D’ORA IN POI LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE POTRÀ PERSEGUIRE I CRIMINI DI GUERRA NEI TERRITORI PALESTINESI

Decisione storica: La Corte Penale Internazionale (CPI) ha stabilito, venerdì scorso, avere la giurisdizione sui crimini di guerra o le atrocità commesse nei territori palestinesi, aprendo la strada a un’indagine penale, nonostante le obiezioni israeliane. La decisione ha provocato rapide reazioni sia da parte dell’entità sionista, che non fa parte della CPI e che continua a sostenere che la stessa non abbia competenza giuridica nei territori occupati, sia da parte dell’ANP, che ha accolto con entusiasmo la sentenza.

I giudici della CPI hanno sottolineato che la base giuridica della loro decisione è, di fatto, la documentazione fondante la Corte stessa. Già nel 2019, il procuratore Fatou Bensouda aveva affermato che esistesse “una base ragionevole per credere che i crimini di guerra sono stati o sono commessi in Cisgiordania – compresa Gerusalemme Est – e nella Striscia di Gaza, sia da parte di Israele che da gruppi armati palestinesi come Hamas”. All’epoca, Bensouda ribadì che avrebbe aperto un’indagine sulla perpetrazione di crimini di guerra in Palestina non appena i giudici avessero deciso se la situazione ricadesse sotto la loro giurisdizione. Finalmente, il 5 febbraio i giudici hanno deciso a maggioranza che : “la giurisdizione territoriale della Corte nella situazione in Palestina […] si estende ai territori occupati da Israele dal 1967, vale a dire Gaza e Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est”.

La sentenza è storica, non solo perché la CPI per la prima volta crea un precedente in merito alla sua competenza a procedere nei confronti di uno Stato non parte del Trattato di Roma, ma anche perché sottolinea che la Palestina fa parte della Corte, malgrado il suo status nel diritto internazionale.

Nonostante Benjamin Netanyahu si stia lamentando di persecuzione nei confronti di Tel Aviv, la notizia è stata accolta con favore da molteplici istituzioni di protezione dei diritti umani, in primis da Balkees Jarrah, direttore associato della giustizia internazionale di Human Rights Watch, che ha definito la decisione “fondamentale” e ha detto che “finalmente offre alle vittime di gravi crimini una reale speranza di giustizia dopo mezzo secolo di impunità. È giunto il momento che i responsabili […] degli abusi più gravi – che siano crimini di guerra commessi durante le ostilità o l’espansione di insediamenti illegali – affrontino la giustizia”.

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