L’ex presidente dell’Ecuador Rafael CorreaL’ex presidente dell’Ecuador Rafael Correa

CONCESSO DAL BELGIO ASILO POLITICO ALL’EX PRESIDENTE DELL’ECUADOR RAFAEL CORREA 

L’ex presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha definito la decisione del governo belga di concedergli asilo politico come uno “schiaffo in faccia” alla giustizia e alla persecuzione politica ecuadoriana che lui ed i suoi alleati hanno subito negli ultimi cinque anni.

Il governo del Belgio ha accolto la richiesta di asilo politico dell’ex Presidente dell’Ecuador Rafael Correa presentata alcuni mesi fa alle autorità del paese europeo. Correa vive in Belgio dal 2017 dopo aver terminato il suo mandato come presidente.

“È uno schiaffo in faccia all’imitazione della giustizia che abbiamo in Ecuador e alla brutale persecuzione politica che i miei colleghi e il mio movimento politico hanno subito negli ultimi cinque anni”, ha detto l’ex presidente in un’intervista a RT.

Bruxelles ha concesso ieri asilo politico a Correa, che vive in Belgio dal 2017 dopo aver  terminato il suo mandato presidenziale nel Paese sudamericano.  Nello stesso momento in cui è stata appresa la notizia, il presidente della Corte nazionale di giustizia (CNJ) dell’Ecuador, Iván Saquicela, ha annunciato di aver firmato giovedì l’ordine per avviare il processo di estradizione per Correa.

Richiesta di estradizione  che resterà in un cassetto perché secondo le leggi internazionali non è possibile estradare una persona sottoposta ad asilo politico in quanto le garanzie e tutele nel paese in cui dovrebbe essere estradato non vengono considerate sufficienti. Se un paese concede l’asilo politico è perché viene ritenuto che quella persona è sottoposta a gravi minacce e quindi l’estradizione non è possibile.

L’ex presidente dell’Ecuador era stato condannato ad otto anni di reclusione per corruzione senza che ci fossero state prove contro di lui. Inizialmente, per impedirgli di presentarsi alle elezioni in futuro, era stata montata una falsa accusa di corruzione ma non furono trovate prove che la dimostrassero. Quindi gli stessi giudici e non il Pubblico Ministero o la Procura ipotizzarono che Rafael Correa avesse, grazie ad un fantomatico influsso psicologico, indotto i suoi collaboratori a creare un sistema corruttivo che avrebbe permesso al suo partito di ricevere finanziamenti illeciti.

In pratica Rafael Correa è stato condannato ad otto anni ed all’inabilità politica sulla base di ipotesi e non sulla base di prove. Prove che in effetti non sono state mai trovate. La condanna inflitta all’ex Presidente dell’Ecuador si basava sulla presunzione che lui avesse telepaticamente o attraverso pressioni psicologiche influenzato o indotto i suoi interlocutori a creare fondi illeciti per il suo partito. A parte l’inconsistente base accusatoria questa sentenza è inquietante perché così attuando qualunque persona in Ecuador potrebbe essere condannata senza alcuna prova solo sulla base di una presunta pressione psicologica.

Rafael Correa per sfuggire a questa assurda condanna si era rifugiato in Belgio dove ha chiesto l’asilo politico che gli è stato concesso confermando che la sentenza a lui iscritta era una violazione dei diritti della persona e che era sottoposto a persecuzione politica. Da qui il riconoscimento dell’asilo politico che gli da lo stato di rifugiato.

Correa ha sottolineato che, nonostante abbia intenzione di ritirarsi dalla vita politica, non può tacere di fronte a “tante ingiustizie” e ha denunciato che “il mondo non sa cosa è successo in Ecuador”, dove, secondo lui, “il processo è stato silenziato dalla politica, il ‘lawfare’ più grave dell’America Latina”.

L’ex leader ecuadoriano ritiene che l’America Latina stia attualmente attraversando una “rinascita del progressismo” dopo la “restaurazione conservatrice che abbiamo denunciato nel 2014, arrivata perché aveva perso tutto per un decennio”.

Secondo lui la restaurazione   conservatrice è andata di pari passo con i colpi di stato in Brasile e Bolivia.  In Ecuador, l’ex presidente assicura che nel 2018 è avvenuto un “colpo di stato morbido”, con una consultazione incostituzionale con la quale sono state ridotte tutte le istanze statali.

Quanto al futuro del progressismo nel continente, Correa ritiene che nel caso del Brasile e della Colombia ci siano “ottime possibilità”.  Tuttavia, sottolinea che “non dobbiamo sottovalutare il nostro avversario”. Non considera forti i candidati di destra, ma il loro potere mediatico, economico, religioso, militare.  “La sinistra e il progressismo in America Latina stanno combattendo contro tutto questo”, ha aggiunto.

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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