Il Presidente ucraino ZelenskyIl Presidente ucraino Zelensky

OTTO ANNI FA LA STRAGE NELLA CAMERA DEI SINDACATI DI ODESSA, MA L’OCCIDENTE CHIUDE GLI OCCHI 

 

Otto anni fa, il 2 maggio 2014, gruppi di nazionalisti ucraini attaccarono la Casa dei Sindacati di Odessa dove si erano rifugiati gli attivisti che si opponevano al colpo di stato ed alle politiche del nuovo governo provocando decine di morti.

Una delle pagine più cruenta seguita al colpo di stato del 2014 in Ucraina è stata scritta il 2 maggio di quell’anno ad Odessa dove gruppi di nazionalisti pro governativi assaltarono e diedero fuoco alla Camera dei Sindacati provocando, secondo i dati ufficiali, 48 morti e centinaia di feriti.

Nella Camera dei Sindacati si erano rifugiate centinaia di persone che si opponevano al nuovo governo per sfuggire alla furia dei gruppi nazionalisti ucraini che li stavano inseguendo.  Il 2 maggio 2014, nel bel mezzo della crisi politica sviluppatasi in Ucraina dopo i moti di Euromaidan e il rovesciamento dell’allora presidente Viktor Yanukovich, membri di gruppi radicali attaccarono attivisti di Odessa contrari al colpo di stato e alla politica delle nuove autorità a Kiev.

Gli scontri sono durati diverse ore durante le quali nazionalisti e radicali hanno perpetrato una sanguinosa strage con armi da fuoco, molotov, coltelli, bastoni e pietre.  Decine di manifestanti contrari al nazionalismo dilagante hanno cercato rifugio nella Camera dei sindacati e molti di loro sono stati bruciati vivi dopo che l’edificio è stato intenzionalmente dato alle fiamme dai radicali.

Le forze dell’ordine arrivarono in ritardo e quando si trovarono  sul luogo non fecero nulla per impedire la furia degli assalitori. Secondo alcuni testimoni contribuirono all’assalto in corso dando manforte ai nazionalisti.

Il bilancio dell’attacco fu terribile: secondo i dati ufficiali morirono 48 persone bruciate o colpite da armi da fuoco o picchiate a morte. Molte donne furono violentate dentro la Camera dei Sindacati prima di essere uccise dai gruppi fascisti. I feriti furono centinaia ma non ci sono dati precisi. Alla fine i responsabili delle uccisioni e delle violenze non sono stati mai perseguiti dalle autorità giudiziari e godono tutt’ora dell’impunità per i loro crimini.

Per ricordare quanto accaduto quella notte a Mosca centinaia di persone hanno organizzato una marcia in omaggio alle vittime degli scontri con i nazionalisti ucraini.  A Odessa, invece, le autorità hanno imposto un coprifuoco dalla notte del 1 maggio alle 5 del mattino del 3 maggio quindi gli eventi commemorativi sono stati cancellati.  Da parte loro, alcuni gruppi nazionalisti in Ucraina considerano questa giornata una festa nazionale.

Da parte sua, il ministero degli Esteri russo ha dichiarato che questo “terribile crimine” non sarà mai dimenticato e ha denunciato il silenzio dell’Occidente.  “Questo crimine del 2 maggio 2014 non è stato ancora risolto o indagato in Ucraina”, ha detto giovedì scorso la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zajárova.

“Kiev e i Paesi occidentali chiudono un occhio, come fanno al neonazismo in generale, che si sta diffondendo come un cancro in Ucraina. Non dimenticheremo mai questo terribile crimine”, ha sottolineato la portavoce, aggiungendo che Mosca cercherà di “identificare e punire tutti coloro che sono coinvolti in questa tragedia, riporta RT.

Ma in occidente questo terribile fatto non rappresenta , sembra, un evento da ricordare come non lo rappresentò a quel tempo. Infatti la solerte macchina mediatica, sempre pronta a mobilitarsi per il volo di una mosca in Venezuela o a Cuba, non ritenne la morte di decine di persone ed il ferimento di centinaia per mano di coloro che avevano compiuto il colpo di stato in Ucraino un fatto degno di essere portato a conoscenza della popolazione.

In effetti non potevano dargli spazio perché i responsabili di questa carneficina erano i buoni che avevano combattuto  una rivoluzione che aveva portato la democrazia in Ucraina dimenticandosi però che questi salvatori della patria ucraina andavano in giro salutandosi con il saluto romano e sfoggiavano con orgoglio le svastiche naziste. Sono gli stessi che oggi fanno parte dei vari battaglioni che in occidente continuano ostinatamente a paragonare ai nostri partigiani.

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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