SULLE MANIFESTAZIONI DI DOMENICA A CUBA MONTATA UNA SQUALLIDA PROPAGANDA
Mi trovo costretto a tornare a scrivere sulle manifestazioni che sono avvenute la scorsa domenica a Cuba a costo di essere retorico ma bisogna fare ancora un po’ di chiarezza.
Nessuno nega il diritto ai cittadini cubani di protestare per la difficile situazione che l’isola soffre negli ultimi mesi ma nessuno, nei grandi mezzi di informazione, pone il problema di questi disagi. Disagi che, a costo di essere ancora una volta retorico, vanno ricercati nel blocco economico, commerciale e finanziario che l’isola caraibica soffre da oltre sessanta anni per aver deciso, contro il volere degli Stati Uniti, di seguire la via socialista e non quella capitalista.
Non mi voglio soffermare sugli effetti che giornalmente il blocco comporta per i cittadini cubani, ho scritto molti articoli in merito, ma su una semplice considerazione logica. Viene propagandato a reti unificate che il blocco non esiste, che non provoca conseguenze per il popolo, che è una pura invenzione del governo dittatoriale di L’Avana per giustificare le politiche repressive. Ma se non esiste e non serve a nulla perché ancora gli Stati Uniti continuano a sostenerlo? Perché Washington vota sempre contro la richiesta cubana all’Onu di eliminare il blocco? Perché gli Stati Uniti hanno iscritto l’isola tra i paesi patrocinatori del terrorismo per acutizzare ulteriormente gli effetti del blocco? Perché Cuba figura nella lista dei paesi che non garantiscono la libertà religiosa? Perché l’Unione Europea continua ad approvare risoluzioni che accusano l’isola di violare i diritti umani?
Le manifestazioni che si sono svolte a Santiago de Cuba e a Bayamo la scorsa domenica sono state organizzate proprio quel giorno, e non potevano essere organizzate in un altro momento, perché la situazione energetica del paese, difficile come tutti coloro che abitano sull’isola sanno, sarebbe migliorata. La centrale elettrica Guiteras di Matanzas proprio lunedì, il giorno dopo le manifestazioni, è entrata nuovamente, dopo un ciclo di manutenzioni ordinarie, a regime ed ha iniziato a fornire energia elettrica al servizio nazionale elettrico, Inoltre una nave con 40 mila tonnellate di combustibile è arrivata a Cuba per sopperire alla mancanza di diesel essenziale per il funzionamento delle centrali elettriche.
E non potevano avvenire in un altro momento perché se la situazione migliora allora per cosa protestare? Sarebbe crollato tutto il loro castello in aria costruito sul fatto che il governo non fa nulla per alleviare le difficoltà dei cittadini. Ma purtroppo per loro, il governo con molte difficoltà, si occupa dei propri cittadini.
Tutti i parassiti della controrivoluzione cubana di Miami e quelli che ricevono le briciole a Cuba hanno cercato di dipingere le manifestazioni come una forma di protesta verso il governo per la mancanza di libertà, per la costante violazione dei diritti umani, per le repressioni ma nessuno ha intonato cori di protesta contro il governo per la sua condotta verso la popolazione. Hanno chiesto solamente più alimenti ed energia elettrica che, grazie al blocco in vigore, sono negate al popolo cubano.
La prima segretaria del Comitato Provinciale del Partito di Santiago de Cuba, Beatriz Johnson Urrutia, è salita sul tetto della sede del partito e con un microfono ha conversato con i manifestanti per spiegare le ragioni della difficile situazione economica. Gesto questo che è stato strumentalizzato da vari mezzi di informazione statunitensi legati alla controrivoluzione, Hanno scritto che è scappata rifugiandosi sul tetto, ma sul tetto è andata non perché fosse in pericolo ma per spiegare cosa sta avvenendo nel paese.
Quante volte un politico dalle nostre parti è montato sul tetto di un edificio o si è presentato davanti alla folla manifestante per spiegare le cause di quel malcontento? Io non ne ricordo nessuno, ma forse mi sbaglio. Beatriz Johnson Urrutia lo ha fatto. Se a Cuba ci fosse davvero la dittatura che cercano di farci credere ci sia invece di far salire sul tetto la prima segretaria del partito di Santiago de Cuba sul tetto ci sarebbero montati i cecchini che avrebbero sparato contro i manifestanti. Cosa che è accaduta nel 2014 in piazza maidan a Kiev ma non a Santiago de Cuba la domenica scorsa.
Questo non è andato giù agli organizzatori, si aspettavano repressioni simili a quelle che pochi giorni fa sono avvenute a Pisa, dove giovani studenti, molti minorenni, sono stati brutalmente picchiati solamente perché chiedevano che cessasse il conflitto in Palestina. Gli organizzatori si aspettavano di vedere i cubani che partecipavano alla manifestazione picchiati come avvenuto in Francia con le proteste dei Gilet gialli, speravano di vedere persone con la testa e gli arti rotti a causa delle botte della polizia. Ma questo non è avvenuto, ci sono rimasti male. Se fosse avvenuto avrebbero potuto scagliarsi contro il governo reo di repressioni inumane dimenticandosi che quando queste accadano nel nostro democratico occidente vengono giustificate con il diritto della polizia a difendersi, Lo stesso diritto che ha Israele in Palestina dove ha ucciso, per lo stesso diritto a difendersi, più di 31 mila palestinesi.
Insomma tutti si aspettavano che la polizia iniziasse a reprimere i manifestanti ma, purtroppo per tutti coloro che aspettavano questo momento, non è accaduto perché la manifestazione è stata assolutamente pacifica, come è pacifica la situazione sull’isola a dispetto di chi scrive che le manifestazioni si stanno susseguendo ininterrottamente da tre giorni.
Il diritto a manifestare è sacro, non è sacro il diritto di usare le difficoltà che un popolo soffre a causa di un blocco, negato da coloro che lo attuano, per attaccare il governo come fanno da anni i parassiti controrivoluzionari di Miami finanziati per il loro lavoro di istigazione dalle varie agenzie statunitensi che si occupano di portare la democrazia nei paesi che hanno deciso di non sottostare alle direttive della Casa bianca.
Poi c’è stato qualcuno, che non merita neppure di essere nominato data la quantità di sciocchezze che è riuscito a scrivere nel suo articolo, che ipotizza che se i cubani avessero le armi Cuba sarebbe come Haiti. Ma per fortuna il popolo cubano, nonostante tutte le difficoltà quotidiane, non ha alcuna intenzione di cedere la propria patria agli Stati Uniti. La speranza di un’insurrezione armata è espressa un giorno si e l’altro pure da una buona parte dei nuovi rivoluzionari cubani di Miami che dicono di lottare per la libertà nel loro paese, che amano così tanto Cuba al punto di chiedere un’intervento armato sull’isola da parte degli Stati Uniti per ripristinare la democrazia, Una democrazia stile statunitense esportata com bombe ed armi. Ma a Cuba questo non succederà per buona pace di tutti questi parassiti.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info
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