviluppato in autonomia ben cinque differenti vaccini: Soberana 01, Soberana 02, Soberana Plus, Abdala e Mambise.

Il Ministero della Salute ha reso noto i dati relativi alle vaccinazioni eseguite fino al 6 settembre. Da quanto dichiarato i cubani che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino sono 5.955.330. quelli che hanno ricevuto due dosi sono 4.873.393 e coloro che hanno ricevuto tre dosi sono 4.149.070. A Cuba è prevista una campagna vaccinale che consiste nell’inoculazione di tre dosi di vaccino.

Secondo Ileana Morales, direttrice del reparto di scienza e tecnologia del Ministero della Salute, Cuba immunizzerà entro novembre almeno il 90 per cento della sua popolazione allineandosi con i paesi più ricchi. Occorre infatti ricordare che la nazione caraibica figura tra i paesi del terzo mondo dove purtroppo la campagna vaccinale va a rilento in quanto la maggior parte delle dosi  dei vaccini se le accaparrano i paesi più ricchi del primo mondo.

Il governo cubano ha deciso di disegnare, sviluppare e produrre in proprio i vaccini necessari all’immunizzazione della propria popolazione principalmente per due motivi. Essendo un paese del terzo mondo aveva la consapevolezza che per primi i vaccini sarebbero andati alle nazioni più ricche che ne avrebbero fatto incetta, come del resto è accaduto. Quindi per non lasciare i cubani senza il vaccino, grazie anche alla grande esperienza in campo farmaceutico, fin dai primi giorni dall’inizio dell’epidemia gli scienziati cubani si sono messi al lavoro per sviluppare il proprio vaccino. Poi essendo Cuba un paese sottoposto a blocco economico non avrebbe avuto accesso all’acquisto dei farmaci prodotti negli Stati Uniti.. Inoltre i costi per l’approvvigionamento dei vaccini sarebbero stati troppo alti per una piccola isola come Cuba.

Sarebbe stato impensabile per un paese come Cuba che ha messo sempre la salute della popolazione in primo piano lasciare i propri cittadini senza un vaccino. Nonostante tutte le limitazioni che il blocco economico, commerciale e finanziario che l’isola subisce a causa dei capricci delle amministrazioni statunitensi il governo ha combattuto la pandemia dirottando tutte le sue risorse economiche nella sanità. Scelta questa che da un lato a garantito una buona assistenza sanitaria ma che dall’altro ha privato i cubani di molte merci che lo stato acquistava all’estero con ovvie difficoltà a causa del blocco. La penuria di prodotti, anche di prima necessità, ha alimentato molte critiche al governo da parte di quella popolazione poco attenta ai benefici che la rivoluzione apporta giornalmente.

Lo stato ha comunque continuato a privilegiare la salute dei suoi cittadini ben conscio che questa decisione avrebbe potuto creare malcontento in una parte della popolazione ,che grazie agli aiuti dei gruppi controrivoluzionari di Miami, sarebbe stata in grado di amplificare le proteste usando i soliti social network che in varie rivoluzioni colorate sono stati determinanti. Ma la salute dei propri cittadini, secondo il governo cubano, non è trattabile.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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