Il presidente del Brasile Jail BolsonaroIl presidente del Brasile Jail Bolsonaro

BRASILE: PICCOLE INTIMIDAZIONI CRESCONO 

 

A 16 mesi dalle prossime elezioni presidenziali in Brasile, con una media giornaliera di 2.500 morti per Covid-19 e con un’economia disastrata che alimenta un costante aumento del dilagare della povertà nelle città come nelle zone rurali, si percepisce da specifici episodi sgradevoli un atteggiamento prepotente di piccole intimidazioni che tendono a soffocare l’indignazione popolare e la propaganda di opposizione e contrapposizione allo scellerato governo di Bolsonaro.

Parto da una notizia apparsa sui giornali che mostra ciò che è successo nella città di Sinop nello Stato del Mato Grosso, dove un’iniziativa che vedeva coinvolti un’organizzazione di professori universitari che, insieme ad un gruppo di attiviste femministe ed alcune sigle politiche di opposizione locali, aveva commissionato ad un’impresa di cartelloni pubblicitari l’affissione di manifesti contro Bolsonaro e la sua sciagurata gestione della pandemia.

I manifesti contenevano l’immagine del presidente Bolsonaro in uno dei suoi tipici atteggiamenti sprezzanti ed incuranti della drammaticità della situazione del paese, che è arrivato a contare quasi 460mila morti per il coronavirus, con uno slogan che recitava: “Cimiteri pieni, Frigoriferi vuoti. Un cattivo governo non salva né le vite e né l’economia”.

Il manifesto contro Bolsonaro

 

L’impresa di affissioni, immediatamente dopo aver iniziato ad installare i primi manifesti, ha proceduto alla rimozione degli stessi, rimborsando i committenti, giustificandosi con l’aver ricevuto intimidazioni da esponenti di gruppi bolsonaristi che avrebbero avvisato l’impresa stessa che si sarebbe “bruciata” sul mercato e avrebbe patito rappresaglie se avesse proceduto all’affissione. 

Con un salto di centinaia di chilometri, racconto due piccoli episodi vissuti personalmente a Salvador di Bahia.

In preparazione alla grande manifestazione globale di contrasto a Bolsonaro e al suo governo genocida di oggi, 29 maggio, cercavo di contribuire all’edizione di un messaggio di propaganda in cui varie persone registrassero una breve esternazione contro Bolsonaro in un video di qualche decina di secondi; per assemblare successivamente le varie testimonianze in un video di protesta. Quindi ho chiesto a due miei vicini di casa di sicura convinzione anti-bolsonarista se avessero voluto lasciare il loro breve messaggio per essere divulgato in rete.

Ho chiesto quindi a José, un cinquantenne cantante di canzoni popolari e carnevalesche, e lui con molto imbarazzo mi ha detto che, nonostante concordasse completamente con la manifestazione e contrastasse fortemente Bolsonaro ed il suo governo, non avrebbe lasciato la sua testimonianza in video circolare in rete, perché “questo presidente non é un semplice pessimo politico, ma è un miliziano”. Voleva intendere che aveva paura di esporsi a eventuali rappresaglie a causa del fatto che i bolsonaristi hanno legami diretti con gruppi di sterminio composti da poliziotti corrotti e violenti che agiscono in borghese insieme ad altri facinorosi, spesso facenti parte della criminalità. 

Ho chiesto allora lo stesso contributo a Donna Marzia, una vedova settantenne, punto di riferimento comunitario del quartiere. Uno diquei personaggi ai quali tutti si rivolgono per informazioni e pettegolezzi e che dispensano consigli e raccomandazioni sulle questioni locali. Anche lei di palesi convinzioni anti-bolsonariste.

Quando lei ha saputo però che la sua testimonianza in video sarebbe stata divulgata in rete, con evidente imbarazzo si è rifiutata perché aveva paura che suo figlio, un aitante e spavaldo trentenne seguace di Bolsonaro, avrebbe potuto imbattersi in quelle immagini ed assistere alla registrazione e in tal caso l’avrebbe “ammazzata di botte”. 

Si tratta di un racconto di piccoli casi ,raccolti dalla stampa e dall’esperienza diretta personale, che mostrano il sollevarsi di una cappa di intimidazioni, tipiche di un regime fascistoide che indubbiamente pervade il Brasile.

Sarebbe necessario rintuzzare queste intimidazioni, possibili perché mirate contro piccole realtà locali e singole persone, con iniziative popolari di ampio respiro e manifestazioni di piazza che rinsaldino i legami delle lotte collettive. Purtroppo, la situazione sanitaria della pandemia non lo permette e non vi è accenno ad una mitigazione del contagio. Anzi, in vari Stati del paese si prevede l’arrivo imminente di un’ulteriore ondata pandemica, nella scarsità dei vaccini e con l’allentamento delle misure di distanziamento dovute alla propaganda negazionista del genocida Bolsonaro e alle disperate necessità di sopravvivenza della popolazione impoverita in cerca di sostentamento nella drammatica condizione di disoccupazione che dilaga nel paese intero. 

Alessandro Vigilante

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