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CI VORRANNO TRA I 7 ED I 15 MESI PER TORNARE ALLA NORMALITA’ 

Secondo quanto affermato da Gianni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, ci vorranno da 7 a 15 mesi per tornare alla normalità dopo la pandemia da Covid 19.

Le affermazioni di Gianni Rezza calano un velo sinistro sulle possibilità di un recupero rapido dalla pandemia. I tempi stimati si basano, immagino, sul semplice calcolo matematico dei tempi necessari per vaccinare tutta la popolazione italiana. Rezza stima di vaccinare almeno 240 mila persone al giorno, soglia questa che al momento è ben lontana dal compiersi.  Secondo i dati del Ministero della Salute aggiornati al 9 marzo le persone vaccinate in quel giorno sono state 169 mila, di cui 123 mila hanno ricevuto la prima dose e 45 mila la seconda. In totale le persone vaccinate in Italia sono 5.782.615 di cui 4.035.099 hanno ricevuto la prima dose e 1.747.516 hanno ricevuto la seconda dose con una percentuale del 2,9 per cento sulla popolazione totale. 

Come risulta chiaro dai dati sulle vaccinazioni i tempi non potranno che essere lunghi. Se stimiamo 240 mila persone vaccinate al giorno, sette giorni su sette, in un mese si vaccineranno 7,2 milioni di persone ma che in realtà sono la metà, ovvero 3,6 milioni, perché tutti i vaccini somministrati hanno bisogno di due dosi, quindi il numero totale delle vaccinazioni è il doppio della popolazione italiana ovvero 120 milioni se si intende vaccinare tutto il popolo italiano. Con 240 mila vaccinazioni al giorno in sette mesi riceveranno le due dosi del vaccino 25,2 milioni di persone mentre in quindici mesi gli italiani che avranno compiuto l’intero percorso vaccinale saranno 54 milioni. 

Premesso che non ci sono dosi di vaccino disponibili per raggiungere i livelli di vaccinazioni stimati da Gianni Rezza mi fa sorridere la dichiarazione del Presidente del Consiglio Mario Draghi che alcuni giorni addietro aveva detto che entro l’estate tutti gli italiani sarebbero stati vaccinati. 

In soccorso alla mancanza di vaccini in Italia ed Europa, sebbene la stessa Unione Europea abbia stretto accordi con le imprese farmaceutiche per oltre 2 miliardi di dosi che però non sono state consegnate, potrebbe  arrivare lo Sputnik V, il vaccino messo a punto dalla Russia. Ipotesi che però al momento resta tale nonostante il recente accordo tra il Fondo Governativo Russo e la società svizzera Adienne Farma & Biotech  per la produzione in Lombardia del vaccino perché ancora l’EMA, l’Ente Europeo per il Farmaco, non ha ancora autorizzato la sua commercializzazione.

Ogni giorno che passa la situazione pandemica nel nostro paese si fa sempre più critica, sono già oltre 100 mila le persone che hanno perso la vita a causa del virus, ma l’Unione Europea sembra fregarsene. Seguendo una visione strettamente ideologica l’Unione Europea ritarda l’approvazione del vaccino russo mettendo in serio pericolo la vita dei suoi cittadini e le possibilità di una rapida ripresa economica del nostro continente. Ma la beffa maggiore potrebbe essere quella che avverrebbe se l’EMA non approvasse il vaccino: il farmaco prodotto in Italia tornerebbe in Russia per essere poi venduto ai paesi che non vedono rischi geopolitici nell’affidare la salute dei loro cittadini al paese di Putin. 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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