La sala concerti Crocus City HallLa sala concerti Crocus City Hall

ATTENTATO A MOSCA: ISIS, MA QUALCOSA NON TORNA

 

Si fa sera, la primavera è arrivata, e un altro giorno se ne va e con lui le vite di giovani, bambini, donne e vecchi… la natura si sta svegliando nonostante la pazzia dell’essere umano, la sua avidità… bestie che si accoppiano per generare guerre, morte e disperazione. 

Scorro i canali televisivi e le pagine del web per scoprire quanto mi viene taciuto! E penso che solo pochi giorni addietro un giornalista italiano, uno dei pochi, riferiva di un articolo del New York Times che spiega come la CIA complottasse con i Servizi Segreti ucraini: “In Ucraina è una guerra di spie: ecco come la Cia aiutava segretamente lʼUcraina nel combattimento contro Putin”. 

Ancora bugie… ma non è una novità: mi viene in mente, Colin Powell e la provetta contenente ‘borotalco’, che giustificò la seconda guerra del Golfo, una delle tante bugie della ‘Democrazia’ USA esportata nei Balcani, in Libia, in Siria, in Ucraina. 

Liguori continua e spiega: ora lo scrive il New York Times, quotidiano USA, che sfata un “tabù lungo 10 anni” commenta il direttore editoriale di Tgcom24. Ma di quale combattimento si parla? “Non quello degli ultimi due anni, dove tutti aiutiamo apertamente lʼUcraina, ma degli otto anni precedenti – spiega Liguori – quando lʼaiuto era segreto”. 

Ahh sì… qualche collega di Liguori ha definito gli anni precedenti alla invasione russa in Ucraina “la più grande fake news del mondo”! Allora si può dire adesso? Forse perché Victoria Nuland si è dimessa? Il direttore Liguori ammette che prima dell’invasione di Putin, avvenuta due anni fa, per otto anni il trattato di Minsk è stato disatteso nei fatti dall’Ucraina che attaccava Donbass e Donetsk dove Caino uccideva Abele, con l’aiuto USA e le bugie franco-tedesche che dovevano dare tempo di ‘riarmarsi’ all’Ucraina.  

“La stampa statunitense – continua Liguori – è molto più libera della nostra, può scrivere quello che da noi per due anni è stato considerato un tabù”. 

Intanto sullo schermo della televisione e sui social appaiono le prime immagini delle vittime dell’attacco terroristico a Mosca, ‘esperti’ improbabili sfilano in televisione, mentre il sangue scorre. Ascolto gli spari delle armi automatiche dei terroristi, colpi singoli e brevi raffiche che rivelano la confidenza dei boia con gli strumenti di morte. Si muovono nella hall del teatro russo con la sicurezza di chi porta la morte come era nell’attacco al BATACLAN in Parigi, un mese dopo che avevo segnalato alla direzione dell’antiterrorismo, dalla Giordania, un tweet che annunciava la preparazione di attentati su suolo francese. 

Allora ero l’esperto per la sicurezza dell’Interpol di Roma di stanza in Amman e il mio compito era analizzare fenomeni criminali e criminogeni transfrontalieri e tra questi il terrorismo confessionale che colpiva anche in Europa e nel mondo; sette anni a studiare, interpretare e scoprire un nemico senza paura.

Ricerco sul web l’intervento di Liguori: “… quando hanno messo i missili a Cuba, a pochi chilometri dalle coste statunitensi, gli Stati Uniti l’hanno vissuta come un’aggressione. E naturalmente in Russia hanno gli stessi sentimenti: se hanno una guerra nel Donbass per otto anni dopo che è stato firmato un trattato e se hanno le basi americane ai confini la vivono un po’ così”.

La Russia sta sanguinando, penso… gli USA sono già intervenuti escludendo a priori, in pochissime ore, il coinvolgimento dell’Ucraina… anche in occasione dell’attacco terroristico ai gasdotti Nord Stream avevano indicato il colpevole senza se e senza ma. Poi è emersa una versione differente… sempre su giornali stranieri e grazie a un premio Pulizer indiscusso. Poco dopo arriva la rivendicazione sul sito web di Amaq, una piattaforma di propaganda jihadista, che riferisce che ISIS ha rivendicato l’attentato al teatro Crocus City Hall a Krasnogorsk, 23 km da Mosca. Si cerca di ricostruire la dinamica del gruppo terrorista che nel frattempo è in fuga. Diversi terroristi in tuta mimetica, un gruppo strutturato apparentemente, forse cinque, sono entrati nel teatro moscovita con fucili automatici e hanno iniziato a sparare sugli spettatori. 

Secondo i primi rapporti, la sparatoria è iniziata simultaneamente nell’auditorium e nella hall della sala, dove c’era un concerto. I terroristi hanno incendiato anche le sedie dell’auditorium, il tetto in fiamme crolla in poche ore liberando una colonna di fumo nero sopra l’edificio in fiamme.

Alla notizia che i terroristi si sono dati alla fuga, riferita stranamente anche nella rivendicazione ISIS che li dà “al sicuro nelle loro basi”, penso subito agli attacchi ‘Inghimasi’ dei miliziani del Califfo: una tecnica che non prevede necessariamente il sacrificio del suicide bomber laddove riescano ad evitare la cattura. 

Sì penso… si tratta di un attacco ‘inghimasi’ e allora cerco nelle immagini le cinture esplosive addosso agli attentatori… ne ho viste diverse di quelle cinture fatte in casa – quando lavoravo in Giordania – indossate da aspiranti martiri o nei covi in cui si preparava la bomba… il perossido di acetone triciclico, cd. TATP oppure ‘madre di Satana’. Il bilancio delle vittime russe intanto sale, decine di morti e feriti e sangue… Ma non vedo cinture, né gilet esplosivi.

Torno con la mente agli attentati di Parigi del 13 – 14 novembre 2015, a quelle scene ma al Bataclan i terroristi indossavano giubbotti esplosivi ed erano partiti dalla Siria con la benedizione delle autorità religiose e militari del Califfato come avrebbero poi dimostrato le indagini. Invece gli attentatori in Russia non sono uomini bomba, sembrano più sicari al soldo di mandanti ancora ignoti. 

Vladimir Putin agita lo spettro di una responsabilità di Kiev nella strage al Crocus City Hall di Mosca, avvertendo che chi “sta dietro a questo barbaro atto terroristico sarà punito”.

Il giorno seguente all’attacco, il 23 marzo corrente, si susseguono dichiarazioni da una parte e dall’altra a cui fanno da contorno commenti e analisi di vari ‘leoni da scrivania’ che scorrono sui canali italiani. 

Il servizio di intelligence russa interna – FSB ha riferito che ci sono stati quattro arresti, arrivano le prime foto su vari canali, le scruto e le confronto ma non vedo le cinture/gilet bomba che avrebbero dovuto garantire al martire ‘eventuale’ di sedersi al fianco del suo Dio. Qualcosa non torna e dopo poco tempo arrivano le dichiarazioni di alcuni dei fermati: avrebbero agito per denaro. Mercenari, sicari al soldo del maggior offerente… Allah, o chi per lui, qui non c’entrano nulla, è l’ennesima bugia che si è impossessata di menti e cuori deboli. Si parla di ISIS K!

Allora capisco che si tratta di ‘soldati di fortuna’ che forse in passato hanno militato nelle file del Califfato, con martiri, cattivi maestri e istruttori occidentali ma che poi, quando il Califfato è stato militarmente sconfitto, si sono riciclati unitamente all’indotto ISIS, in altri teatri di guerra, in altri traffici criminali internazionali, in regioni diverse dal Siraq. 

Nel gennaio del 2020 il re di Giordania aveva avvertito l’Unione Europea in una intervista rilasciata a un giornale francese indicando reduci ISIS che si riposizionavano in Libia. Ma per gli ‘esperti’ si tratta di terroristi dell’ISIS K, arriva anche una seconda rivendicazione dello stesso attacco… strano anche questo, ‘irrituale’ rispetto agli attacchi del terrore dal 2015 al 2022 in Giordania, e nel mondo. 

Gli investigatori russi hanno trovato passaporti tagiki. Secondo l’FSB, i sospettati fuggivano verso il confine ucraino, dove avrebbero avuto “contatti”.

In un video di tre minuti diffuso da Margarita Simonyan, uno dei quattro arrestati ammette di avere accettato di partecipare all’azione per soldi dopo avere seguito online le “lezioni” di un “predicatore”, ma non ha fatto alcun cenno all’Ucraina. A rivendicare nuovamente l’attacco sarebbe invece stato l’ISIS confermando che è stato compiuto da quattro suoi “combattenti” e ne pubblica le foto. Strane queste rivendicazioni: nella prima si evidenzia il rientro dei terroristi alla loro base quando questi ancora sono in fuga e nella seconda si pubblicano le loro facce… per riconoscerli meglio?!

Allora mi chiedo dove sono i testamenti dei jihadisti? Quelli che solitamente precedono l’esecuzione dell’attacco… forse li troveremo nei prossimi giorni? Forse! Rivedo ancora le foto del covo dei ‘miliziani’, dell’autovettura sulla quale fuggivano e noto un altro particolare, oltre alle cinture esplosive, che manca dal contesto ‘islamista’ che si vuole accreditare a ‘reti unificate’… sì manca il Corano. 

In ogni scena del crimine che ho visionato in Giordania e nei Balcani era immancabile il libro sacro, come una firma indelebile. Ogni martire ha il suo Corano, la sua guida!

Intanto il presidente russo Vladimir Putin promette: “Identificheremo tutti coloro che sono dietro a questo atto terroristico e pagheranno per questo”.

Putin poi comunica che i quattro responsabili dell’attacco al Crocus City Hall sono stati arrestati ma gli ‘esperti televisivi nostrani’ sottolineano che è strano che siano stati presi così presto…  bizzarra osservazione. Nessuno di questi però nota l’assenza ingombrante di testamenti, esplosivo, Corano, sure o versetti richiamati nelle rivendicazioni. 

Secondo le informazioni disponibili l’auto dei terroristi non si è fermata al posto di controllo e ha cercato di fuggire ribaltandosi durante l’inseguimento e i cattivi sono caduti in trappola, nessun morto, nessun martire. Scappano i terroristi dai russi che li inseguono, invece di abbracciarli mortalmente come farebbe ogni bravo ‘shaid’, tremano e puzzano di paura! Sui loro volti non c’è la fierezza e neanche l’orgoglio di chi si prepara a incontrare il suo Dio. Loro cercavano riparo in Ucraina dove secondo i servizi di sicurezza russi avevano “contatti”.

Li ho visti i ‘martiri’ in Giordania, i cd. ‘suicide fighter’, braccati e intrappolati in un palazzo a Salt dove, finite le munizioni, hanno trappolato l’abitazione con chili di TATP e non hanno esitato a farsi esplodere portando con sé parenti e Forze Speciali giordane sotto le macerie della palazzina. Erano guerrieri di Allah seppure drogati dal malinteso senso dell’Islam ma non hanno esitato nell’ultimo istante, non tremavano e non si sono arresi. 

Gli Inghimasyun hanno colpito sia Parigi, nel novembre 2015 al teatro Bataclan, sia Istanbul nel giugno 2016 nell’aeroporto Ataturk ed era chiara alle loro spalle la regia ISIS e i consigli dei leader religiosi. Li chiamavano i ‘Consigli dello Stato Islamico per attaccare la dimora del nemico.’, rilanciati dalla newsletter jihadista di al-Naba raccomandavano: il fedele deve solo ‘ispirarsi ai dettami di Allah’ – ‘infliggere il danno massimo con il minimo sforzo – avere un piano di emergenza per ritirarsi e se impossibile la fuga combattere fino alla morte!

Chi e perché vuole presentare al mondo questa feccia degna di chi l’ha reclutata come ‘guerrieri santi’ ancora non è chiaro ma credo che lo sapremo presto.

Quello che sento oggi è dolore e sgomento per le vite strappate e mi unisco al cordoglio del Popolo Russo… sì oggi mi sento Russo anche io e piango con loro. 

 

Antonio Evangelista – www.occhisulmondo.info

 

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