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LE SANZIONI CONTRO LA RUSSIA MINANO L’EGEMONIA DEL DOLLARO 

 

Janet Yellen, Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, e Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, iniziano a rendersi conto che le sanzioni economiche applicate alla Russia mettono in pericolo l’egemonia del dollaro. 

Sembra proprio che anche agli alti livelli si stiano rendendo conto, anche se non ci voleva una laurea ad Harvard, che le sanzioni economiche applicate dall’occidente per strozzare l’economia russa mettono in serio pericolo l’egemonia del dollaro a livello internazionale.

Nella sorprendente dichiarazione del segretario al Tesoro americano Janet Yellen, concessa durante un’intervista alla CNN, in cui afferma che  “LE SANZIONI ALLA RUSSIA METTONO A RISCHIO L’EGEMONIA DEL DOLLARO”,  appare chiaro che a Washington iniziano a temere che la loro moneta perda quella egemonia che per decenni ha permesso agli Stati Uniti il monopolio dell’economia.

Alle parole del Segretario di Stati degli Stati Uniti si aggiungono poi quelle  di Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, che durante il suo discorso fatto oggi al Council on Foreign Relations a New York in cui ammette che lo status del dollaro come moneta internazionale non è più scontato.

La Lagarde nel suo discorso ha sottolineato che “Stiamo assistendo a una frammentazione dell’economia globale in due blocchi concorrenti attorno a USA e Cina” e che “Il periodo del dopoguerra, caratterizzato dal dominio globale del dollaro, relativa continuità dell’offerta, inflazione sotto controllo grazie all’azione delle banche centrali, è finito”.

“La frammentazione mette a nudo i limiti della globalizzazione. “Gli Stati Uniti dipendono completamente dalle importazioni di almeno 14 minerali critici. L’Europa dipende dalla Cina per il 98% della sua fornitura di terre rare. Il numero di aziende che ha regionalizzato la propria catena di approvvigionamento è quasi raddoppiato a circa il 45% rispetto a un anno fa””, continua la presidente della BCE.

La sua analisi sulla situazione attuale prosegue dicendo che “Durante la Pax Americana dopo il 1945, il dollaro USA è diventato la riserva globale e la valuta di transazione più usata, poi affiancato dall’euro. Ma negli ultimi decenni la Cina ha aumentato di oltre 130 volte il suo commercio bilaterale di merci con i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo ed è diventata il principale esportatore mondiale. Parallelamente in quei paesi è aumentata la quota di riserve di renminbi”.

“Alcuni paesi suggeriscono di voler aumentare la quota di renminbi cinesi o rupie indiane per i loro scambi commerciali. Parallelamente è aumentato anche l’accumulo di oro da parte di molte banche centrali. Cina e Russia stanno dando vita a propri sistemi di pagamento transfrontalieri alternativi allo SWIFT”. Aggiungo io: ovviamente per aggirare le sanzioni economiche e per non dipendere dal dollaro nelle loro transazioni, ma la Lagarde non lo dichiara per ovvi motivi.

Quanto sta avvenendo a livello internazionale non indica che ci sia “un’imminente perdita di posizione dominante per il dollaro statunitense o l’euro” ma “che lo status di valuta internazionale non dovrebbe più essere dato per scontato”, cerca di rassicurare gli investitori  Christine Lagarde ma forse sa benissimo che dal dollaro e dall’euro molti paesi cercano di sfuggire.

Suggerisce quindi che “Dobbiamo completare l’unione dei mercati dei capitali europei. Questo sarà fondamentale per determinare se l’euro rimarrà tra le principali valute globali o se altre prenderanno il suo posto”. 

Concludo solo affermando che le paure di Janet Yellen e di Christine Lagarde riguardo la  perdita di importanza delle loro monete sono reali. La decisione di introdurre le sanzioni economiche contro la Russia non ha fatto altro che accelerare un processo che da anni andava avanti ma che ha avuto il suo impulso proprio ora dopo le misure introdotte dall’occidente contro Mosca.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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