Raisi e PutinRaisi e Putin

L’ECONOMIA RUSSA SI E’ CONTRATTA SOLAMENTE DEL 2,2 PER CENTO NEL 2022

 

Si è parlato spesso di come le sanzioni emesse contro la Federazione Russa non abbiano avuto effetto sull’economia di Mosca mentre invece si siano ritorte contro gli stessi che le hanno promosse, anche i dati del Fondo Monetario Internazionale lo confermano.

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), un organismo certamente non filo russo. ha diramato alcuni dati sulla situazione economica della Russia che confermano che le sanzioni applicate a Mosca non hanno ottenuto, al momento, alcun effetto pratico mentre invece ne hanno avuti molti sulle economie dei paesi dell’Unione Europea. Secondo il FMI la decrescita dell’economia della Federazione Russa sarà, per il 2022, del 2,2 per cento, molto lontano da quanto previsto solo nel febbraio 2022 quando iniziarono le sanzioni a seguito dell’operazione speciale in Ucraina. 

Ma i dati forniti dal  Fondo Monetario Internazionale rivelano anche che nel 2023 la Russia crescerà dello 0,3 per cento, più di quanto crescerà la Germania  che aumenterà il suo PIL dello 0,1 per cento. Lo stesso accadrà nel 2024, quando la Russia crescerà del 2,5 per cento e la Germania solo del 1,4 per cento, il nostro paese crescerà invece  dello  0,9 per cento.

Lo stesso FMI aveva previsto per il 2022 un calo dell’economia della Federazione Russa dell’8 per cento, valore questo smentito dalla dinamicità dell’economia di Mosca e dalla sua capacità di rivolgersi ad altri mercati per  arginare gli effetti delle sanzioni. In realtà tutti in occidente avevano previsto che le sanzioni avrebbero rotto le ossa al Cremlino, invece le ossa ce le stiamo rompendo da soli.

Altra interessante notizia economica, che conferma come oramai il mondo si stia trasformando da unipolare a esclusiva guida statunitense a multipolare, arriva dalla Cina dove gli indicatori economici, dopo l’abbandono della strategia Covid Zero, sono tutti positivi.

Il solito Fondo Monetario Internazionale ha alzato le stime riguardo alla crescita del prodotto interno lordo di Pechino portandolo per il 2023 al più 5 per cento, dato che potrebbe essere anche superiore. Secondo il World Economic Outlook Update del FMI, pubblicato martedì, gli Stati Uniti e l’India dovrebbero registrare un rallentamento dei tassi di crescita economica su base annua. Gli Stati Uniti crescerebbero nel 2023 dell’1,4 per cento e l’India del 6,1 per cento, nel 2022  erano rispettivamente cresciuti del 2 per centoe del 6,8 per cento. 

Anche il settore immobiliare cinese  pare ripartire, o per lo meno limitare i danni. Il grande gruppo immobiliare Kasia ha annnuciato che, finalmente, riprenderà la quotazione sul mercato azionario di Hong Kong, dopo essere riuscito a completare l’audit completo del proprio bilancio. Il titolo del gruppo è sospeso da oltre un anno proprio a causa della mancata certificazione del bilancio 2021. Alla fine il gruppo è riuscito a chiarire la propria posizione finanziaria e potrà riprendere la trattazione, anche se non è chiaro a quale livello.

Se a Mosca si può tirare un sospiro di sollievo perché  non è stata colpita in modo pesante dalle sanzioni occidentali e se in Cina si guarda al futuro con un’apparente tranquillità negli Stati Uniti qualcuno comincia anche nel Congresso a mettere in dubbio le politiche di Biden che rischiano di far sprofondare il dollaro in un baratro.

Secondo l’opinione di Marjorie Taylor Green, deputata al Congresso per il  Partito Repubblicano, il dollaro rischia di perdere il suo status di moneta mondiale perché la Russia ha dimostrato al mondo intero che è possibile prosperare senza il dollaro e senza essere nelle grazie degli Stati Uniti.

Taylor Green ha scritto su Twitter: “Questo potrebbe portare il dollaro a non essere più la valuta mondiale. A causa della nostra arroganza e della ‘lotta per salvare la democrazia’ in Ucraina, Paese che non è membro della NATO, la Russia sta dimostrando al mondo, schiacciata da pesanti sanzioni, che non ha bisogno dei dollari o dell’amicizia americana per commerciare e prosperare”.

Bisognerebbe capire però se le affermazioni di  Taylor Green sarebbero state le stesse se il Partito Repubblicano fosse stato al potere negli Stati Uniti o se sono solo delle dichiarazioni per attaccare a capo basso l’attuale presidente Joe Biden. E’ vero che Donald Trump ha più volte dichiarato che se ci fosse stato lui alla Casa Bianca non ci sarebbe stata alcuna guerra in Ucraina, ma è utile ricordare  che durante i suoi quattro anni di presidenza le politiche verso Kiev della Nato e degli Stati Uniti non sono mutate.

Trump ha continuato ad armare il regime di Zelensky e non mi sembra che mai abbia condannato la deriva fascista e nazista del suo governo. Quindi dubitare della buona fede di Taylor Green è del tutto legittimo. Comunque è opportuno notare che in ogni caso nel Congresso degli Stati Uniti c’è qualcuno che almeno pone una questione essenziale per gli interessi degli statunitensi ovvero l’egemonia del dollaro.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *