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LA VENDITA MONDIALE DELLE ARMI NON CONOSCE CRISI E GLI STATI UNITI RESTANO LEADER NEL COMMERCIO DI MORTE    

“Finché c’è guerra c’è speranza”, questo era il titolo di un celebre film interpretato dal grande Alberto Sordi in cui recitava la parte di un mercante di armi. Nonostante siano passati tanti anni da quel film il commercio di armi non si ferma ed anzi è ben florido. E’ stato reso noto il rapporto dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI) che prende in esame le vendite di armamenti negli ultimi anni. 

Il rapporto del Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma prende in esame l’ultimo decennio e rivela che sostanzialmente le vendite di armamenti nel periodo che va dal 2011 al 2016 è rimasto costante rispetto all’ultimo quinquennio, Infatti se Stati Uniti, Francia e Germania hanno aumentato i loro volumi di vendite Cina e Russia gli hanno ridotti restando però il valore assoluto delle vendite ai massimi storici dal termine della guerra fredda. Valore che purtroppo non credo vada a diminuire nei prossimi anni visto la situazione attuale che spinge a credere che la guerra fredda non sia affatto terminata.

Al primo posto per esportazioni di armamenti restano gli Stati Uniti che nell’ultimo periodo hanno visto aumentare la propria quota di mercato passando dal 32 al 37 per cento. Gli Stati Uniti hanno venduto armi a ben 96 nazioni nel mondo consolidando la loro leadership in questo macabro mercato di morte. Principali clienti statunitensi sono i paesi del Medio Oriente che assorbono il 47 per cento della loro produzione di armi. In testa troviamo l’Arabia Saudita che acquista ben il24 per cento della produzione a stelle e strisce.

Al secondo posto di questa classifica troviamo la Russia con una quota del 20 per cento. Mentre gli Stati Uniti hanno registrato un aumento del 15 per cento nelle vendite negli ultimi dieci anni la Russia registra un calo delle esportazioni del 18 per cento a causa della contrazione del 53 per cento nelle forniture all’India. Tra il 2011 e il 2020 la Russia ha incrementato considerevolmente il volume di forniture belliche verso Cina, Algeria ed Egitto, ma questo aumento non è riuscito a compensare le perdite derivanti dalla rilevante contrazione delle esportazioni verso l’India. 

Al terzo posto figura la Francia con l’8,2 per cento delle esportazioni mettendo a segno un aumento del 44 per cento delle vendite negli ultimi cinque anni. Tra i maggiori clienti di Parigi troviamo l’India, l’Egitto e il Qatar che gli garantiscono il 59 per cento delle Vendite.

Nonostante la Germania negli ultimi anni abbia aumentato le proprie esportazioni del 21 per cento resta al quarto posto con una quota di mercato del 5,5 per cento. I principali mercati per le vendite degli armamenti tedeschi sono  la Corea del Sud, l’Algeria e l’Egitto. 

Chiude il gruppo dei cinque maggiori produttori di armi la Cina con il 5,2 per cento di mercato che registra un calo nelle vendite del 7,8 per cento. La nazione asiatica vende prevalentemente le sue armi a Pakistan, Bangladesh e Algeria

Ma dove vanno tutte queste armi? Secondo il rapporto SIPRI la maggior parte vanno verso il medio oriente che negli ultimi cinque anni ha aumentato la sua quota di acquisto bellico del 25 per cento rispetto al lustro precedente. Il maggior importatore di attrezzature di morte resta L’Arabia Saudita che ha aumentato i propri acquisti del 61 per cento seguita dal Qatar che registra un aumento del 361 per cento. Interessante questo dato perché spiegherebbe abbastanza chiaramente come i diritti umani delle popolazioni di questa regione non sono poi così importanti come quelli di altre zone del mondo. Gli Stati Uniti non possono certamente rischiare di perdere questo lucroso ed importantissimo mercato per la loro industria bellica agitando in quella regione la bandierina dei diritti umani. In fondo finché c’è vendita di armi  non ci sono diritti umani che tengono.

Nel Mediterraneo l’Egitto ha aumentato negli ultimi dieci anni gli acquisti di armi del 136 per cento mentre la Turchia ha registrato un calo del 59 per cento nello stesso periodo di tempo. L’Egitto ha investito prevalentemente nella sua flotta marittima dato che è in disputa con la Turchia nello sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio de l sud del Mediterraneo. Il calo della spesa militare della Turchia invece si deve alla cancellazione da parte degli Stati Uniti del contratto per la fornitura di aerei F35 dopo che la nazione asiatica aveva comprato dalla Russia sistemi missilistici e per l’aumento della produzione locale di armi.

E il nostro paese in che posizione si trova nella classifica internazionale degli esportatori di morte? Troviamo l’Italia al nono posto di questa squallida graduatoria con il 2,1 per cento delle esportazioni mondiali. Molto meno di chi la precede ma ricordiamo che la più grande aziende produttrice di armi è controllata dallo stato.l’

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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