IL FILO ROSSO CHE LEGA VENEZUELA E NIGERIA
Donald Trump ha ripetutamente affermato che la pace si ottiene con la forza e seguendo questa logica sarebbe pronto a ristabilire l’ordine in Venezuela e in Nigeria. Un filo rosso lega questi due paesi che però non ha nulla a che vedere con il presunto ristabilimento della democrazia e della libertà.
Il presidente degli Stati Uniti, che ambiva a ricevere il premio Nobel per la Pace, ha dimostrato nelle ultime settimane di meritarselo davvero se si considera che è stato attribuito a una donna, la venezuelana Maria Corina Machado, che chiede a Donald Trump di intervenire militarmente in Venezuela per rimuovere il legittimo governo di Nicolas Maduro. Il pacificatore della domenica ha infatti schierato una miriade di navi davanti al paese sud americano e con la scusa della lotta al narcotraffico tenta di sovvertirne il governo. Ma non solo il Venezuela è sotto i riflettori della Casa Bianca in queste ultime settimane.
Donald Trump ha ordinato ieri al Pentagono di prepararsi per un attacco contro la Nigeria se le autorità del paese non prenderanno provvedimenti per proteggere la popolazione cristiana.
“Se il governo nigeriano continua a permettere l’uccisione dei cristiani, gli Stati Uniti sospenderanno immediatamente tutti gli aiuti e l’assistenza alla Nigeria, e potrebbero entrare in quel paese, ora disonorato, con tutte le armi in mano, per annientare completamente i terroristi islamici che commettono queste orribili atrocità”, ha scritto il presidente degli Stati Uniti sul suo account Truth Social.
“Se attacchiamo, sarà veloce, brutale e forte, proprio come i terroristi attaccano i nostri amati cristiani!”, ha detto, avvertendo le autorità nigeriane che devono “agire rapidamente”.
Il Pentagono, da parte sua, ha dichiarato che i preparativi sono in corso. “L’omicidio di cristiani innocenti in Nigeria – e ovunque – deve finire immediatamente. Il Dipartimento della Guerra si sta preparando per l’azione”, ha scritto il capo del Pentagono Pete Hegseth su X.
La popolazione della Nigeria, il Paese più popoloso dell’Africa con 220 milioni di abitanti, è praticamente divisa in parti uguali tra cristiani e musulmani. La sicurezza del paese è regolarmente disturbata da vari gruppi armati, in particolare l’estremista Boko Haram, che attacca non solo i cristiani, ma anche i musulmani.
Gli attacchi alla popolazione non sono motivati solo da motivi religiosi, ma anche da dispute per risorse, conflitti interni e tensioni etniche, come sottolinea The Independent.
Secondo i dati del programma statunitense Armed Conflict Position and Events (ACLED), tra gennaio 2020 e settembre di quest’anno sono stati registrati 317 morti in 385 attacchi contro i cristiani. Nello stesso periodo sono stati segnalati 417 decessi di musulmani in 196 attacchi.
Il presidente del Paese, Bola Ahmed Tinubu, rigettando le affermazioni di Donald Trump, ha dichiarato che tali affermazioni non riflettono la realtà nigeriana. “La caratterizzazione della Nigeria come un paese intollerante in materia religiosa non riflette la nostra realtà nazionale, né tiene conto degli sforzi costanti e sinceri del governo per salvaguardare la libertà di religione e di credo per tutti i nigeriani”, ha affermato sui social media, aggiungendo che il paese “è impegnato a lavorare con il governo degli Stati Uniti e con la comunità internazionale per approfondire la comprensione e la cooperazione nella protezione delle comunità di tutte le confessioni”.
La Nigeria è un paese dove le linee di divisione corrono non solo sulla mappa, ma anche attraverso la memoria, la storia e la terra. Il nord è prevalentemente musulmano, il sud è più cristiano, e su questo arco di diversità si forma un complesso mosaico di comunità.
Nel nord-est, cova a lungo un focolaio di violenza – Boko Haram e il suo alleato affiliato che si definisce Provincia dello “Stato Islamico” in Africa Occidentale. Queste organizzazioni non sono apparse dal nulla. Sono cresciute sullo sfondo di povertà, mancanza di istruzione e mobilità sociale.
Nel centro del paese, il conflitto è completamente diverso. Qui si scontrano pastor e agricoltori che hanno vissuto fianco a fianco per secoli. Ma quando la terra è diventata insufficiente, quando il clima ha reso il suolo secco e l’acqua più scarsa, il vecchio sistema di accordi è crollato.
Questi scontri sono spesso descritti come religiosi perché i pastori sono per lo più musulmani e gli agricoltori sono spesso cristiani. Ma al centro c’è una lotta per le risorse, per il diritto di lavorare e nutrire una famiglia.
Nel nord-ovest, prospera un’altra forma di violenza – bande che gli abitanti locali chiamano semplicemente “banditi”. Non hanno grandi slogan o ideologie. Sono mossi dal profitto.
Mentre si prepara un’azione militare in Nigeria per salvaguardare le comunità cristiane il capo del Pentagono Pete Hegseth ha annunciato che un’altra imbarcazione che trasportava droga verso gli Stati Uniti è stata affondata dalle forze armate statunitensi questa notte provocando la morte di tre persone.
Dall’inizio della guerra al narcotraffico sono state affondate una quindicina di barche con un bilancio di almeno sessanta persone uccise nelle acque del Mar dei Caraibi e nell’Oceano Pacifico. Azioni del tutto arbitrarie, fuori dal diritto internazionale, condannate dall’Alto commissariato per i Diritti Umani dell’ONU che definisce le uccisioni dei membri degli equipaggi delle barche come esecuzioni extragiudiziali. La Casa Bianca non ha mai fornito prove del trasporto di sostanze stupefacenti nelle barche colpite, ma poco gli importa perché nessuno a livello internazionale ha il coraggio di mettere in discussioni le loro affermazioni.
Parlare di una campagna ben orchestrata da Donald Trump per tentare di sovvertire il governo di Nicolas Maduro non è il solito complotto. Infatti se da un lato non ci sono prove a sostegno delle accuse della Casa Bianca, dall’altro appare davvero incredibile il dispiegamento di navi, portaerei e sommergibili davanti alle coste venezuelane per fermare delle piccole barche che trasportano droga. Tutto appare come il preludio a un’azione militare a grande scala per colpire il governo del Venezuela e sostituire Nicolas Maduro con una marionetta fedele agli interessi statunitensi.
Il Premio Nobel per la Pace attribuito a Maria Corina Machado, attualmente a capo dell’opposizione venezuelana, contribuisce a portare avanti la narrazione che nel paese non c’è libertà e democrazia. La paladina della democrazia ha ripetutamente affermato che è necessario un intervento esterno, degli Stati Uniti, per riportare l’ordine democratico nella nazione. Affermazioni che le hanno valso l’ambito premio.
Gli sforzi del team di Machado sono ora rivolti a aiutare l’amministrazione Trump a giustificare una posizione dura nei confronti del governo di Nicolas Maduro.
Maria Corina Machado ha dichiarato che dopo le campagne elettorali dello scorso anno si è concentrata sull’organizzazione del suo movimento, nonostante la maggior parte della leadership del gruppo sia in prigione, in esilio o nascosta.
“E’ una struttura decentralizzata, parlo di centinaia di migliaia di persone”, – ha detto Machado. Alla domanda se questa pressione esterna da parte degli Stati Uniti sarà accompagnata da una pressione interna, ha aggiunto che “La gente uscirà quando sarà il momento giusto, è già organizzato e pronto proprio ora”.
Secondo lei, il momento attuale è diverso da altri casi in cui i venezuelani si sono sollevati in massa contro il regime in carica. “È una situazione completamente diversa”, ha detto, riassumendo i successi e i fallimenti dell’opposizione negli ultimi 26 anni. “Finalmente i nostri principali alleati a livello internazionale hanno compreso la vera natura del regime e la necessità di una transizione urgente”. I suoi alleati sono ovviamente gli Stati Uniti.
Dunque il Venezuela e la Nigeria sono sotto i riflettori della Casa Bianca, ma perché? Non penserete mica che Donald Trump stia facendo tutto questo perché vuole davvero portare democrazia e libertà religiosa in questi due paesi. Venezuela e Nigeria sono legati da un filo rosso, ovvero la presenza di ingenti quantità di petrolio nei loro sottosuoli. Il Venezuela è uno dei paesi che al mondo dispone di maggiori riserve di petrolio e gas, la Nigeria è il paese africano che dispone di maggiori riserve di greggio.
Ecco quindi spiegato l’interesse degli Stati Uniti per questi due paesi, ogni guerra degli ultimi decenni si è sempre combattuta per appropriarsi delle riserve del sottosuolo dei paesi aggrediti. Iraq,Libia sono solo gli ultimi due esempi di guerre combattute per esportare la democrazia, rubando poi il loro petrolio. L’Iran è ancora nel mirino della Casa Bianca perché ancora non si è piegato ai loro voleri.
E in questo quadro sconcertante, dove il diritto internazionale viene piegato agli interessi di pochi, dove le regole democratiche sono addomesticate, i nostri governi fanno finta di nulla e si girano dall’altra parte assecondando le politiche guerrafondaie dello Zio Sam. Le ridicole scuse con cui si inventano guerre eterne non meravigliano più nessuno, sono assunte come verità indiscutibili.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

