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SOVRANA IL VACCINO CHE AVVICINA CUBA A PALERMO

Di Clara

Statello

Mentre Palermo attende una risposta dalle autorità cubane per l’invio della brigata di medici Henry Reeve, un ricercatore palermitano è impegnato nello studio del candidato vaccino dell’Istituto Finlay, nella squadra del dottor Vicente Verez Bencomo. Fabrizio Chiodo, primo nella lista dei collaboratori internazionali dell’equipe di scienziati, nel suo curriculum vanta un’esperienza alla Vrije University di Amsterdam ed è attualmente impegnato nel CNR di Pozzuoli. 

“La fiducia del popolo è un pilastro fondamentale della risposta cubana all’epidemia”, racconta a Sputnik Italia il giovane ricercatore, impegnato in una sfida epocale: la ricerca di un vaccino anti-Covid in una piccola isola caraibica, isolata da un blocco decennale.

Dopo aver messo in campo un modello di risposta efficace con il Covid, Cuba lavora a un antitodo per il virus  gratuito e per tutti, che raggiungerà i Paesi esclusi dalla corsa al vaccino.

Nel suo lungo colloquio con Sputnik Italia, Fabrizio Chiodi spiega le ragioni del suo impegno nella ricerca cubana, lo stato degli studi clinici, le difficoltà incontrate sul campo, le differenze di modelli, la fiducia e i suoi piani per il futuro.

Cosa ha portato un giovane ricercatore siciliano, già impegnato nel Cnr di Pozzuoli e con l’Università Vrije di Amsterdam, a Cuba?

Io mi sono sempre occupato di vaccini basati in carboidrati, per intenderci quelli contro pneumococco e meningococco. L’equipe del professor Vicente Verez Bencomo, l’attuale direttore dell’Istituto Finlay de L’Avana, è stato pioniere in questo campo di ricerca.

Per questa ragione e per la mia etica, che mi porta ad immaginare ad la produzione del farmaco dal laboratorio accademico al paziente senza le compagnie farmaceutiche, si è stabilito un legame fortissimo con questo gruppo sin da quando ci siamo conosciuti, ad una conferenza nel 2012. L’anno successivo mi sono recato a L’Avana e nel 2014 è partita la mia collaborazione.

Quali progetti ha realizzato?

Dal 2014, ho avuto 5 studenti tra dottorandi e studenti di master nel mio laboratorio, nell’Università di Amsterdam in Olanda. Questo ha rafforzato la collaborazione, poi sono diventato professore di Chimica all’Università dell’Avana, sino al progetto del disegno e studio  dei due candidati che l’istituto Finlay ha in clinical trial, il Soberana 1 e il Soberana 2.

A che punto sono gli studi clinici sui candidati vaccini di Cuba?

Cuba in questo momento ha quattro candidati in clinical trial, i test su volontari per intenderci. Io lavoro sui due candidati del Finlay, il Soberana 1 e il Soberana 2. Il primo sta concludendo una fase combinata 1-2, invece il secondo sta terminando la prima fase. Gli altri due candidati del CIGB (Centro de Ingegneria Genetica Biomolecular) invece stanno terminando pure loro la fase 1. Questo non ci deve preoccupare perché pensiamo di concludere la fase 3 dei Soberana entro marzo 2021. 

Nella fase 3 quanti volontari verranno impiegati?

Pensiamo almeno 50 mila persone ma questi sono ancora numeri che stiamo discutendo, perché ci troviamo di fronte a un problema tecnico, perché a Cuba c’è una bassissima incidenza di casi di infezione da Sars-Cov2. E’ quindi possibile che una parte dei clinical trial verrà eseguita all’estero.

Come verranno eseguiti i test clinici?

Esattamente come negli altri Paesi, suddividendo i volontari in un gruppo di controllo, a cui verrà somministrato un placebo, e un gruppo che riceverà il vaccino. La differenza è che in molti Paesi i volontari ricevono un compenso, a Cuba si offrono spontaneamente perché c’è una fiducia diffusa nella medicina e nella scienza.

Cuba è sottoposta a un blocco e questo causerà difficoltà di forniture e risorse. La ricerca cubana ha ricevuto qualche aiuto o sovvenzione da parte delle organizzazioni umanitarie e filantropiche internazionali?

La Bill&Melinda Gates Fondation ha stanziato centinaia di milioni di euro per la lotta al Covid ma a Cuba non è andato un centesimo per il momento. La fondazione Gates ha sede negli Usa e considera Cuba un Paese terrorista, così come considera terroristi chi, come me, collabora con Cuba. Analogamente, organizzazioni come Amnesty o Medici senza Frontiere stanno ignorando la ricerca cubana, probabilmente perché temono ripercussioni da parte di Washington.

Pubblicamente chiedono il vaccino per tutti, ma quando un piccolo Paese come Cuba lavora al vaccino lo ignorano. Noi abbiamo ricevuto il sostegno solo da parte di qualche Ong e da Paesi come la Cina, dalle famose filantropiche e umanitarie nulla.

Cuba ha avuto una bassissima incidenza di infezioni e ha mostrato l’efficacia della sua risposta all’epidemia di Covid-19. Qual è la chiave del modello cubano?

Sanità totalmente pubblica, biotecnologia totalmente pubblica e una grandissima fiducia verso questo sistema. Un sistema sanitario super efficiente per tutti, con un ruolo chiave della medicina territoriale. Se a Cuba chiedi a un bambino di parlarti della sua famiglia, ti dirà che è composta da papà, mamma, fratellini e sorelline e dal medico di famiglia. Questo ha permesso di effettuare il lockdown con misure di tracking casa per casa. Cuba, con oltre 11 milioni di abitanti, ha avuto poco più di 130 decessi per Covid.  

Lei ha sottolineato la fiducia del popolo cubano nella medicina. Avrei voluto chiedere se a Cuba esistono i movimenti di scettici verso la scienza e vaccino, come in molti Paesi, ma a questo punto le chiedo come mai a Cuba c’è fiducia mentre altrove no?

In Italia la scienza appare in televisione come qualcosa di massonico, con lo scienziato che utilizzando il manzoniano latinorum zittisce chi non la pensa come, come se la scienza fosse solo per pochi eletti. Questo ha portato ad una cascata incontrollata di gente che dubita. Dubita perché non crede nella politica, dubita perché il modello economico provoca volutamente questi dubbi.

A Cuba la scienza è a servizio del popolo, in televisione ci sono programmi divulgativi di alto livello. Se a tutta la gente fosse permesso di capire il linguaggio scientifico con facilità, se lo scienziato andasse in TV come succede a Cuba, spiegando come funzionano i vaccini, perché farlo, in maniera divulgativa, non esisterebbe scetticismo e sfiducia.

Lei è di Palermo e da Palermo è arrivata la richiesta per la Sicilia della Brigata di Medici cubani che ha già operato a Bergamo e Cremona. Perché Cuba ci tende una mano e cosa pensa di una possibile missione in Sicilia?

Fidel Castro affidò una missione alla nuova generazione di medici cubani, sintetizzata nel concetto chiave “medici, non armi”: Cuba deve essere un Paese che esporta solidarietà, non guerra.

L’intervento dei medici cubani in Italia non ha nulla di strano, nasce da questo principio. So della richiesta del commissario di Palermo, Renato Costa, all’ambasciata cubana per inviare la brigata in Sicilia, ma non sono al corrente dello stato dell’arte. Le Brigate Henry Reeve di medici e infermieri cubani hanno operato in quasi 40 Paesi diversi, tra cui anche l’Italia, come già aveva fatto durante l’epidemia di Ebola in Africa o l’uragano Katrina negli Usa.

Nella lotta al #coronovirus, abbiamo una opzione che riteniamo efficace: #cooperazione e solidarietà.
Cosa può imparare l’Italia dal modello cubano?

Abbiamo visto che un sistema sanitario privatizzato non regge lo stress di una pandemia, porta a scelte etiche molto dure e ingiustizie. Il caso Lombardia credo sia eclatante. Quello che può imparare l’Italia dal modello cubano è che la sanità deve essere pubblica.

Fra i suoi progetti c’è quello di tornare in Sicilia per fare ricerca?

Sono molto contento di essere tornato al Sud Italia, questo mi ha sempre ispirato e motivato negli anni. Se tornerò in Sicilia adesso non lo so, ma sono molto orgoglioso di fare ricerca nel Sud Italia e nel Sud del mondo. https://it.sputniknews.com/intervista/202012169909465-soberana-il-vaccino-che-avvicina-palermo-a-cuba/

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