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CUBA: APPROVATO IL NUOVO CODICE DELLA FAMIGLIA 

 

Il Consiglio Elettorale Nazionale di Cuba ha annunciato che è stato approvato il nuovo codice della Famiglia sottoposto a referendum confermativo.

Ieri, 25 settembre, i cittadini cubani sono stati chiamati ad esprimere il proprio parere sulla nuova legge che regola il diritto di famiglia. Sull’isola si è celebrato un referendum a cui hanno partecipato il 74,01 per cento degli aventi diritto. Le schede valide sono state il 94,5 per cento. Hanno votato SI al nuovo codice della famiglia il 66,87 per cento dei cubani mentre i contrari sono stati il 33,13 per cento.   

Il nuovo codice della famiglia riconosce e protegge le famiglie monoparentali ovvero quelle dove una sola persona, quasi sempre una donna, vive con i figli, riconosce la parentela per affinità.

Riconosce il matrimonio come un diritto di tutte le coppie e non solo un privilegio riservato solo a quelle eterosessuali. Tutte le coppie godono degli stessi diritti e doveri indipendentemente siano eterosessuali o meno. Punto questo che ha creato molta diffidenza e discussione nella società cubana, che analizzerò più avanti.

Sono introdotti i regimi di separazione dei beni o misto  nel matrimonio, fino ad ora esisteva solo il regime di comunione dei beni.

Viene facilitata l’adozione per permettere alle coppie che non possono avere bambini di godere della paternità e della maternità. Viene inoltre autorizzata, per le coppie che non possono avere figli a causa dell’infertilità, la possibilità di ricorrere alla procreazione surrogata dove un’altra donna presta il suo ventre per portare a termine la gravidanza. Ovviamente per procedere a questa pratica occorre l’autorizzazione di un tribunale e che la coppia abbia già compiuto senza successo altre pratiche di fecondazione.

E’ introdotta la Custodia condivisa dei figli, pratica questa che oggi quasi mai viene adottata da parte delle coppie che si separano o si divorziano. Nella quasi totalità dei casi i figli vengono tenuti dalle madri mentre i padri difficilmente ne hanno la custodia.

Infine vengono regolamentati altri aspetti della vita come la cura degli anziani,  i diritti delle persone con handicap fisici, il diritto a scegliere il proprio orientamento sessuale o l’identità di genere, la convivenza, e molto altro.

Insomma un codice che mette ordine nel diritto di famiglia oramai diventato vetusto per una società, quella cubana, in rapida evoluzione ma che ha creato non poche diffidenze e resistenze nella popolazione dell’isola.

Il punto più discusso è stato senz’altro, come era accaduto del resto al momento di sottoporre al giudizio dei cubani il testo della nuova costituzione, il matrimonio egualitario. Nonostante l’apertura mentale di molti cubani che considerano normale l’unione tra persone dello stesso sesso al momento di rendere accessibile il matrimonio alle coppie omosessuali anche allora si era verificata una spaccatura tra sostenitori e detrattori.

Lo stesso è accaduto quando il codice della famiglia è uscito dall’Assemblea Popolare e sottoposto alla valutazione della popolazione. Il percorso di questa legge è stato lo stesso del testo costituzionale ovvero dopo che l’Assemblea Popolare ha approvato il testo questo è stato sottoposto alla valutazione della popolazione che ha potuto intervenire con ulteriori modifiche.. L’argomento che è stato dibattuto maggiormente è stato senza dubbio proprio la possibilità di estendere il matrimonio alle persone dello stesso sesso.

Qui sono intervenute tutte le forze contrarie al governo che hanno usato questo argomento per dividere la popolazione. La chiesa ha usato la classica retorica che il matrimonio deve essere un legame tra persone di sesso diverso e non può essere invece esteso alle coppie gay o lesbiche. Dal lato opposto chi non frequentava le varie chiese presenti sull’isola, e non ascoltava i sermoni dei vari pastori assoldati per combattere questa guerra, è stato tempestato da messaggi che criticavano violentemente il sistema adducendo che con tutti i problemi che Cuba si trova a risolvere il governo non doveva perdere tempo in queste cose.

Ho partecipato nei mesi scorsi alla riunione di presentazione del codice della famiglia tenutasi nel mio quartiere per capire quale fosse l’aria che tirava. Dopo l’esposizione delle parti più importanti del nuovo testo da parte di un’avvocata è stata data la parola ai presenti per esprimere le proprie opinioni e perplessità. L’unico argomento sollevato è stato quello di  una mia vicina di casa, che premetto non è sposata ma convive, che ha manifestato il suo energico disappunto sul matrimonio egualitario e sulla possibilità che l’adozione di minori sia estesa anche alle coppie gay e lesbiche. Gli argomenti sono stati i classici anatemi di stampo cattolico che vedono il matrimonio come un unione esclusivamente riservata a coppie eterosessuali. Strana posizione espressa da una persona che del matrimonio se ne è fregata altamente fino ad allora. 

Mi è venuto quindi il dubbio che la sua posizione nascesse non da una profonda fede cattolica, rispettabilissima, ma da parole che le sono state messe in bocca da qualcuno che usa  queste persone, che spesso,    senza rendersene conto perché non troppo inclini a riflettere risultano manipolabili, per minare il percorso di questo importante passo avanti per la società cubana. 

Insomma la controrivoluzione ha usato l’argomento del matrimonio  ed altri come la paternità per creare una faglia nella società cubana. Sono arrivati ad affermare che con il nuovo codice i genitori avrebbero perso la paternità dei figli riesumando il vecchio, ma sempre attuale in certe fasce della popolazione, progetto Peter Pan. Un progetto sovversivo messo in atto subito dopo il trionfo della rivoluzione con il quale fu lanciato il messaggio che il nuovo governo rivoluzionario avrebbe privato i genitori della patria potestà dei figli che sarebbero stati inviati in Russia per diventare comunisti.

Il progetto Peter Pan provocò che molti genitori mandarono i loro figli negli Stati Uniti, grazie a voli organizzati da un prete irlandese, per sfuggire alle brame dei comunisti. Arrivati negli Stati Uniti i bimbi furono messi in orfanotrofi ed in strutture speciali dove molto spesso furono abusati e maltrattati.

Oggi il referendum è stato trasformato da quella parte della popolazione, al servizio delle varie agenzie statunitensi, che si occupano di foraggiare con ingenti contributi economici i vari personaggetti cubani adulatori del capitalismo a stelle e strisce, in un referendum contro il governo e non in una consultazione dove, legittimamente, chiunque può, secondo la sua sensibilità, esprimere il suo consenso o disappunto al nuovo diritto di famiglia..

Sui social impazzano post, video e commenti inneggianti all’astensionismo elettorale per lanciare un segnale di dissenso ben preciso al Governo. I cubani vengono invitati a disertare le urne e non ha votare qualunque sia la loro opinione. Andare alle urne e manifestare il proprio dissenso votando no, per questi nuovi patrioti, rappresenta comunque appoggiare e sostenere il governo rivoluzionario. Per dare una spallata al corrotto ed inefficiente governo l’unica opzione possibile è l’astensione.

A questo referendum hanno seguito il consiglio di astenersi il 26 per cento dei cubani, una percentuale molto alta per il paese caraibico. Se poi si considera che il 33 per cento dei votanti ha votato contro il risultato non è certamente edificante. Le fanfare della controrivoluzione che, come detto ha usato la consultazione per contarsi, hanno avuto un grande eco nella società cubana stanca per le ristrettezze ed i problemi di vario genere che il blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti provoca all’isola.

Il corpo elettorale era composto da 8.447.000 elettori, dei quali solo  6.251.000 si sono recati alle urne, e di questi 3.936.000 hanno espresso la volontà di approvare il nuovo codice di famiglia, un numero evidentemente molto basso. 

Un campanello di allarme che il governo rivoluzionario non può sottovalutare. Forse aver permesso alla popolazione di valutare e modificare il testo uscito dall’Assemblea Popolare, ampliando la democrazia partecipativa, ha fatto sì che i tempi per la sua approvazione si dilatassero favorendo quindi tutti quei settori che lavorano contro il governo. 

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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