Il presidente di Haiti Ariel HenryIl presidente di Haiti Ariel Henry

SI DIMETTE NEL MEZZO DEL CAOS IL PRESIDENTE DI HAITI

 

Il presidente di Haiti Ariel Henry ha diffuso un video nel quale annuncia le proprie dimissioni a seguito delle proteste e degli scontri in corso nel paese caraibico.

La decisione di Ariel Henry arriva dopo settimane di pressione e scontri con bande armate, le cui azioni hanno portato a una grave situazione di instabilità per la nazione caraibica che è una delle più povere al mondo.

Nel  video prodotto per annunciare le sue dimissioni, Henry ha esortato gli haitiani a mantenere la calma e a lavorare per la pace e la stabilità.

Il gruppo di nazioni caraibiche del gruppo denominato Caricom ha recentemente dichiarato che la sua figura era un ostacolo alla ricerca della stabilità di Haiti, e doveva allontanarsi per permettere la costituzione di un consiglio di transizione composto da sette membri. Il consiglio di transizione che ancora però non è stato costituito dovrebbe portare il paese alle elezioni. L’ultima consultazione ad Haiti si è svolta nel 2016, Ariel Henry, nominato da Jovenel Moïse, avrebbe dovuto lasciare l’incarico all’inizio di febbraio.

Secondo la Caricom, il consiglio presidenziale di transizione deve essere composto da sette membri votanti che rappresentano le principali forze politiche di Haiti e il settore privato. Due osservatori senza diritto di voto, uno della società civile, l’altro della comunità religiosa, faranno parte dell’organismo di transizione.

La Camera di Commercio di Haiti che deve esprimere un rappresentante per il settore privato si è lamentata di non essere stata ancora convocata per discutere la situazione in corso nonostante il consiglio deve “scegliere rapidamente e nominare un primo ministro ad interim”, secondo la Caricom.

Ariel Henry, che non riusciva a tornare al suo paese dopo un viaggio in Kenya ed era bloccato a Porto Rico, ha detto lunedì sera in un video messaggio che avrebbe continuato a gestire gli affari correnti fino a quando non sarà istituito un “consiglio presidenziale di transizione”.

L’annuncio delle dimissioni del presidente haitiano era stato fatto per la prima volta dalla Comunità dei Caraibi (Caricom) durante una riunione di emergenza in Giamaica per valutare una soluzione che portasse alla fine degli scontri armati. Alla riunione hanno partecipato i  rappresentanti dell’ONU e degli Stati Uniti e i  membri di partiti politici e della società civile di Haiti.

L’ONU “spera fortemente” che l’accordo aiuti a porre fine alla violenza, ma “è molto difficile per noi prevedere” cosa accadrà, ha detto il portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric.

Anche l’Unione europea ha elogiato “gli importanti progressi” fatti durante l’incontro in Giamaica, e ha ritenuto che “una transizione politica praticabile, inclusiva e sostenibile condotta dagli haitiani (era) l’unica opzione per mettere il paese sulla strada della stabilità”.

Ma come reagiranno le bande armate che controllano oltre l’80 per cento del territorio haitiano?

Il capo di una di queste bande armate, l’ex poliziotto Jimmy Chérizier alias “Barbecue”, ha recentemente minacciato una “guerra civile” se Ariel Henry non si fosse dimesso,

Poco prima dell’annuncio delle dimissioni del primo ministro, “Barbecue” ha affermato che non avrebbe riconosciuto un “governo formato dalla Caricom o da altre organizzazioni”, aggiungendo che “Se la comunità internazionale continua con la sua strategia di consegnare il potere a un piccolo gruppo di politici tradizionali, porterà Haiti nel caos”.

Dopo mesi di tergiversazioni, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha dato in ottobre il suo consenso per l’invio nel paese di una missione multinazionale guidata dal Kenya.

Ma il governo keniota ha deciso di sospendere l’invio previsto dei suoi poliziotti, evocando un “cambiamento radicale in seguito al completo crollo dell’ordine pubblico e alle dimissioni del primo ministro”.

Il paese si trova di fronte oltre alla instabilità politica anche al rischio di una crisi umanitaria. Il capo del Programma Alimentare Mondiale (WFP) ad Haiti, Jean-Martin Bauer, ha detto martedì in una dichiarazione, che il paese sta vivendo “una delle crisi alimentari più gravi del mondo – 1,4 milioni di haitiani sono a due passi dalla carestia”. (Le Nuovelliste – Al Mayadeen)

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info 

 

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