Il Ministro degli Esteri Luigi Di MaioIl Ministro degli Esteri Luigi Di Maio

ACCORDO GAS ITALI ALGERIA: IL GAS RUSSO ESCE DALLA PORTA E RIENTRA DALLA FINESTRA 

 

Il nostro governo ha annunciato pochi giorni fa di aver stretto un accordo con l’Algeria per la fornitura di ulteriore gas al fine di ridurre la dipendenza dalla Russia ma sembra che a Palazzo Chigi ignorino le storiche relazioni del paese africano con la Russia e gli accordi con Gazprom.

Il ministro Luigi Di Maio è volato ad Algeri alcuni giorni fa – con l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi per firmare un accordo tra Italia ed Algeria per aumentare le importazioni di gas. Questo avrebbe, secondo il nostro governo, lo scopo di ridurre la dipendenza dal gas russo.

Forse però a Palazzo Chigi ignorano che l’Algeria ha da sempre strette relazioni con la Russia in campo militare ed economico, ma soprattutto ha strette relazioni con Gazprom per l’estrazione del gas. Come dire che facciamo uscire il gas russo dalla porta e poi lo facciamo rientrare dalla finestra, ma cosa possiamo pretendere  da questa classe politica? Possiamo pretendere che conosca tutti i retroscena della politica internazionale?

Pubblica Reuters che l’algerina Sonatrach in collaborazione con la Russia Gazprom avvierà la produzione di gas dal suo giacimento di Al Assel nel 2025, aggiungendo poi che hanno perforato 24 pozzi anche se non ci sono dettagli sui volumi previsti.

Riguardo al recente accordo il Capo della Farnesina Luigi di Maio ha commentato felicemente che  “Con l’Algeria avremo una partnership energetica più forte che ci consentirà di mitigare gli effetti delle sanzioni alla Russia, c’è una grande disponibilità da parte dell’Algeria a sostenerci sia nel breve, medio e lungo periodo”.

Ma soprattutto Putin starà ridendo come un matto pensando che, come detto, il suo gas che vorremmo far uscire dalla porta rientrerà dalla finestra. 

Le relazioni tra Algeria e Russia sono di vecchia data, Tra il 1962 e il 1989, scrive L’inchiesta sul suo sito,, Mosca ha fornito 11 miliardi di dollari di equipaggiamento militare all’Algeria. Nel 2001 l’Algeria è diventato il primo Paese arabo a firmare un accordo di partenariato strategico con la Russia. Vladimir Putin, in visita ad Algeri nel 2006, ha annunciato la cancellazione del debito algerino verso Mosca (4,7 miliardi di dollari) e un contratto da 7,5 miliardi di dollari per la vendita di armi.

Successivamente,  negli anni ’70, l’Unione Sovietica ha contribuito alla costruzione di impianti metallurgici ad El Hadjar ed a  Annaba, centrali termiche a Jijel, gasdotti a Alrar–Tin Fouye–Hassi Messaud e Beni-Zid e dighe (Tilezdit).

In tempi più recenti, nel 2006, la compagnia russa Gazprom e la compagnia di Stato algerina Sonatrach hanno firmato un protocollo d’intesa per la produzione del gas e l’ammodernamento degli impianti. Due anni dopo sono iniziate le esplorazioni e le estrazioni di idrocarburi nell’area di El Assel. Inoltre ci sono stati contatti per la costruzione di una centrale nucleare anche se ancora la sua costruzione non è iniziata.

La vicinanza dell’Algeria a Mosca è stata confermata lo scorso due marzo alle Nazioni Unite, quando l’Assemblea generale ha adottato una risoluzione per riaffermare la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Hanno votato a favore 141 Paesi, 5 i contrari, 35 gli astenuti. Tra gli astenuti, c’era anche l’Algeria. È solo un gesto d’imparzialità? O c’è altro? Ancora prima, l’alleanza è stata confermata per combattere il Covid: l’Algeria è stato uno dei primissimi Paesi a usare e produrre il vaccino russo Sputnik, continua l’articolo di L’Inchiesta.

Pochi giorni fa, l’amministratore delegato del colosso energetico  algerino ha detto di essere «un fornitore di gas affidabile per il mercato europeo, disposto a supportare i suoi partner a lungo termine in caso di situazioni difficili». Tuttavia, «Algeri potrà sostenere il continente solo dopo aver soddisfatto la domanda nazionale e gli impegni contrattuali», ha aggiunto il leader di Sonatrach.

Insomma non sembra facile sostituire il gas russo in quattro e quattrotto. Non è facile perché i costi per la realizzazione di altri gasdotti sono alti ed i tempi di realizzazione sono lunghi. Poi la globalizzazione dei mercati dimostra che spesso dietro accordi che sulla carta mettono fuori gioco la Russia alla resa dei conti la fanno rientrare dalla finestra. Ma questo i nostri politici pare non lo sappiano. Ricordo a tale proposito i messaggi pubblicati dal nostro Ministro Di Maio su Twitter che, con tanta gioia ed ingenuità, annunciavano la firma dell’accordo con l’Algeria come la risoluzione del problema gas russo, ometteva però di ricordare, forse neppure lo sapeva, delle relazioni tra Sonatrach e Gazprom.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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