Il Presidente del Brasile Jail BolsonaroIl Presidente del Brasile Jail Bolsonaro

IL VIRUS E’ CINESE E LA COLPA DELLA PANDEMIA E’ DELLA CINA   

 

Ci risiamo: il virus che ha causato la pandemia è cinese e le colpe della sua diffusioni non possono che essere della Cina. Non è Donald Trump o Jail Bolsonaro ad accusare la Cina ma il Presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Giorgio Palù.

Il Presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Giorgio Palù prende posizione sulla questione dell’origine del virus Sars-CoV-2 e afferma che sull’argomento “c’è poco da dire: il virus è cinese perché è lì che è nato, e lì si è sviluppato”, riporta Sputnik.

“I cinesi nel 2000 sono stati zitti almeno 6 mesi prima di parlare del virus della Sars, e in questo caso sono stati zitti almeno 3 mesi perché già a settembre 2019 era presente”, il virus, afferma il presidente dell’Aifa, parlando durante il consueto punto stampa della Regione Veneto, invitato dal presidente della Regione Luca Zaia

Comunque Jail Bolsonaro incalzato in questi giorni per le indagini della commissione del Senato del Brasile che indaga sulle responsabilità del capo dello stato nei ritardi nella gestione della pandemia ritorna sull’argomento Cina schierandosi con Palù.  Afferma che il nuovo coronavirus avrebbe potuto essere stato progettato in laboratorio per lanciare “una guerra biologica”, citato  da AFP.

“È un nuovo virus. Nessuno sa se è nato in laboratorio o perché un essere umano ha mangiato qualche animale che non avrebbe dovuto. Ma i militari sanno tutto sulla guerra chimica, biologica e radiologica. Potremmo combattere una nuova guerra? Mi chiedo. Il PIL di quale paese è cresciuto di più?”, ha sostenuto il politico di destra.

Ma nel suo governo altri esponenti hanno accusato il governo cinese di essere la causa del virus. Infatti l’ex ministro degli Esteri Ernesto Araujo ha accusato la “Cina maoista” di avere piani per il “dominio del mondo”. La truppa dei complottisti si allarga sempre di più ed accoglie anche persone come il Presidente dell’Aifa che dovrebbe essere una persona di scienza.

Un rapporto stilato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità reso noto nel mese di marzo ha rilevato che  era “estremamente improbabile” che il virus fosse stato prodotto in un laboratorio, quindi perché ancora continuare con questa storia?

Forse per mascherare le deficienze del nostro sistema sanitario che non è stato in grado di affrontare con tempestività la diffusione del virus. Ma soprattutto si continua ad incolpare la Cina per mascherare la vera causa della diffusione a livello mondiale ovvero la incompetenza della classe politica che ci governa che ha messo davanti alla salute della popolazione gli interessi economici di una elite di miliardari.

Se la pandemia ci ha insegnato qualcosa è la superiorità dei sistemi economici socialisti nella gestione delle emergenze. E’ sotto gli occhi di tutti che il mantra “privato è bello” non funziona in casi come quello della pandemia dove la centralità delle scelte che talvolta possono non piacere ai detrattori del libero mercato che penalizzano la grande industria si dimostra invece vincente. Per non parlare poi di tutti tagli che la sanità, in nome della tanto amata austerità e del tanto amato pareggio di bilancio, ha subito negli ultimi decenni privandola di risorse necessarie proprio nei momenti di bisogno.

Non voglio entrare nella diatriba che  periodicamente accusa la Cina di essere la colpevole del virus perché non sono uno scienziato ma risulta evidente che nei contenuti espressi dai detrattori che appunto periodicamente ritirano fuori questo argomento manca un tassello importante. Se vogliamo esaminare la questione in modo serio e non farsesco come hanno fatto in questi giorni Palù e Bolsonaro ci dobbiamo chiedere perché in Cina da oramai molti mesi la pandemia è stata sconfitta.

Prendendo per buono il fatto che il virus sia apparso per la prima volta in Cina non è serio dare le colpe delle nostre inefficienze nella gestione della pandemia alla Cina perché loro non ne hanno alcuna responsabilità. Ci chiediamo spesso come nel paese asiatico siano riusciti ad uscire rapidamente dalla pandemia e noi ancora arranchiamo nel fango. Ma è molto più semplice scaricare sugli altri le nostre responsabilità, fare un’analisi seria comporterebbe la messa in discussione del nostro sistema economico, cosa che ovviamente non è possibile fare altrimenti il castello di carta crollerebbe inesorabilmente. Il metodo cinese ha in primo luogo cercato di impedire la diffusione del corona virus realizzando campagne di prevenzione che hanno coinvolto milioni di persone. Appena rilevato un focolaio anche di pochi casi le città sono state chiuse e sono state realizzati milioni di tamponi.

Un caso che spiega in modo chiaro questo modo di agire. Nella città di QINGDAO che conta oltre dieci milioni di abitanti compresi i sobborghi a metà di ottobre dello scorso anno sono stati rilevati in un ospedale sei casi di infezione da corona virus. La città è stata chiusa ed è stato disposto uno screening a tappeto degli abitanti: è stato deciso immediatamente di realizzare il tampone a tutta la popolazione.  La città conta sei milioni di abitanti ed altri cinque si trovano nell’hinterland, in soli tre giorni sono stati realizzati tutti i tamponi agli abitanti della città ed in una settimana gli altri cinque milioni sono stati sottoposti al test. Risultato undici milioni di tamponi realizzati in sette giorni e una ventina di casi rilevati.

In questi casi non è possibile aspettare che il virus si propaghi per prendere le decisioni, ma in Italia come si può pensare che il nostro governo fosse pronto quando non esisteva neppure un piano pandemico. Non sono state chiuse le zone in Lombardia dove per prima era scoppiata la pandemia per non pregiudicare l’economia delle imprese. Se mettiamo gli interessi economici davanti alla salute delle persone questi sono i risultati e poi non ci dobbiamo lamentare.

Poi ci possiamo ancora divertire a dare le colpe agli altri alimentando di quando in quando il bel gioco dell’untore confortandoci con le dichiarazioni che il virus, da noi e non in Cina, resterà ancora per molto. Ci dovremmo abituare a convivere con il virus e magari lo faremo, ma per quanto tempo dovremmo ancora convivere con questa classe politica che mai si assume le proprie responsabilità e mette a repentaglio la vita di milioni di persone?

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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