Lingotti d’oroLingotti d’oro

LA CINA AUMENTA GLI ACQUISTI D’ORO 

 

La Cina aumenta le sue riserve d’oro continuando ad acquistare il prezioso metallo e contemporaneamente diminuisce le sue riserve di dollari statunitensi.

Il colosso asiatico ha acquistato, secondo Bloomberg che cita i dati della banca centrale cinese, nell’ultimo mese 16 tonnellate d’oro che contribuiscono a far aumentare le riserve cinese del prezioso metallo.  Le riserve d’oro della Cina continuano ad aumentare per il settimo mese consecutivo, dopo aver raggiunto un totale di 144 tonnellate da novembre al mese scorso.

Le riserve di Pechino in oro hanno raggiunto le 2.092 tonnellate mentre le riserve in dollari statunitensi sono passate dai 3.200 miliardi di dollari agli attuali 3.180 miliardi. Analizzando l’aumento degli acquisti d’oro e la diminuzione delle riserve in valuta statunitense il professore di gestione finanziaria all’Università di Economia Plekhanov di Mosca Konstantin Ordov ha indicato che l’aumento della quota dell’oro nelle riserve della Cina e l’aumento del tetto del debito nazionale degli Stati Uniti sono anelli della stessa catena che possono indicare l’avvicinarsi di una potente crisi finanziaria globale.

“Quando la Cina compra dollari per le sue riserve, in realtà, sta prestando denaro all’economia statunitense”, dice l’esperto, spiegando che molti paesi stanno cercando un sostituto del dollaro, ma finora c’è una dipendenza da questa valuta.

Nel contesto del debito nazionale degli Stati Uniti e del continuo aumento del suo tetto, le nazioni si preoccupano della sicurezza del sistema finanziario globale, quindi gli acquisti di riserve d’oro sono in aumento, dice il  professore , indicando l’avvicinarsi di una possibile crisi finanziaria globale. “Tutti stanno cercando un modo per sostenere simultaneamente l’economia americana e allo stesso tempo uscire al massimo illesi se qualcosa va storto”, conclude.

Secondo i dati del World Gold Council, le banche centrali hanno acquistato un volume record di oro l’anno scorso in mezzo a una crescente incertezza geopolitica e a un’inflazione globale elevata. Anche se, a livello globale, gli acquisti sono scesi nel primo trimestre di quest’anno, gli analisti si aspettano che gli acquisti rimangano solidi nei prossimi mesi.

Per questo le  banche centrali hanno rappresentato quasi un quarto della domanda globale di oro l’anno scorso. Allo stesso tempo, secondo un recente sondaggio un quarto delle banche centrali intende aumentare i loro acquisti di oro nei prossimi 12 mesi dato il crescente pessimismo sul ruolo futuro del dollaro statunitense.

Questo è quello che accade sul fronte finanziario mentre sul lato energetico, la Cina zitta zitta, comunica che oltre il 50 per cento dell’energia è stata prodotta con fonti alternative ai combustibili fossili.

Noi parliamo di riconversione ecologica, di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili ma i risultati sono miseri. A Pechino invece la tendenza alla costante riduzione dei combustibili fossili è una realtà: evidentemente questi cambiamenti non sono possibili in un regime economico capitalista mentre i comunisti cinesi ci riescono senza porsi troppi problemi. 

Il 50,9 per cento dell’energia elettrica in Cina è prodotta da fonti non fossili, riferisce l’agenzia di stampa statale Xinhua. Secondo i programmi governativi esposti nel 2021 entro il 2025 in Cina l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili doveva superare quella prodotta da fonti fossili, a Pechino hanno centrato l’obiettivo con largo anticipo.

Nel 2022, la produzione cinese di energia eolica e solare è aumentata del 21%, raggiungendo i 1.190 terawattora (TWh), secondo i dati della NEA citati da Bloomberg. 

L’anno scorso, mentre gli investimenti globali nella transizione energetica a basse emissioni di carbonio ammontavano a 1.100 miliardi  di dollari, eguagliando gli investimenti nell’approvvigionamento di combustibili fossili, la Cina è stata il Paese leader nell’attrarre investimenti nella transizione energetica, con 546 miliardi di dollari o quasi la metà del totale globale, ha dichiarato all’inizio dell’anno la società di ricerca BloombergNEF (BNEF), riferisce Scenari Economici.

Scommettiamo che nessuno dei grandi mezzi di informazione, quando si parla di riconversione ecologica, menzionerà i risultati ottenuti dalla Cina in questo campo?

 

LA CINA AUMENTA GLI ACQUISTI D’ORO 

 

La Cina aumenta le sue riserve d’oro continuando ad acquistare il prezioso metallo e contemporaneamente diminuisce le sue riserve di dollari statunitensi.

Il colosso asiatico ha acquistato, secondo Bloomberg che cita i dati della banca centrale cinese, nell’ultimo mese 16 tonnellate d’oro che contribuiscono a far aumentare le riserve cinese del prezioso metallo.  Le riserve d’oro della Cina continuano ad aumentare per il settimo mese consecutivo, dopo aver raggiunto un totale di 144 tonnellate da novembre al mese scorso.

Le riserve di Pechino in oro hanno raggiunto le 2.092 tonnellate mentre le riserve in dollari statunitensi sono passate dai 3.200 miliardi di dollari agli attuali 3.180 miliardi. Analizzando l’aumento degli acquisti d’oro e la diminuzione delle riserve in valuta statunitense il professore di gestione finanziaria all’Università di Economia Plekhanov di Mosca Konstantin Ordov ha indicato che l’aumento della quota dell’oro nelle riserve della Cina e l’aumento del tetto del debito nazionale degli Stati Uniti sono anelli della stessa catena che possono indicare l’avvicinarsi di una potente crisi finanziaria globale.

“Quando la Cina compra dollari per le sue riserve, in realtà, sta prestando denaro all’economia statunitense”, dice l’esperto, spiegando che molti paesi stanno cercando un sostituto del dollaro, ma finora c’è una dipendenza da questa valuta.

Nel contesto del debito nazionale degli Stati Uniti e del continuo aumento del suo tetto, le nazioni si preoccupano della sicurezza del sistema finanziario globale, quindi gli acquisti di riserve d’oro sono in aumento, dice il  professore , indicando l’avvicinarsi di una possibile crisi finanziaria globale. “Tutti stanno cercando un modo per sostenere simultaneamente l’economia americana e allo stesso tempo uscire al massimo illesi se qualcosa va storto”, conclude.

Secondo i dati del World Gold Council, le banche centrali hanno acquistato un volume record di oro l’anno scorso in mezzo a una crescente incertezza geopolitica e a un’inflazione globale elevata. Anche se, a livello globale, gli acquisti sono scesi nel primo trimestre di quest’anno, gli analisti si aspettano che gli acquisti rimangano solidi nei prossimi mesi.

Per questo le  banche centrali hanno rappresentato quasi un quarto della domanda globale di oro l’anno scorso. Allo stesso tempo, secondo un recente sondaggio un quarto delle banche centrali intende aumentare i loro acquisti di oro nei prossimi 12 mesi dato il crescente pessimismo sul ruolo futuro del dollaro statunitense.

Questo è quello che accade sul fronte finanziario mentre sul lato energetico, la Cina zitta zitta, comunica che oltre il 50 per cento dell’energia è stata prodotta con fonti alternative ai combustibili fossili.

Noi parliamo di riconversione ecologica, di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili ma i risultati sono miseri. A Pechino invece la tendenza alla costante riduzione dei combustibili fossili è una realtà: evidentemente questi cambiamenti non sono possibili in un regime economico capitalista mentre i comunisti cinesi ci riescono senza porsi troppi problemi. 

Il 50,9 per cento dell’energia elettrica in Cina è prodotta da fonti non fossili, riferisce l’agenzia di stampa statale Xinhua. Secondo i programmi governativi esposti nel 2021 entro il 2025 in Cina l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili doveva superare quella prodotta da fonti fossili, a Pechino hanno centrato l’obiettivo con largo anticipo.

Nel 2022, la produzione cinese di energia eolica e solare è aumentata del 21%, raggiungendo i 1.190 terawattora (TWh), secondo i dati della NEA citati da Bloomberg. 

L’anno scorso, mentre gli investimenti globali nella transizione energetica a basse emissioni di carbonio ammontavano a 1.100 miliardi  di dollari, eguagliando gli investimenti nell’approvvigionamento di combustibili fossili, la Cina è stata il Paese leader nell’attrarre investimenti nella transizione energetica, con 546 miliardi di dollari o quasi la metà del totale globale, ha dichiarato all’inizio dell’anno la società di ricerca BloombergNEF (BNEF), riferisce Scenari Economici.

Scommettiamo che nessuno dei grandi mezzi di informazione, quando si parla di riconversione ecologica, menzionerà i risultati ottenuti dalla Cina in questo campo?

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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