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STATI UNITI PRONTI A RICONOSCERE L’AFGANISTAN DEI TALEBANI

 

L’amministrazione degli Stati Uniti sarebbe pronta a riconoscere il nuovo governo afgano dei talebani a patto che rispettino i diritti umani della popolazione e che abbandonino il terrorismo.

L’amministrazione di Joe Biden ha messo al primo posto della sua politica estera il rispetto dei diritti umani, quindi se il governo dei talebani dovesse rispettarli sarebbe riconosciuto dagli Stati Uniti. Affermazione questa che lascia perplessi in quanto il metro di giudizio che gli Stati Uniti adottano per definire se un paese rispetta i diritti umani è piuttosto aleatorio.

I diritti umani non sono rispettati, secondo il governo statunitense, dal Venezuela, da Cuba, dall’Iran, dalla Cina e cosi via. Sono invece rispettati dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi, dal Qatar e dalle altre petromonarchie del golfo oltre al socio israeliano. Quindi non sarà affatto difficile considerare l’Afganistan dei talebani come un paese rispettoso dei diritti umani se questo serve ai loro sporchi giochi geopolitici.

Continuare a credere che la repentina vittoria dei talebani sia stato solo un caso è davvero da ingenui. Non è pensabile che la ritirata delle truppe statunitensi e Nato dall’Afganistan non sia stata concordata con coloro che adesso sono al comando del paese centro asiatico. Non è credibile neppure la giustificazione prodotta da Joe Biden sulla ritirata dell’esercito statunitense, ovvero il fatto che loro non erano mai andati in Afganistan per cambiare il governo ma solo per impedire che i talebani continuassero a realizzare atti terroristici. Mi sembra che la missione in Afganistan avesse lo scopo di esportare la democrazia, come più volte affermato da colui che la iniziò ovvero George W. Bush. 

Ma allora quale sarebbe lo scopo dell’abbandono degli eserciti occidentali e del ritorno dei talebani al potere? Riportare le lancette indietro di venti anni potrebbe avere lo scopo di rendere un area strategica come quella dove si trova l’Afganistan instabile. Questa instabilità gioverebbe in primo luogo proprio agli Stati Uniti.

L’Afganistan confina con l’Iran, con tre repubbliche della federazione russa e con la Cina. Tre paesi che da oltre oceano sono tenuti molto d’occhio come sappiamo molto bene. Delegare ai talebani a rendere instabile la regione potrebbe essere l’accordo che gli Stati Uniti hanno fatto con i nuovi padroni dell’Afganistan. L’amministrazione statunitense potrebbe aver lasciato il paese in mano ai talebani in cambio della loro alleanza. Insomma visto che il nemico non poteva essere sconfitto hanno pensato bene di usarlo contro gli storici nemici, Cina per prima.

L’Afganistan confina per una settantina di chilometri con la regione cinese dello Xinjian dove vive la minoranza etnica degli uiguri. Minoranza questa che secondo gli Stati Uniti sarebbe vittima di un genocidio da parte del governo cinese e che chiede l’indipendenza dalla Cina. Negli anni scorsi vari attentati  riconducibili a gruppi legati al terrorismo islamico hanno funestato la regione. Quindi non si può escludere che la vicinanza con l’Afganistan governato dai talebani in futuro non possa essere usato per rinverdire il movimento indipendentista degli uiguri  al fine di destabilizzare proprio la Cina.

Dall’altro lato invece abbiamo l’Iran, altro storico nemico degli Stati Uniti. I talebani sono sunniti mentre l’Iran è sciita, dunque anche con la nazione persiana i nuovi padroni dell’Afganistan potrebbero essere usati per alimentare tensioni tra i due paesi con ovvi benefici per gli Stati Uniti.

Questa è una semplice lettura di una situazione ben più complessa che però rende abbastanza bene la realtà che nei prossimi mesi si potrebbe delineare in Asia centrale. Per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani da parte dei talebani non è un problema. Far credere che li stanno rispettando, quando si dispone di un apparato mediatico capace di far passare l’invasione dell’Afganistan di venti anni fa come un intervento umanitario, credo sia l’ultimo dei problemi che la comunità internazionale si troverà di fronte. Un sistema mediatico che oggi sembra essere caduto dal pero quando afferma che il governo fantoccio creato dagli occidentali non aveva alcun sostegno da parte della popolazione afgana. 

Infine la rinuncia al terrorismo è ancora più semplice da rispettare: basta che gli attentati non vengono realizzati nei paesi occidentali. Se invece gli uiguri gli realizzano in Cina sono dei semplici rivoluzionari che lottano per la loro indipendenza e combattono un regime dittatoriale. Quindi come si vede, a differenza che in matematica, qui se si cambia l’ordine degli addendi il risultato cambia.

Il progetto statunitense però potrebbe non realizzarsi in quanto il nuovo governo è monitorato da vicino proprio dall’Iran, dalla Russia e dalla Cina. Proprio quest’ultima potrebbe fare la differenza: infatti il nuovo Afganistan ha bisogno di investimenti e la Cina con la sua volontà di includere il paese asiatico nella Rotta della Seta potrebbe rimescolare le carte. Avvicinarsi troppo agli indipendentisti uiguri potrebbe essere molto pericoloso non tanto dal punto militare quanto da quello economico.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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