Il Presidente del Cile Sebastian PineraIl Presidente del Cile Sebastian Pinera

ELEZIONI IN CILE: STORICA DISFATTA DELLA DESTRA DI GOVERNO

 

Ieri si sono svolte in Cile quelle che molti osservatori hanno definito le consultazioni elettorali più importanti del paese. I cileni erano chiamati ad esprimere il loro voto per nominare i membri della convenzione  che dovrà redarre la nuova costituzione, per eleggere  i governatori delle provincie, i sindaci ed consiglieri comunali di molti comuni.

Il dato più importante uscito dalle urne in Cile, oltre alla notevole astensione, è stata la netta sconfitta della destra di Sebastián Piñera che governa il paese. Da non sottovalutare poi il crollo di tutti i partiti tradizionali e la nascita di una miriade di liste indipendenti che giocheranno un ruolo importante nella scrittura della nuova costituzione del paese.

Sabato e domenica i cileni hanno votato per nominare 155 membri della Convenzione Costituente, 345 sindaci, 2.252 consiglieri e 16 governatori regionali. In totale, più di 22.000 candidati si sono presentati agli elettori per ricoprire i  2.678 posti pubblici.

La votazione più importante era senza dubbio quella per la costituzione della convenzione costituzionale che dovrà, come detto, redarre la nuova carta magna. In Cile vige ancora la costituzione del 1980 scritta durante la dittatura di Augusto Pinochet  che ha guidato il Cile per 16 anni dal 1974 al 1990. Con il 100% delle sezioni scrutinate, Vamos por Chile, la coalizione di destra che rappresenta il governo in carica, ha ottenuto 38 seggi. La scommessa di Piñera e dei suoi alleati era di ottenerne almeno  52, questo gli avrebbe permesso di avere il diritto  di  veto  ma il risultato ottenuto dalla lista si allontana molto dall’obbiettivo. Per questo si parla di una grande sconfitta per la destra di governo. 

Le alleanze di sinistra, rappresentate nelle liste Apruebo Dignidad e Lista del Apruebo,  hanno ottenuto rispettivamente 27 e 25 seggi ciascuna, mentre i candidati indipendenti, tra cui femministe, ambientalisti e difensori dei diritti umani che non avevano precedenti o esperienze elettorali sono stati i veri vincitori ottenendo48 seggi nella convenzione costituzionale. A loro si uniranno per la prima volta rappresentanti delle popolazioni indigene cilene mapuche, aimara, rapa nui, quechua, atacameño, diaguita, colla, chango, yagán e káwesq a cui erano stati riservati 17 seggi. 

I membri della convenzione costituzionali saranno nominati tra trenta giorni ed avranno un tempo compreso tra nove e dodici mesi per scrivere la nuova carta magna che dovrà essere poi sottoposta a referendum confermativo da parte dei cileni. La maggioranza dei membri proviene da partiti o movimenti progressisti ma siccome nessuno dei raggruppamenti politici ha ottenuto la maggioranza assoluta si dovranno per forza costruire alleanza forti, bisognerà poi vedere come si posizioneranno i 48 membri indipendenti. Presumibilmente non si tratta di persone legate alla destra ma la notevole frammentazione potrebbe riservare non poche sorprese.

Altra importante elezione è stata quella che ha per la prima volta nominato i governatori delle provincie cilene attraverso delle elezioni popolari. Infatti fino ad ora i governatori erano nominati dal Presidente della Repubblica. Solo tre dei sedici governatori sono stati eletti al primo turno. Sono stati eletti i governatori delle province diValparaiso, Aysén e Magallanes dove hanno trionfato Rodrigo Mundaca (Indipendente), Andrea Macías (Partito Socialista) e Jorge Flies (Indipendente). , Nelle restanti 13 provincie si dovrà ricorrere al ballottaggio che si svolgerà il 13 giugno in cui la destra prevede di salvare almeno alcuni distretti.

Per quanto riguarda i sindaci, le candidature indipendenti hanno ottenuto una rappresentanza storica, in quanto hanno vinto in  106 dei 345 comuni in cui si disputavano le elezioni. 

La disfatta della destra cilena è storica è potrebbe segnare il passaggio ad un governo progressista alle prossime elezioni presidenziali che si terranno a novembre. Non bisogna però dimenticare la notevole frammentazione del fronte progressista che si è creato dopo queste consultazioni e la sconfitta dei partiti convenzionali che dimostra la poca affidabilità che la gente da  anche in Cile alla forma partitica classica . Si potrebbe ipotizzare che anche in Cile sia arrivata l’onda lunga dell’antipolitica nostrana dove il partito tende ad essere sostituito da altre forme di aggregazione che però non sempre sono le soluzioni vincenti. 

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *