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30 OTTOBRE BRASILE AL BALLOTTAGGIO NE PARLIAMO CON RODRIGO RIVAS: RITORNA LULA O SI CONFERMA BOLSONARO, CON LO SPETTRO DEL GOLPE CHE SI RIPRESENTA
di Emiliano Barsotti

L’incontro di martedì 25 ottobre con Rodrigo Rivas, intellettuale cileno di grande rilevanza, del progetto “contemporanea…mente” realizzato dal professor Vento, ha visto come argomento principale lo svolgimento delle elezioni in Brasile ed in particolare l’analisi generale dei due candidati che il 30 ottobre andranno al ballottaggio per aggiudicarsi il titolo di Presidente: Luiz Inácio da Silva (detto “Lula”) e Jair Bolsonaro (Presidente in carica).
Iniziamo con la presentazione a grandi linee del Paese preso in considerazione: il Brasile.
Il Brasile conta circa 215 milioni di abitanti ed è la decima economia al mondo ma presenta fori squilibri sociali interni. La principale lingua parlata è il portoghese. Il Brasile ha ottenuto l’indipendenza nel 1822 con un percorso originale grazie al figlio del re che dichiara l’indipendenza divenendo imperatore (Pedro I) con una particolarità: non ricorrendo ad una guerra di indipendenza.
Analizzando invece della situazione dal punto di vista storico-politico il Brasile dal 1894 ad oggi ha avuto Presidenti di estrema destra (dal 1930 sino al 1945 ed ancora dal 1951 al 1954 il Presidente Getulio Vargas, dal 2018 al 2022 Jair Bolsonaro) ma anche Presidenti di sinistra (il principale dal 2003 al 2010 Lula ma anche João Goulart, deposto da un golpe militare nel 1964).
Per quanto riguarda le attuali elezioni in Brasile la vittoria è contesa tra Bolsonaro e Lula, i due candidati con i migliori risultati alla prima tornata, rispettivamente 43% e 48%.
Lula nato a Caetés il 27 ottobre 1945, figlio di un contadino analfabeta, il futuro presidente brasiliano inizia a lavorare come sciuscià (lustrascarpe) piccolissimo, imparando a leggere a soli dieci anni.
Appena ventenne si trasferisce in una città industriale vicino San Paolo, dove comincia a lavorare come metalmeccanico.
La carriera politica di Lula inizia durante la dittatura militare (1964-1985) nel 1969, dopo la morte della moglie per epatite. Nel giro di pochi anni diviene il capo dell’Unione dei Metalmeccanici, gettando le basi del futuro Partito dei Lavoratori (Pt).
Eletto alla guida del Brasile nel 2003 portò avanti importanti piani sociali, uno tra i più riusciti fu il piano “Fome Zero”, volta a porre fine alla piaga della fame nel Paese tramite una serie di programmi per rafforzare l’agricoltura, costruire cisterne d’acqua e contrastare le gravidanze adolescenziali.
In generale, la qualità di vita dei brasiliani migliorò durante la sua presidenza: dal 2003 al 2013 (tre anni dopo la fine del suo mandato) l’indice di povertà scese dal 31% al 21,4%, l’alfabetizzazione è aumentò di due punti percentuali dal 2004 al 2010 e la disoccupazione scese dall’11% al 6%.
Jair Bolsonaro è nato nel 1955 nello stato di San Paolo. È di origini italiane da parte sia di padre sia di madre. Dopo aver frequentato l’accademia militare, ha prestato servizio nel corpo degli artiglieri e in quello dei paracadutisti. La sua carriera militare in realtà si è conclusa piuttosto presto, senza superare il grado di capitano. Terminato il percorso nell’esercito, è cominciato quello in politica. Bolsonaro è entrato in parlamento nel 1991 con il “Partido Democrata Cristão”.
Il 1° gennaio 2019 Jair Bolsonaro è entrato in carica come Presidente del Brasile. Populista di estrema destra, la sua fama è legata soprattutto alla retorica aggressiva tipica della sua parte politica, con dichiarazioni choc di stampo omofobo, razzista e misogino.
Bolsonaro in quattro anni di mandato ha distrutto tutti i miglioramenti nella società che Lula aveva realizzato in otto anni: 8 milioni di posti di lavoro eliminati e povertà duplicata.
Il 30 ottobre avremo il risultato del ballottaggio con Lula che tutt’oggi è dato dai sondaggi come possibile vincitore con il 53% contro il 47% su Bolsonaro ma in questo caso le possibilità che avvenga un colpo di stato da parte della destra e dei militari aumentano sensibilmente.
Il Brasile si trova dunque ad un bivio storico: aprire una nuova fase del Paese improntata al progresso sociale oppure sprofondare nel bolsonarismo intriso di odio sociale, razzismo e di sfruttamento sfrenato dell’Amazzonia.

Emiliano Barsotti – 5 at – corso di Geopolitica e analisi dei conflitti internazionali

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