L’ex presidente del Brasile Lula da SilvaL’ex presidente del Brasile Lula da Silva

Il primo discorso di Lula dopo l’annullamento delle sue condanne  (trascrizione integrale)

L’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha tenuto,  mercoledì mattina (10/03), un altro discorso storico presso la sede del Sindacato dei Metalmeccanici dell’area metropolitana di San Paolo, a San Bernardo do Campo, rispondendo alle domande dei giornalisti.

Lula ha parlato in pubblico per la prima volta dopo la decisione del ministro Edson Fachin, della Corte suprema federale (STF), che ha annullato le condanne emesse dalla 13a Corte federale di Curitiba e restituito i diritti politici all’ex presidente.

La trascrizione integrale

Per prima cosa, spero che qui tutti indossino una mascherina, che tutti si prendano cura di se stessi e spero che presto tutti voi sarete vaccinati. Volevo chiedere al dottore qui presente se posso togliermi la mascherina per parlare. Sono a due metri di distanza, avete fatto tutti il test e non siete positivi. Quindi, vorrei togliermi la mascherina così posso parlare meglio con voi.

Dunque, sono passati quasi tre anni da quando ho lasciato la sede di questo sindacato per consegnarmi alla Polizia Federale. Naturalmente l’avevo fatto contro la mia volontà, perché sapevo che stavano arrestando un innocente. Molti di coloro che erano qui non volevano che mi consegnassi.

Ho deciso di consegnarmi perché non sarebbe stato giusto che un uomo della mia età, un uomo con un passato storico costruito insieme a voi, fosse potuto apparire sulle copertine dei giornali e in televisione come un latitante.

Allo stesso tempo, avevo ben chiaro che su di me erano state dette varie falsità. Ho quindi deciso di provare la mia innocenza presso la sede della Polizia Federale, prossimo e a disposizione del giudice Sergio Moro.

Prima che mi costituissi, avevo scritto un libro. Sono stato colui che ha deciso il titolo del libro, che è “La verità vincerà”. Ero così fiducioso e così consapevole di ciò che stava accadendo in Brasile, che ero sicuro che quel giorno sarebbe arrivato. Ed è arrivato.

Volevo dirvi che sono nato politicamente in questo sindacato. Nel 1969 sono diventato un delegato di base di questo sindacato, mentre lavoravo nella fabbrica della Villares. Nel 1972 sono diventato segretario e mi occupavo della previdenza sociale. In effetti, mi prendevo cura dei diritti delle persone anziane. Nel 1975 sono diventato presidente del sindacato. Nel 1978 abbiamo organizzato i primi scioperi dopo quelli del 1968 di Osasco e Contagem. E poi la storia la conoscete già. È sopraggiunta la creazione di molti dei movimenti che sono qui rappresentati e io ho partecipato a quasi tutti.

E il movimento più importante per me è stata la consapevolezza che, attraverso il sindacato, non sarei stato in grado di risolvere i problemi del Paese. Potevo, al massimo, ottenere qualche risultato all’interno della fabbrica, ma sarebbe stata una lotta esclusivamente economicista; quella in cui ciò che vinci oggi, poi lo perdi domani con l’inflazione. Oppure quella lotta che pensi sia vincente e poco dopo l’azienda chiude, come è successo recentemente con la Ford, senza rendere conto a nessuno.

Le sofferenze che i poveri stanno attraversando in questo paese sono infinitamente più grandi di qualsiasi crimine che hanno commesso contro di me. Sono molto più grandi del dolore che ho provato quando sono stato arrestato dalla polizia federale.

Quindi, a quell’epoca, ho deciso che era necessario entrare in politica e costruire una consapevolezza politica nel paese. Affermo sempre che io sono, in politica, il risultato della coscienza politica della classe operaia brasiliana. Quando essa si è evoluta, io mi sono evoluto. E penso che questo giustifichi l’invito che vi ho fatto di essere qui.

Perché tutte le persone che sono state invitate ad essere qui sono coloro che erano qui ad accompagnarmi a costituirmi alla Polizia Federale ed erano le persone che hanno creduto prima e hanno continuato a credere nella mia innocenza. Ovviamente, non c’è un coordinatore o una coordinatrice per la Veglia di Curitiba [gruppo di militanti che hanno presenziato davanti alla Polizia Federale per tutto il tempo che Lula è stato arrestato. NdT], che è stata una delle cose più straordinarie che sono successe nella mia vita.

Quando ho deciso di programmare questa intervista, molte persone erano preoccupate per il mio umore. “Come si sentirà Lula? Sarà arrabbiato? Maledirà qualcuno? Dirà parole di speranza?”

A volte mi sono sentito come racconta la storia di uno schiavo che ho letto in un libro. Lo schiavo fu condannato a subire 100 frustate. Dopo che il boia con la frusta gliene ha date 98, gli ha detto: “Smetterò di frustarti se ringrazi il tuo padrone. Se ringrazi il tuo padrone, non ti darò le due che mancano “. E lo schiavo gli ha risposto: “Come fai a pensare che lo ringrazierò? Sono tutto rovinato. Perché dovrei farti smettere? Dammi le altre due”.

Quindi, se c’è un cittadino che dovrebbe aver ragione di sentirsi ferito dalle frustate, quello dovrei essere io. Ma non lo sono. La gente pensa che dopo aver dato frustate, vi si aggiunga un po’ di sale e di pepe e poi la persona guarirà col tempo. Non importa quali cicatrici rimangano sulle persone.

So di essere stato vittima della più grande menzogna giuridica raccontata in 500 anni di storia. E che mia moglie Marisa è morta a causa della pressione e l’ictus che l’ha colpita ne è stato il risultato.

Mi è stato persino vietato di visitare mio fratello in una bara al suo funerale, perché avevano deciso che lo avrei potuto vedere solo se la sua bara fosse stata portata dentro la caserma in cui ero rinchiuso. E non avrei potuto neanche avere una fotografia per ricordo.

Quindi, se c’è un brasiliano che ha ragione ad avere tanti e profondi risentimenti, quello sono io. Ma non li ho. Onestamente, non li ho perché la sofferenza che sta attraversando il popolo brasiliano, la sofferenza che sta attraversando la povera gente in questo paese è infinitamente più grande di qualsiasi crimine che hanno commesso contro di me. È più grande di ogni dolore che ho provato quando sono stato arrestato dalla Polizia Federale.

Perché non c’è dolore più grande per un uomo e una donna in qualsiasi paese del mondo che svegliarsi la mattina e non essere sicuri di poter bere un caffè e mettere sotto i denti un panino col burro. Non c’è dolore più grande per un essere umano che arrivare a pranzo e non avere un piatto di fagioli e farina di mandioca da dare a suo figlio. Non c’è niente di peggio del cittadino che sa di essere disoccupato e che a fine mese non avrà lo stipendio per mantenere la sua famiglia.

È questo dolore che la società brasiliana sta provando ora che mi fa dire: il dolore che provo non è niente, di fronte al dolore che soffrono milioni e milioni di persone.

È molto meno del dolore sofferto da coloro che hanno visto morire i 270.000 propri cari. I suoi genitori, i suoi nonni, sua madre, sua moglie, suo marito, suo figlio, suo nipote, e non potevano nemmeno dire addio a queste persone, nel momento che consideriamo sempre sacro: l’ultima visita e l’ultimo sguardo ai volti delle persone che amiamo.

E molte altre persone stanno soffrendo. Ecco perché in questa intervista voglio rendere omaggio alle vittime del coronavirus. Ai parenti delle vittime del coronavirus. Al personale sanitario, soprattutto, di tutti i settori, privato e pubblico.

Ma soprattutto, agli eroi e le eroine del Sistema Sanitario Pubblico (SUS), che sono stati screditati politicamente per così tanto tempo. Sono stati squalificati nell’esercizio della loro professione. Solo perché erano costrette a mettere in evedenza le cose brutte che sono successe nel SUS, e quando è arrivato il coronavirus, se non fosse stato per il SUS, avremmo perso molte più persone di quelle che sono decedute. Nonostante il governo tagli così tante risorse al SUS e abbia una pessima gestione della pandemia.

Sapete che la questione dei vaccini non dipende dal fatto se hai o non hai i soldi. Si tratta di una questione se ami la vita o ami la morte. Si tratta di sapere qual è il ruolo di un Presidente della Repubblica nella cura del suo popolo. Perché il presidente non è eletto per parlare di sciocchezze e fake news. Non è eletto per incoraggiare l’acquisto di armi, come se avessimo bisogno di armi.

Le nostre forze armate hanno bisogno di armi. Chi ha bisogno di una pistola è la nostra polizia, che spesso esce in strada per combattere la violenza con una vecchia calibro 38 tutta arrugginita. Ma non è la società brasiliana.

Non sono i contadini che hanno bisogno di armi per uccidere i senza terra o i piccoli proprietari terrieri. Non ne hanno bisogno i miliziani, che le usano per fare terrorismo nelle periferie di questo paese, per uccidere ragazzi e ragazze, soprattutto ragazzi e ragazze neri, che sono le più grandi vittime (anche accidentali) di armi e proiettili in questo paese.

Stiamo quindi vivendo un momento delicato. E voglio parlarvi un po’ di questo. Ma prima volevo continuare i miei ringraziamenti. Jaques Wagner [senatore del PT. NdT], innanzitutto a te, ringraziando ancora una volta questo sindacato per aver ceduto questo spazio democratico in modo che potessimo avere questo incontro.

Non potrei non ringraziare il presidente dell’Argentina, Alberto Fernandez, che, anche come candidato alla presidenza della repubblica del suo Paese contro l’estrema destra, ha avuto la gentilezza ed il coraggio di recarsi alla Polizia Federale di Curitiba per visitarmi. E c’è di più: gli avevo anche chiesto di non rilasciare un’intervista per non essere danneggiato dalla destra in Argentina. E lui mi ha detto: “Lula, non ho problemi con quello che dirà la destra. Il mio problema è cosa sono venuto a fare qui. Sono venuto qui per mostrarti solidarietà, perché credo che tu sia vittima della più grande menzogna politica mai vista in America Latina”.

Quindi, al presidente Alberto Fernandez, che è stata la prima persona a chiamarmi dopo la decisione del giudice Fachin, e al simpatico popolo argentino, porgo i miei ringraziamenti.

Ringrazio il nostro caro Papa Francesco. Non solo perché ha mandato una persona a trovarmi a Curitiba, per consegnarmi una lettera, che la Polizia Federale non ha lasciato entrare, perché pensava di essere un “burlone”, pensavano che non fosse un rappresentante del papa, e lui invece era un rappresentante del papa. E poi ho ricevuto più volte lettere del Papa e dei bei pronunciamenti in varie occasioni. E il fatto che il Papa abbia avuto il coraggio di accogliermi in Vaticano, e tenemmo una lunga conversazione, non sul mio caso giudiziario, ma sulla lotta contro la disuguaglianza, che è il male più grande che aleggia oggi sul pianeta Terra, un pianeta che è rotondo e che non è rettangolare e neanche quadrato. E Bolsonaro non lo sa.

Pertanto, è sempre importante ribadire, in qualunque caso sia possibile: il pianeta è rotondo. Bolsonaro ha un astronauta nel governo: Marcos Pontes, ministro di scienza e della tecnologia, ha sorvolato in un missile russo quando ero presidente. Se lui non dormiva, egli ha visto bene che il pianeta è rotondo. E quindi, potrebbe dire al suo presidente: “Ehi, presidente, non dire più queste sciocchezze, no. Non credere in Olavo de Carvalho [terrapiattista di riferimento di Bolsonaro. NdT], sai? Accetta che il mondo è rotondo”.

In ogni caso, sono grato a Papa Francesco, che è innegabilmente il religioso più importante che abbiamo in questo momento.

Voglio ringraziare inoltre il compagno Aloizio Mercadante, del Gruppo di Puebla. I leader di tutta l’America Latina che mi hanno sostenuto e si sono fidati della mia innocenza. Voglio ringraziare il Forum di San Paolo, che è un’organizzazione della sinistra latinoamericana. E voglio ringraziare molti altri leader politici. Non potevo non menzionare qui il compagno Pepe Mujica, ex presidente dell’Uruguay, una delle persone più straordinarie che abbia incontrato.

Non potevo non ricordare qui la solidarietà di Bernie Sanders, un collega senatore degli Stati Uniti, quasi un candidato alla presidenza della repubblica, che si è ritirato spontaneamente dalla campagna elettorale.

Voglio riconoscere con grande affetto il comportamento di Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, che nella disputa sulla sua elezione, ha avuto il coraggio, quando la destra ha scritto articoli sui giornali che avrebbe perso le elezioni perché mi aveva invitato da lei, ha dichiarato: “Lula, per me la solidarietà vale più di un’elezione. Ti ho invitato qui per darti il premio di cittadino parigino e vincerò le elezioni grazie al mio gesto”. E ha vinto le elezioni. Per questo, voglio ringraziare la nostra cara sindaca di Parigi.

Voglio ringraziare il compagno José Luis Rodríguez Zapatero, il compagno Evo Morales, la monaca Coen [monaca missionaria buddista zen brasiliana. NdT], il nostro amato Martinho da Vila, il nostro amato Chico Buarque, il nostro amato Noam Chomsky, uno dei più grandi intellettuali dell’umanità oggi viventi.

Voglio ringraziare il mio caro, vecchio… Prima di pronunciare il suo nome, voglio dire che questo compagno per quattro anni ha tentato di donare la sua fattoria nell’entroterra di San Paolo affinché l’Università pubblica di San Paolo (USP) potesse costruirvi un campus. E la USP ha fatto passare quattro anni senza dare alcuna risposta. Quando un giorno, egli mi ha contattato, per farmi sapere che aveva una fattoria da donare per farne una facoltà universitaria.

Il carcere non è stato la sofferenza che pensavo fosse, perché non so quanti prigionieri nella storia umana abbiano avuto la possibilità di conoscere così tante belle persone.

In meno di 20 ore, il compagno Fernando Haddad qui, ha accettato la terra e l’ha consegnata all’università. E con questo compagno ho avuto il piacere di visitare il campus, con l’università già in funzione. Non so come stia la situazione oggi, dopo la distruzione di Michel Temer e Bolsonaro, ma questo è il mio caro compagno Raduan Nassar, un compagno che ha già più di 80 anni.

Voglio ringraziare il mio biografo, che non finisce mai il mio libro, il compagno Fernando Morais. Voglio ringraziare Martin Schulz, che è ministro in Germania e rappresenta il partito socialdemocratico. Roberto Gualtieri, dello spagnolo Podemos, e l’ex presidente del Consiglio italiano Massimo D’Alema.

Voglio ringraziare di tutto cuore lo staff della Veglia di Curitiba. Qui c’è molta gente che è stata alla Veglia, che ha passato molto tempo alla Veglia, e quelle persone hanno affrontato la follia della Polizia Federale. C’era un vicesceriffo, che non so se era sano o no, se beveva o no, ma lui provocava le persone della Veglia, è arrivato anche a sparare per spaventare la Veglia.

C’era la polizia, c’erano dei vicini che offendevano i partecipanti alla veglia ogni giorno. E queste persone rimasero lì 580 giorni. Ogni singolo giorno, da domenica a domenica, gridando “Presidente Lula”, pranzavano e gridavano “Presidente Lula”, alle due del pomeriggio. E alle sette di sera gridavano “Presidente Lula”. Tutti i santi giorni. Mi svegliavo, pranzavo e dormivo con quelle donne e quegli uomini venuti da tutto il Brasile, che gridavano il mio nome.

Quindi, il carcere non era la sofferenza che pensavo fosse, perché non so quanti prigionieri nella storia umana abbiano avuto così tante persone intoirno a solidarizzare.

E poi devo ringraziare il movimento sindacale, ringraziare João Paulo, il Movimento Sem Terra, perché il compagno Baggio, lì in Paraná, è stato un eroe.

Devo ringraziare i compagni del MAB [Movimento dei danneggiati dalle dighe], che hanno lavorato in modo straordinario e i compagni dei partiti di sinistra che sono qui. Sfortunatamente non ho la lista con il nome di tutti, ma li devo ringraziare.

Prima di ringraziare i miei avvocati e gli altri avvocati, che anche non essendo i miei avvocati nel processo, hanno partecipato alla solidarietà, hanno fatto molto per questo paese, voglio ringraziare una persona, che non conosco di persona, ma si chiama Claudio Wagner. Si tratta dell’esperto che sta indagando su tutti i messaggi hackerati, per dimostrare la veridicità della nostra denuncia.

Ciò che è buffo è che per cinque lunghi anni, ampi settori della stampa non hanno chiesto alcuna veridicità a Moro. Non hanno richiesto alcuna veridicità ai pubblici ministeri, non hanno richiesto alcuna veridicità alla Polizia Federale per divulgare le bugie che hanno raccontato su di me. Ma ora abbiamo un esperto, che indaga sui documenti, che è della Polizia Federale. Quindi non è del PT, è della Polizia Federale, autorizzato dal giudice della Corte Suprema. E, anche in presenza di questo perito della polizia che sta indagando, rendetevi conto della postura scettica della stampa.

E lo trovo molto esilarante perché Moro dice “Non riconosco la veridicità delle intercettazioni”. I pubblici ministeri dicono “non riconosco”, anche se abbiamo una perizia, e la divulgazione è autorizzata dalla Corte Suprema.

Nel mio caso, non hanno mai chiesto l’autorizzazione. È stato persino curioso perché, nelle molte volte in cui sono stato interrogato, la preoccupazione principale del delegato che mi interrogava non era rispetto alla domanda, ma alla fuga di notizie. E le “fughe” venivano accuratamente selezionate. C’era un giornalista specifico alla Folha di San paolo; un giornalista specifico all’Estadão; un giornalista specifico alla rivista Época, alla Veja, all’IstoÉ; c’erano giornalisti specifici su vari canali televisivi. E tutti lo ricordano.

Quante e quante storie sul principale telegiornale in cui sono comparsi oleodotti, gasdotti da cui uscivano soldi, per parlare per venti o trenta minuti delle denunce dei PM, senza alcuna prova.

Ma l’hanno fatto. Contro Lula non c’era bisogno di dimostrare che il documento era attendibile. Era necessario distruggere. Dopotutto, un meccanico senza un dito aveva già fatto troppo in questo paese. Era necessario impedire a questo cittadino di pensare di tornare a governare il Paese.

Perché in America Latina non si era mai lavorato in 500 anni con una politica di inclusione sociale. L’inclusione sociale era per il 35% della società. Chi può andare a teatro è una piccola parte della società. Chi va al cinema è una piccola parte. Quelli che vanno al ristorante sono una piccola parte. Chi va nei bei parchi, chi va ai vernissage, chi va alle mostre è solo una piccola parte.

La maggior parte, deve rimanere al suo posto. Dopotutto, il ruolo del lavoratore è lavorare. E il ruolo dei poveri è attendere le politiche di aiuto del governo quando arrivano.

E per questo motivo, vi dico, che l’altro ieri è stato un giorno gratificante. Sono grato al ministro Fachin perché ha realizzato qualcosa che chiediamo dal 2016.

La decisione che ha preso, tardivamente, cinque anni dopo, era stata richiesta da noi fin dal 2016. Ci siamo stancati di dire: l’inclusione di Lula, e l’inclusione della Petrobras nella vita di Lula, come un criminale, è stata la ragione per cui la banda dei giudici dell’operazione Lava Jato – non l’ufficio del pubblico ministero, la banda dei procuratori della task force e Moro – hanno capito che l’unico modo per coinvolgermi era l’inchiesta Lava Jato, perché ero già stato scagionato in diversi altri casi al di fuori della Lava Jato, ma loro erano ossessionati, perché volevano creare un partito politico e quindi cercare di criminalizzarmi.

Sono stato molto contento perché, dopo la divulgazione di tante bugie contro di me, ieri [martedì 09/03] penso che abbiamo assistito ad un telegiornale nazionale [della Rete Globo. NdT] epico. Ieri, penso che chi guardava la televisione non credesse a quello che vedeva. Per la prima volta, la verità ha prevalso.

Detta non da qualcuno del PT, detta dal giudice della Corte Suprema Gilmar Mendes; detta dal giudice della Corte Suprema Ricardo Lewandowski e anche dalla presidente della Corte Suprema Carmen Lucia, che non avevano mai visto accadere niente del genere.

E io, poiché penso di avere una piccola esperienza, ero felice della verità, perché è a questo che servono i media. Un giornalista non è fatto per uscire in strada e adempiere agli ordini del redattore.

Forse non lo sapete, ma qui in questa sala non c’è nessuno che si sia occupato di stampa il 10% di quello che ho fatto io. Dal 1975 mi occupo di stampa e in tutti i sensi. E ho sempre detto che il ruolo della stampa è quello per cui, quando il giornalista esce per strada, parte con l’obiettivo di raccontare la verità, la nuda verità. Non importa se quella verità è scomoda per il PT, il PCdoB, il PSOL, il PMDB, per chiunque. Il racconto della nuda verità è ciò per cui abbiamo bisogno di una stampa libera. Non di una stampa che promuove ciò che vuole politicamente o ideologicamente. La convinzione ideologica di un telegiornale, di un giornale, di una televisione o di una rivista va espressa a lato, nell’editoriale, come pensiero della rivista. Ma voi giornalisti dovete essere liberi. E il vostro obiettivo è scrivere ciò che avete visto, è scrivere ciò che le persone vi hanno detto e non ciò che l’editore vuole che voi scriviate.

Pertanto, sono stato felice perché spero che la verità, la verità divulgata dalla Rete Globo ieri, spero che sarà il nuovo modello di comportamento della Rete Globo con la verità. La Rete Globo non deve amare o non amare un presidente. Non deve piacerle o non piacerle un partito. Questo lo deciderà nell’ora di andare a votare. Ma quando si tratta di informare, deve informare sulla verità, e solo, solamente, la verità.

E ieri sono stato felice perché ho visto la verità pronunciata per intero da due ministri della Corte Suprema. E spero che rimanga così. Perché prima in televisione non venivano mostrati il giudice Gilmar Mendes e neanche il giudice Lewandowski. I miei accusatori erano presentati nei telegiornali per mezz’ora, e a volte Gilmar Mendes e Lewandowski, anche se votavano contro gli accusatori, apparivano per 30 secondi.

Dei miei avvocati nemmeno parlo, perché i loro tentativi di apparire nei TG per 30 secondi sono stati immani. Nonostante ciò, continuo a dire che la libertà di stampa è una delle ragioni principali per conservare la democrazia in qualsiasi paese del mondo.

Quindi, compagni miei, voglio ringraziare i miei avvocati. È una cosa buffa, i miei avvocati non erano penalisti, quindi spesso mi hanno suggerito di assumere qualcuno famoso. Qualcuno molto importante, magari un ex ministro, qualcuno che era…

Io ho risposto: per difendere la verità, non ho bisogno di queste figure. Una volta mi hanno chiesto di parlare con un illustre avvocato, che mi ha detto: “Posso anche assumere la sua difesa partecipare, ma ho bisogno di una parcella di 3 milioni di reais [circa 500mila euro. NdT]. Poi ho pensato: se un avvocato per difendermi mi chiede 3 milioni di reais e io lo pago, allora viene confermato che sono un ladro. Dove prenderò 3 milioni di reais per pagare l’avvocato?

E volevo dire al mio caro Cristiano Zanin [avvocato difensore di Lula. NdT] e alla mia cara Valeska Teixeira [avvocata difensora di Lula. NdT], e all’ufficio legale, grazie mille! Perché solo per il loro coraggio è stato possibile quello che è successo lunedì scorso.

Vi ricordate quando ho detto che non avrei scambiato la mia dignità con la mia libertà e ho dichiarato che la mia caviglia non era la caviglia di un piccione? Sapete, non mi sarei mai messo la cavigliera elettronica e non avrei accettato gli arresti domiciliari, perché casa mia non poteva essere una prigione. Molte persone pensavano che avessi preso una posizione troppo radicale, mentre invece stavo solo esprimendo quello che sentivo. Ero sicuro che quel giorno sarebbe arrivato.

Quel giorno è arrivato con il voto di Fachin, per riconoscere che io non ho mai commesso un crimine. Per riconoscere che non ho mai avuto alcun coinvolgimento con la Petrobras. E tutta l’amarezza che ho passato, tutta la sofferenza che ho passato, è finita.

Sono molto calmo. Il processo continuerà? Continuerà. Va bene, sono già stato assolto da tutti i processi al di fuori di quelli di Curitiba. Continueremo a fare ricorso per far sì che si indaghi sulla condotta del giudice Moro. Perché non ha il diritto di diventare il più grande bugiardo della storia del Brasile e di essere considerato un eroe da chi voleva incolparmi. Gli idoli di argilla non durano a lungo.

Sono sicuro che oggi Sérgio Moro deve soffrire molto più di me. Sono sicuro che il procuratore Deltan Dallagnol deve soffrire molto più di me. Perché sanno che hanno commesso degli errori e invece io sapevo che non avevo sbagliato.

Quindi, i miei ringraziamenti ai miei avvocati. E i miei ringraziamenti a tutti gli avvocati in Brasile che mi hanno aiutato, a tutti loro. C’erano molte persone che mi sostenevano, molte petizioni sono state firmate e sono sinceramente grato a tutti.

Una volta ho avuto un avvocato molto importante. Quando è uscita la notizia del triplex [appartamento suppostamente ricevuto come tangente. NdT], questo avvocato, uno dei più grandi penalisti brasiliani, mi ha detto: “Lula non devi preoccuparti di questa faccenda del triplex, perché non ci sono le condizioni per le quali questo processo vada in porto”.

Hanno inventato una società offshore a Panama, hanno inventato una donna d’affari di questa società offshore, per poter affermare che questa donna d’affari attraverso questa società aveva assunto un impegno con la OAS [impresa di costruzioni brasiliana. NdT] e la Petrobras, e quindi quello era ciò di cui avevano bisogno per condannarmi.

E per il caso dell’appartamento triplex, che non è andato avanti, non hanno mai prodotto un documento, non hanno mai scoperto un centesimo di pagamento, e quello è stato il motivo per cui sono stato condannato a nove anni di carcere. E ho dovuto pagare una multa di cinquanta volte il valore dell’appartamento.

E ora la vittima di quell’appartamento è Guilherme Boulos [politico del PSOL. NdT], accusato di aver occupato l’appartamento. Ed è buffo che, se io ne ero il proprietario, non sono proprio stato io a fare causa a Boulos. Quindi voglio sapere chi ha fatto causa al compagno che ha fatto irruzione in un appartamento che dicevano essere mio. E io non gli ho fatto causa, mentre qualcuno gliela fatta.

Ora puoi sapere, Boulos, che hai tutta la mia simpatia. Se sarà necessario invadere per la tua causa, invaderemo.

Sapete che la situazione è molto difficile. Non vogliate mai, non vogliate mai uscire sulle pagine dei giornali con la vostra faccia additata per un qualsiasi crimine. Perché vi rendereste conto che molte persone, che pensavate fossero vostre amiche, presto si dileguerebbero. Passereste settimane o mesi senza ricevere una chiamata.

Le persone che stavano con voi, intorno a voi, 24 ore al giorno, scomparirebbero. Non auguro questo male a nessuno, per questo quando ero presidente ho fatto tre discorsi in cerimonie di nomina di giudici supremi. Dicevo a Paulo Okamotto [assistente personale di Lulas. NdT]: considero l’istituzione del Pubblico Ministero Federale molto importante ed è molto importante la persona che ne è nominata, che deve essere molto onesta e molto seria.

Non possiamo divulgare i nomi delle persone indagate finché non avremo le prove. Non si può tentare di criminalizzare una persona finché non si può dimostrare che abbia commesso un reato. Ed invece è quello che è successo. Il gruppo dei giudici della Lava Jato ha stretto un patto con il settore dei media. E questo era necessario, perché quella era la teoria di Moro, in un articolo che scrisse nel 1994 in cui diceva: “solo la stampa può aiutare a condannare le persone”. E allora vale qualsiasi cosa.

Quindi, voglio ringraziare Gleise Hoffmann [deputata del PT. NdT], per tutto il suo lavoro, come compagna, come avvocato e come presidente del partito. Voglio ringraziare il nostro collega Fernando Haddad, che è venuto a trovarmi anche come avvocato, non come un compagno del PT, veniva come avvocato. Rui Costa [governatore dello Stato di Bahia del PT. NdT] è venuto a trovarmi come avvocato. Il mio compagno di partito, Emílio, veniva a trovarmi come avvocato.

Ho guadagnato due straordinarie amicizie, persone che non conoscevo, due avvocati di Curitiba che mi hanno visitato per 580 giorni, ogni singolo giorno. Uno veniva la mattina e l’altro nel pomeriggio. Solo nei sabati e domeniche non mi venivano a trovare. Ma immaginate cosa si prova ad avere due persone che ti vengono a trovare ogni singolo giorno.

Uno arrivava con il pranzo, mandato da Janja [Rosângela Silva, fidanzata di Lula. NdT], e l’altro veniva nel pomeriggio per la cena inviato da Janja. Sapete, a volte il cibo arrivava freddo, ma io mangiavo e non mi lamentavo, perché sapevo che fuori c’era gente che moriva di fame. Riscaldavo i pasti, l’operaio sa come riscaldare il cestino del pranzo. Quindi, non ho mangiato cibo freddo, era tutto caldo.

Beh, una volta Janja mi ha mandato una zuppa, una zuppa in un thermos. E credo che la zuppa abbia continuato a cuocersi nel thermos e quindi non usciva dal tappo. I grumi erano cresciuti, credo fossero lenticchie. Erano cresciuti nel thermos e non sono riuscito a tirare fuori il cibo, sapete. Ma poi mi sono messo a raschiare con il cucchiaio e battevo sul fondo del thermos per farla uscire e la zuppa non era più zuppa, ma era deliziosa.

Voglio ringraziare i governatori Rui Costa, Wellington Dias, Camilo Santama, Fátima Bezerra e tutti i governatori del Nordest che stanno lottando, sapete, insieme all’intero paese, per somministrare i vaccini.

È una lotta titanica contro un governo incompetente, contro un ministro della Salute incompetente e contro le persone che non rispettano la vita. Quindi ai governatori, la mia solidarietà.

Voglio ringraziare tutti i membri dei sindacati centrali, ringraziare tutti i membri dei partiti politici qui presenti, voglio ringraziare i movimenti sociali, la CUT [maggior sindacato brasiliano. NdT], la Força Sindical [sindacato brasiliano. NdT], il CGTB [sindacato brasiliano. NdT], il Movimento dei Sem Terra (MST), il Movimento dei Lavoratori Senza Tetto (MTST), i compagni della Unione Nazionale degli Studenti (UNE), che ha avuto un ruolo straordinario durante tutto il periodo in cui sono stato al governo.

E voglio ringraziare voi, stampa brasiliana, perché dopo tutto quello che ho detto qui, potete esser certi che neanche João Roberto Marinho [padrone della Rete Globo. NdT] ama la stampa più di me. Né vuole più democrazia di me nella stampa, figuriamoci il Presidente della Repubblica. Grazie a voi. Perché so che continuerete a lavorare per cercare di migliorare il ruolo della stampa nella costruzione della democrazia brasiliana.

Compagni e compagni, mi chiedevo di cosa vi avrei parlato qui oggi. Ieri sono rimasto fino quasi a mezzanotte ad abbozzare qualcosa, annotare cose, cambiare cose e sono giunto alla conclusione che dovevo parlarvi un po’ della situazione di questo paese. Sarebbe un errore da parte mia non dirvi che il Brasile non merita di affrontare quello che sta succedendo.

Ho 75 anni. Dico scherzosamente che ho l’energia di un trentenne e la voglia di un ventenne. Penso che sia per questo che non ho ancora ricevuto un vaccino, perché non hanno capito se ne ho 30, se ne ho 20 o 75. Quindi, ora sto dicendo che ne ho 75 e la prossima settimana, a Dio piacendo, sarò vaccinato. Vado a prendere il mio vaccino. Non mi interessa di quale paese, non mi interessa se sono due dosi o una; sapete, prenderò il vaccino e voglio farne la propaganda per il popolo brasiliano.

Non seguite nessuna stupida decisione del Presidente della Repubblica o del Ministro della Salute. Fatevi vaccinare. Prendete un vaccino, perché il vaccino può liberarvi dal covid. Ma anche avendo preso un vaccino, non pensate di potervi togliere la mascherina, andare al bar, ordinare una birra gelata e fare assembramenti, no! Dovete continuare a rispettare il confinamento e dovete continuare ad usare la maschera e l’alcol gel. Per l’amor di Dio.

Questo virus ieri ha ucciso quasi 2mila persone. Sta succedendo che le morti vengono naturalizzate, perché ascoltiamo la stassa notizia la mattina, il pomeriggio e la sera, accendiamo un canale televisivo, leggiamo un giornale, accendiamo una radio, e si parla di morte, e allora è facile che ciò si naturalizzi nella testa delle persone, ma erano morti che, molte di loro, potevano essere evitate. Evitato se avessimo un governo che agisse in maniera elementare.

Sapete che l’arte di governare non è facile; è l’arte di saper prendere una decisione. Quindi, un Presidente della Repubblica che si rispettasse e che rispettasse il popolo brasiliano, per prima cosa avrebbe dovuto creare un comitato di crisi a marzo dello scorso anno.

Coinvolgere il suo ministro della salute, coinvolgere gli assessori statali alla sanità, coinvolgere gli scienziati della Fiocruz [Fondazione Nazionale di Ricerca Scientifica. NdT], del Butantan [Istituto Nazionale di Ricerca Scientifica. NdT] ed altri scienziati. E ogni settimana orientare la società brasiliana sulle misure da prendere.

Era necessario dare priorità all’acquisto dei vaccini che potevano essere ottenuti in qualsiasi paese del mondo. Ci sono stati momenti in cui era disponibile un vaccino che non abbiamo nemmeno accettato. La stessa Pfizer ha cercato di offrirci un vaccino, e noi non lo abbiamo voluto comprare.

Perché avevamo un presidente che ha inventato una certa clorochina. Avevamo un presidente che diceva che chiunque abbia paura del covid è una femminuccia, che il covid era un raffreddorino, che aver timore del covid era una cosa da codardo, che lui era un ex atleta, e quindi non lo avrebbe preso. Nel mondo civilizzato, questo non è il ruolo di un presidente della Repubblica.

Un presidente della Repubblica avrebbe dovuto avere un comitato di crisi, e ogni settimana divulgare una voce ufficiale dal comitato di crisi che guidasse la società, visitando gli stati, visitando le città, vedendo le condizioni degli ospedali, lavorando per fare un ospedale da campo dove non c’era ospedale. Cercando di evitare di far rimanere senza ossigeno le strutture sanitarie come ha fatto a Manaus. Questo era il ruolo del Presidente della Repubblica.

Adesso, egli non sa cosa vuol dire essere Presidente della Repubblica. Nella sua vita intera non è stato nulla. Non era nemmeno un capitano. Era un tenente ed è stato promosso solo quando è andato in pensione. Ed è andato in pensione perché voleva far saltare in aria le caserme, perché è diventato un leader sindacale dei soldati, voleva più aumenti di stipendio per i militari.

Dopo essere andato in pensione, non ha mai più fatto nulla nella sua vita. È stato consigliere comunale e deputato per 32 anni. Ha esercitato i suoi mandati istituzionali, ma è riuscito a trasmettere alla società l’idea che non fosse un politico.

Immaginate il potere della forza del fanatismo? Attraverso fake news, il mondo ha eletto Trump. Attraverso fake news, il mondo ha eletto Bolsonaro.

Perché forse tuo padre o tua madre un giorno devono averti detto: “Figliolo, la menzogna viaggia su un aereo supersonico, la verità su un guscio di tartaruga”. Quindi, la bugia ha molta più forza, perché è più facile crederci. La verità la devi spiegare, la menzogna no.

Sono venuto a conoscenza in questi giorni che ci sono 50 milioni di persone nel mondo che credono che la terra sia piatta. In altre parole, vi rendete conto della follia che sta dilagando in questo paese?

Molte morti avrebbero potuto essere evitate, molte morti. E che il ruolo delle chiese è aiutare a guidare le persone, non è vendere fagioli miracolosi anti-covid [caso veramente successo in Brasile. NdT] o celebrare una messa piena di persone senza mascherine, dicendo che possiedono una medicina per guarire.

Credo che Gesù possa salvare le persone, ma le persone hanno bisogno di aiutare se stesse. Se la persona è ignorante, non indossa una mascherina, non si isola, non si lava le mani, Dio dirà: “Aspetta un po’, ho molte persone di cui prendermi cura figlio mio. Abbi anche tu stesso cura di te”.

Quindi questo paese è totalmente disorganizzato e disaggregato perché non ha alcun governo. Ripeto: questo paese non ha governo.

Questo paese non si prende cura dell’economia, questo paese non si prende cura dei posti di lavoro, questo paese non si prende cura dei salari, questo paese non si prende cura della salute, questo paese non si prende cura dell’ambiente, questo paese non si prende cura dell’istruzione, questo Paese non si prende cura dei giovani, questo Paese non si prende cura dei bambini delle periferie. Cioè, di cosa si prendono cura?

Da quanti anni voi, compagni dirigenti sindacali, non sentite la parola investimento, sviluppo, creazione di posti di lavoro e distribuzione del reddito? È passato molto tempo.

Non so se la CUT ha già pubblicato il documento, se ha già riunito il movimento sindacale, ma c’è qualcosa che da tempo desideravo fosse prodotto, e finalmente sembra che il DIEESE [Dipartimento Intersindacale di studio e statistica] l’abbia prodotto.

Secondo questo studio del DIEESE, il paese ha perso più di 4 milioni di posti di lavoro, e non sto parlando dei 14 milioni di disoccupati, sto dicendo che, a causa dell’operazione Lava Jato, la distruzione che essa ha causato nella generazione di posti di lavoro in questo paese, ha fatto perdere 4.400.000 posti di lavoro.

Direttamente nell’edilizia civile: 1 milione e 100mila. Nella catena di produzione di petrolio e gas, l’industria navale, l’industria metallurgica, immaginate quanti milioni di posti di lavoro… non se ne è mai parlato. Nessun istituto ha mai avuto il coraggio di pubblicare i danni che ha fatto in questo paese. Questo paese, che, all’epoca in cui governava il PT, divenne la sesta economia del mondo.

Ricordo che a Copenaghen, durante le Olimpiadi, scherzavo con Francia e Inghilterra: “Preparatevi, perché vi abbiamo già superato, ora voglio sorpassare la Germania”. Preparatevi, perché il Brasile non è nato per essere piccolo, il Brasile è nato per essere grande.

Ed è per questo che ci sono governanti che pensano in grande, perché chi pensa in piccolo è piccolo. Questo paese ha raggiunto la posizione di sesta economia del mondo. In tutti i sondaggi, era il paese più ammirato al mondo, era il paese in cui le persone avevano più felicità, le persone credevano di più nel futuro.

Era un paese molto rispettato da Cina, Russia, India, Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti. Questo paese aveva un progetto nazionale. Cosa ha il paese oggi?

Non avete mai sentito parlare di privatizzazioni dalla mia bocca. Chi è che pensa che solo l’iniziativa privata sia buona?

Una società pubblica, come il Banco do Brasil, una società pubblica, come la Petrobras, ben gestita, come era nel nostro governo, è diventata la quarta compagnia energetica del mondo.

La Petrobras ha investito 40 miliardi di reais [circa 7 miliardi di euro. NdT] all’anno . Non abbiamo scoperto il pre-sale [grande giacimento petrolifero oceanico. NdT] per esportare petrolio greggio. Abbiamo scoperto il pre-sale per esportare prodotti petroliferi, per avere una potente industria petrolchimica in Brasile.

Ecco perché abbiamo coniato la frase: “il pre-sale è il passaporto del futuro”. Ecco perché investiamo il 50% delle royalties sull’istruzione, ecco perché abbiamo pensato di creare un fondo per il popolo brasiliano. Tutto questo lo stanno distruggendo.

Hanno venduto la nostra impresa di distribuzione petrolifera BR, non sappiamo a chi l’hanno venduta. Una società che ha raccolto 70 miliardi di reais [circa 12 miliardi di euro. NdT] nel 2019 è stata venduta per 3 miliardi e 900 mila reais [650 milioni di euro. NdT].

Hai visto Guedes [ministro dell’economia del Brasile. NdT] dire una parola sulla crescita economica, lo sviluppo e la distribuzione del reddito? No, sta vendendo. Vendiamo. Ora, mentre vendono e spendono i soldi per gli affari correnti, il paese diventa più povero.

Il PIL non crescerà e il debito continuerà a crescere. Perché l’unico modo per ridurre il debito del Brasile è non smettere di spendere per ciò che è necessario. Perché, se devi investire in istruzione e salute, se devi investire in trasporti e infrastrutture, devi investire denaro.

Ciò che ridurrà il nostro debito in relazione al PIL è la crescita economica, è l’investimento pubblico. Perché, qual è la logica dell’investimento pubblico? Se lo Stato non si fida della sua politica e non investe, perché dovrebbe investire l’imprenditore?

Vi dirò un fatto che potreste non sapere, ve lo dirò perché sono qui nel sindacato.

Quando questo paese ha avuto un metallurgico come presidente della Repubblica nel 2008, l’industria automobilistica ha venduto 4 milioni di auto all’anno nel Brasile. Dopo 13 anni, questo paese vende 2 milioni di auto. In altre parole, oggi l’industria automobilistica è la metà di quello che era nel 2008. Perché non c’è possibilità di investimento se non c’è domanda. Per far crescere la domanda, le persone devono avere un lavoro decentemente retribuito.

Perché pensate che il PT stia lottando per un salario di emergenza di 600 reais [circa 100 euro. NdT]? Non è perché pensiamo che lo Stato debba pagare 600 reais per tutta la vita. È perché lo Stato può smettere di pagare solo quando sta generando occupazione e le persone stanno guadagnando un reddito, come remunerazione del loro lavoro e quindi non c’è bisogno di salari di emergenza.

Ma finché il governo non si occupa del lavoro, non si prende cura dei salari, non si prende cura del reddito, bisogna avere uno stipendio di emergenza in modo che le persone non muoiano di fame. Non c’è bisogno di leggere Marx per capirlo, non c’é bisogno di un articolo di Delfim Neto [economista liberista brasiliano. NdT] per capire. È la stessa logica della tua casa e della tua famiglia.

Se una donna ha del denaro, tua moglie e la famiglia hanno soldi, lei va al supermercato, va in fiera, va a comprare un quaderno nuovo, va a comprare una scarpa, va a comprare una camicia e tutto comincia a funzionare. Se no, lei resta a casa prostrata, davanti ad un fornello ad aspettare: “quando avrò i soldi per comprare qualcosa?”.

Il Brasile non è suo [di Bolsonaro] e dei miliziani. Il Brasile conta 230 milioni di persone. E queste persone vogliono lavorare, vogliono mangiare, vogliono vivere, vogliono avere tempo libero.

Perché governare un paese… un presidente della Repubblica deve parlare con i membri del sindacato. Non è possibile che un Presidente della Repubblica non parli alla forza lavoro.

Un presidente deve parlare con uomini d’affari e mi sembra che Bolsonaro parli solo con il biondo della Havan [grande impresa di negozi il cui padrone è un fervente bolsonarista. NdT]. Sembra non ci sia conversazione con il mondo produttivo, perché non c’è incontro con gli uomini d’affari.

Io avevo creato un consiglio con 100 membri. Partecipavano i dirigenti sindacali, i grandi imprenditori, i rappresentanti dei popoli originari, i parroci delle chiese evangeliche, i sacerdoti, i vescovi, i neri. Perché volevo ascoltare la società. Nel mio mandato, abbiamo tenuto 74 conferenze nazionali per ascoltare cosa voleva la società.

Bolsonaro non riunisce nessuno. Lui riuniusce i miliziani. Non mostra la sua faccia nelle interviste. All’uscita del Palazzo, si ferma per dichiarare: “Libero l’accesso alle armi, libero altre quattro armi, altri due fucili, presto ci sarà un cannone per tutti”.

Questo popolo non ha bisogno di armi. Questo popolo ha bisogno di lavoro, di licenze professionali, di stipendi, di libri, di istruzione. Lo Stato deve essere presente nelle periferie di questo paese. Lo Stato deve essere presente con l’istruzione, con la cultura, con la salute, con la politica di assistenza sociale. Questo è il ruolo di un Presidente della Repubblica.

Sarà che Bolsonaro non ha letto niente di quello che abbiamo fatto? Non hai prodotto, Haddad, un libricino da far leggere a Bolsonaro? Abbiamo realizzato così tanti opuscoli. Il PCdoB non ha fatto un manuale da inviare a Bolsonaro dicendo che è possibile governare diversamente? Ehi voi della Força Sindical e voi della CUT mandategliene uno, così Bolsonaro saprà che è possibile.

Il Brasile non è suo e dei miliziani. Il Brasile conta 230 milioni di persone. E queste persone vogliono lavorare, vogliono mangiare, vogliono vivere, vogliono avere tempo libero.

Non sapete quanto fossi felice quando vedevo un operaio mostrare una bistecca e dire: “Vado a mangiare una bistecca e vado a bere una birra”. È una cosa fantastica.

Non conoscete la gioia di vedere un piccolo produttore di questo paese, rappresentato qui dal compagno João Paulo dei senza terra, produrre e sapere che aveva un prezzo garantito, sapendo che il suo prodotto non sarebbe rimasto nel suo magazzino o rovinato sotto al sole o sotto la pioggia.

Abbiamo organizzato un sistema di acquisto di questi prodotti e li abbiamo distribuiti se necessario, ma abbiamo dovuto costituire anche lo stoccaggio regolatorio, per controllare i prezzi. Ehi gente, come può arrivare a costare 105 reais [circa 18 euro. NdT] una bombola di gas da cucina? Come possono le cipolle aumentare del 60% e i pomodori aumentare non so quanto? Come può la luce elettrica aumentare così tanto? E la benzina?

Non è possibile permettere che il prezzo del carburante brasiliano segua il prezzo internazionale se noi non siamo importatori di petrolio. Il Brasile è un esportatore.

Se produciamo la materia prima qui, se la prendiamo dal fondo del mare, se possiamo raffinarla qui… produciamo benzina per aeroplani, produciamo diesel e produciamo nello stesso standard di qualità con cui produce l’Unione Europea. E ora stiamo importando benzina dagli USA e diesel dagli USA. Non c’è logica.

Nel 1953, quando stavamo creando la Petrobras, il quotidiano O Estado de São Paulo nei suoi editoriali scrisse che il Brasile era ignorante, che il Brasile non doveva avere petrolio, che il Brasile non aveva bisogno di petrolio, che il Brasile doveva comprarlo da gli Stati Uniti.

Ora, siamo tornati al 1953: il Brasile ha la materia prima… siete giovane e potreste non ricordare tutto, ma quando abbiamo scoperto il pre-sale, sapete cosa diceva Miriam Leitão [giornalista di centrodestra. NdT]? Diceva: “Sì, ha scoperto il pre-sale, ma non lo può sfruttare perché non ha la tecnologia e il prezzo del barile sarà molto costoso”. E invece, non solo stiamo cercando petrolio a 6,7mila metri di profondità, ma il costo di un barile al largo costa solo un dollaro in più di un barile in Arabia Saudita, che è quasi alla luce del sole. Capisci cosa significa?

Significa investimento in ricerca e tecnologia che abbiamo fatto nella Petrobras. Ecco perché c’è stato un colpo di stato contro Dilma, perché non si è voluto che avessimo petrolio qui in Brasile nelle mani dei brasiliani. Deve essere nelle mani degli americani perché devono avere le scorte per la guerra.

Dopo la seconda guerra mondiale, hanno imparato che solo chi ha molto carburante ha vinto la guerra, perché sanno che la Germania ha perso la guerra perché non è arrivata a Baku, in Russia, per avere accesso alla benzina.

Quindi, i paesi ricchi hanno tutti una grande scorta di carburante. Tutti. E noi, che siamo un grande paese, che siamo in un paese che ha la tecnologia più importante per la ricerca di petrolio in acque profonde, ce ne stiamo sbarazzando per servire gli interessi del Dio mercato petrolifero.

L’economia va male e il covid sta diffondendosi in tutto il paese. La variante di Manaus sembra uccidere, sembra sia 10 volte più contagiosa dell’altra variante e ne uccide almeno il doppio, almeno questo è quello di cui ho sentito parlare gli scienziati.

Quel paese potrebbe ricercare vaccini e produrre vaccini. Quando è arrivato l’H1N1, nel 2009, ero presidente della Repubblica, abbiamo vaccinato 80 milioni di brasiliani in tre mesi. Questo paese ha un sistema sanitario che sa come farlo.

Vorrei che voi meditaste. Questo paese non ha governo, questo paese non ha ministro della salute, questo paese non ha ministro dell’economia, questo paese ha uno spaccone. Il presidente, siccome non sa niente, dice “ci pensa Guedes, pensa a tutto Guedes, pensa a tutto lui”.

E a questo proposito, sapete che il Paese si è impoverito. Il PIL è diminuito, i salari sono diminuiti, il commercio al dettaglio è diminuito, la produzione alimentare delle persone è insostenibile e il presidente non se ne preoccupa. Il presidente è preoccupato, sì: “Abbiamo bisogno di vendere più armi”. È necessario. Deve dare sicurezza ai latifondiari dicendo: “compra un fucile, compra una mitragliatrice, se arriva un senza terra, fai fuoco”.

Allo stesso modo di come ha detto Trump, Bolsonaro ha affermato: se in un ristorante trovi qualcuno che parla male di me, menagli che io ti garantisco l’aiuto di un avvocato. Bolsonaro fa da garanzia ai miliziani.

Infine, compagni e compagne, volevo dirvi che quando raggiungerete l’età a cui sono arrivato io e quando riceverete la stassa generosità che io ho ricevuto da Dio, non ci sarà più spazio per mantenere l’odio, non ci sarà più spazio per perdere tempo a rimuginare rabbia o odio. Io sono stato benedetto da Dio in molti modi.

Siamo riusciti a ristabilire la libertà di organizzazione dei partiti e abbiamo avuto il piacere di creare il partito più importante della sinistra latinoamericana. E poi, figuriamoci siamo arrivati alla presidenza della Repubblica.

Vi ricordate con chi ho disputato le prime elezioni, con il dott. Ulisses Guimarães, con il dott. Leonel de Moura Brizola, con il dott. Paulo Salim Maluf, con il dott. Mario Covas, con il dott. Afif, con il dott. Aureliano… erano tutti dottori. L’unico che non era un dottore ero io. E sono sempre andato al secondo turno, ma non ho vinto perché la Rete Globo mi ha truffato. La Rete Globo organizzava per bene i dibattiti pre-elettorali, per screditarmi e sminuirmi rispetto all’opinione pubblica.

Bene, allora come vi dicevo io sono benedetto da Dio, quindi voglio concludere dicendovi quanto segue: sono molto contento per la mia vita. La Lava Jato è scomparsa dalla mia vita. Non mi aspetto che le persone che mi accusano smettano di accusarmi, no. Mi fa piacere che sia stato riconosciuto quello che dicono da tempo i miei avvocati: il presidente è innocente, il presidente non possiede l’appartamento.

Abbiamo sconfitto 11 azioni legali ricevute in cinque anni. In altre parole, abbiamo avuto successo al 100% nelle decisione del giudice Fachin. Avevo quattro cause legali in corso contro di me e all’improvviso sono scomparse. Perché Fachin non l’ha fatto prima? Lo dico da cinque anni.

So che è imbarazzante, per molte persone che mi hanno accusato, smetterla di accusarmi. È dura, perché quando si percorre il sentiero della menzogna, è difficile tornare indietro. Ma guarda quanto sono più sereno di William Bonner [giornalista del TG della Rete Globo. NdT] ieri a dare la notizia. Oh, come ho un volto pacifico, perché la verità ha vinto, perché la verità continuerà a vincere.

Quindi, compagni e compagne, voglio dirvi: voglio dedicarvi il resto della vita che mi resta e spero che sarà molta, lo spero. Iniziamo a goderci la vita quando siamo più vicino al paradiso. Voglio camminare di nuovo in questo paese per parlare con queste persone.

Il popolo ha il diritto di non permettere a un cittadino che causa i mali che Bolsonaro causa al Paese di continuare a governare e di continuare a vendere il Paese. Non so quale sia l’atteggiamento, ma qualcuna ne dovremo avere, compagni, in modo che questo popolo possa tornare a sognare di nuovo.

Questo paese ha già sognato, questo paese ha già realizzato. Ehi, gente, abbiamo sognato di rendere grande questo paese. Abbiamo costruito e rafforzato il Mercosul. Abbiamo costruito Unasul, perché volevamo creare un grande blocco economico latinoamericano, un blocco di 400 milioni di abitanti, con un PIL ragionevolmente grande, per negoziare ad armi pari con l’Europa.

Perché l’Europa vuole solo negoziare con noi per venderci i loro prodotti industriali e per noi vender loro i prodotti agricoli. No. Non vogliamo fare solo agribusiness, rispettiamo l’agribusiness, penso che l’agribusiness abbia molta tecnologia, è molto importante, ma il Brasile vuole essere un paese industrializzato. Il Brasile vuole avere nuove industrie, il Paese vuole avere nuove tecnologie.

L’abbiamo sognato. Abbiamo creato i Brics, abbiamo creato la banca dei Brics, abbiamo creato la banca del Sud. Il Brasile aveva un progetto nazionale, il Brasile aveva un progetto sovrano. Perché ormai sono più di 500 anni che siamo stati scoperti.

Quando ci prenderemo cura di noi, del nostro paese? Quando mi sveglierò la mattina senza dover chiedere permesso per respirare al governo degli USA? Quando mi alzerò la mattina sapendo che il mio popolo sta facendo colazione, pranzerà e cenerà, che i bambini sono a scuola, che hanno accesso alla salute e alla cultura? Quando ci sveglieremo? È possibile. Lo abbiamo dimostrato.

Quindi, compagni e compagne, è per la costruzione di questo sogno e per contribuire a trasformarlo in realtà che mi sento tanto giovane. Mi sento giovane per lottare con forza. Quindi, volevo che voi lo sapeste: non mollare mai; la parola desistere non esiste nel mio dizionario.

L’ho imparato da mia madre: lotta sempre, credi sempre, tenta sempre, perché se noi non crediamo in noi stessi, nessuno ci crederà. Se non ti rispetti, nessuno ti rispetterà.

Alle persone che mi hanno insultato in tutti questi anni, voglio dirlo. Voglio parlare alla classe politica. Perché tante volte, Haddad, tante volte, Boulos, tante volte ci rifiutiamo di parlare con certi politici; è la nostra natura.

Ma guardate, vorrei che in parlamento ci fossero solo brave persone, persone di sinistra, progressisti, ma non è così. Il popolo non ha scelto così. Il popolo ha scelto chi voleva eleggere. Dobbiamo parlare con chiunque sia lì per vedere se possiamo aggiustare questo paese.

Ho bisogno di parlare con gli uomini d’affari. Vorrei sapere qual è la loro follia di non rendersi conto che se vogliono crescere economicamente, se vogliono che il mercato azionario cresca, se vogliono che l’economia cresca, dobbiamo assicurarci che le persone abbiano un lavoro, che le persone abbiano un reddito, che le persone possano vivere con dignità, altrimenti non c’è crescita.

Sarà che è così difficile o che saremo tenuti in ostaggio dal “Dio mercato”, che vuole solo fare soldi qualunque cosa accada?

Abbiamo già visto l’esperienza della crisi del 2008, con i subprime americani e, successivamente, con il crollo dei Lehman Brothers. E quando loro falliscono, chi ci rimette i soldi per salvarli? Lo stato! Lo stato che ripudiano, lo stato che distruggono. Quando crollano, lo stato deve mettere i soldi per salvarli.

Negli Stati Uniti, quando il sistema abitativo ha rotto la bolla, con i subprime, hanno prima aiutato le banche, e solamente in un secondo tempo hanno pensato ai poveri che avevano perso la casa. Quando penseremo a quelli che stanno in basso per primi?

Quindi, non abbiate paura di me. Sono radicale. Sono radicale perché voglio andare alla radice dei problemi di questo Paese.

Sono radicale perché voglio aiutare a costruire un mondo giusto. Un mondo più umano. Un mondo in cui lavorare e chiedere un aumento di stipendio non è un crimine. Un mondo in cui le donne non siano umiliate perché sono donne. Un mondo in cui le persone non siano disprezzate per ciò che vogliono essere. Un mondo in cui aboliremo definitivamente il maledetto pregiudizio razziale in quel paese. Un mondo in cui non ci siano più proiettili vaganti. Un mondo in cui i giovani possano muoversi liberamente per le strade in qualsiasi luogo senza la preoccupazione di ricevere un tiro di arma da fuoco.

Un mondo in cui le persone siano felici ovunque vogliano esserlo, in cui le persone siano ciò che decidono di essere. Un mondo in cui si rispetti la religiosità gli uni degli altri, ognuno è ciò che vuole, ognuno ha la spiritualità che vuole. Nessuno deve essere obbligato ad essere della mia religione, qualunque sia la sua, quella in cui si crede. Le persone possano essere LGBT e noi dobbiamo rispettare la maniera in cui le persone ritengono di agireed esprimersi. Questo mondo è possibile, questo mondo è completamente possibile.

Ed è per questo che vi invito alla lotta in questo paese per garantire che tutti, tutti, ogni brasiliano, indipendentemente dall’età, ricevano un vaccino.

E, per questo, dobbiamo costringere il governo a comprare i vaccini, ma allo stesso tempo dobbiamo lottare per il salario di emergenza, e allo stesso tempo lottare per gli investimenti nella creazione di posti di lavoro, soprattutto a partire dalle infrastrutture.

Dobbiamo lottare per una politica di aiuto ai microimprenditori, piccoli imprenditori brasiliani, che non possono resistere e rischiano di fallire. Quanti ristoranti chiudono? Quante farmacie chiudono. Quante lavanderie chiudono. Quanti istituti di bellezza stanno chiudendo? A cosa serve il governo? È cercare di trovare una soluzione per queste persone.

Quindi, ragazzi, ora voglio scusarmi con voi, perché poiché il giudice Gilmar Mendes ha parlato molto ieri, anche io ho parlato molto oggi, ma dovreste anche tener conto del fatto che non parlo con la stampa da quasi cinque anni.

Sapete quando ho rilasciato l’ultima volta un’intervista televisiva? È stata a Roberto D’avila, della Globonews, circa 4 anni fa.

Sono diventato una specie di virus: non toccare Lula, non ascoltare Lula. Una volta sono stato condannato a tre anni di carcere a Manaus. Sapete qual era la mia arma? Il giudice ha detto che avevo una lingua felina. Quindi, voglio dirvi, per difendere il popolo brasiliano, per difendere ció che salverà questo paese, continuerò con la mia lingua felina.

E voglio ringraziarvi perché, se non fosse stato per voi, probabilmente non sarei arrivato qui. Grazie mille.

(Traduzione dal portoghese di Alessandro Vigilante)

Qhttps://www.brasildefato.com.br/2021/03/10/leia-a-integra-do-primeiro-discurso-de-lula-apos-anulacao-de-condenacoes-da-lava-jato

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