IL BRASILE AL PUNTO DI EBOLLIZIONE 

 

L’emergenza di fatti nuovi e l’evoluzione della situazione della pandemia e dell’economia, coniugate a percezioni consistenti di umori che si sollevano dalla base sociale mostrano un quadro congiunturale che annuncia le svolte che caratterizzaranno a breve lo scenario dei prossimi sviluppi politici.

Gli episodi recenti

Innanzitutto, gli ultimi sondaggi mostrano Lula vincente già al primo turno in vista delle elezioni presidenziali dell’ottobre 2022.

In seconda battuta, l’esplodere di scandali riferiti a episodi di corruzione nell’acquisto da parte del governo Bolsonaro di quei vaccini tanto attesi da una popolazione stremata e afflitta da più di 500 mila morti per Covid, ma continuamente screditati dal negazionismo del Presidente genocida.

Nella giornata di ieri (29/06) l’impresario Luiz Paulo Dominguetti Pereira, rappresentante dell’impresa Davati Medical Supply, ha dichiarato al giornale Folha di San Paolo di aver ricevuto la richiesta di tangente di un dollaro (equivalente a più di 5 reais brasiliani) per ogni vaccino acquistato, se avesse voluto chiudere il contratto di vendita.

Secondo l’impresario, la Davati era entrata in contatto con il ministero a febbraio per offrire 400 milioni di dosi dell’agente immunizzante e il direttore della logistica, Roberto Ferreira Dias, gli aveva imposto la condizione di “comporre l’affare”. Per questa “composizione”, l’azienda avrebbe dovuto aggiungere un dollaro al prezzo di ciascuna dose. In altre parole, ogni brasiliano vaccinato avrebbe fatto guadagnare ai corrotti 10 reais in tangenti. Dominguetti ha anche detto che l’incontro in cui è stato proposto l’accordo si è svolto in un ristorante, in un centro commerciale, e che c’erano altre due persone: “un militare dell’esercito e un uomo d’affari di Brasilia”, senza fare nomi.

L’impresario ha affermato di aver rifiutato la proposta, che però è stata rafforzata il giorno successivo, questa volta dall’interno dello stesso Ministero. Dopo un ulteriore suo rifiuto, lo stesso ministero non ha più mostrato interesse nell’acquisto.

Questo caso, rivelato ieri, si somma ad un altro scandalo che era venuto alla luce la settimana scorsa da un deputato non di secondo piano di un partito alleato al governo Bolsonaro, Luís Miranda, che aveva dichiarato, in un interrogatorio della Commissione Parlamentare d’Inchiesta, di aver informato a suo tempo Bolsonaro su pesanti irregolarità e sospetti di corruzione rispetto all’acquisto del vaccino indiano Covaxin – più costoso di altri e che sarebbe consegnato solo a fine 2021 – e che Bolsonaro si sarebbe impegnato ad appurare tale denuncia.

Invece, Bolsonaro non aveva mai verificato se questa informazione avesse avuto fondamento e pur ammettendo qualche giorno fa di aver avuto un colloquio con il deputato Miranda, aveva affermato che questi non gli aveva affatto denunciato nessuna corruzione nell’acquisto di vaccini.

Sabato 26 giugno, il deputato Miranda aveva dichiarato di avere le prove del fatto che Bolsonaro aveva invece ascoltato la sua denuncia e si era impegnato a verificarne la veridicità. Miranda ha fatto capire di avere una registrazione che comprova ciò che lui afferma ed ha consigliato a Bolsonaro di dire la verità sul caso per evitare di essere clamorosamente sbugiardato di fronte alla popolazione.

Il direttore di logistica del Ministero della Sanità implicato nei due scandali di corruzione, Roberto Ferreira Dias, era stato persino nominato da Jair Bolsonaro per assumere la direzione dell’importante Agenzia di Vigilanza sui Farmaci (Anvisa) nel 2019, ma poi tale incarico non si concretizzò. La sua nomina per l’attuale incarico, invece, è stata sostenuta dal deputato Ricardo Barros, capogruppo del governo alla Camera, il maggior responsabile dello scandalo dell’acquisto dei vaccini indiani Covaxin.

Ma c’è ancora molto da indagare sull’impresa farmaceutica Davati Medical Supply coinvolta nello scandalo delle tangenti per l’acquisto di vaccini Astrazeneca. È interessante notare che AstraZeneca ha sempre affermato di negoziare i suoi vaccini per il Covid direttamente con i governi federali e le organizzazioni multilaterali, il che rende l’intera storia molto strana.

A marzo, la Davati si è trovata al centro di polemiche in Canada dopo che una federazione che rappresenta le popolazioni indigene del paese ha cercato di acquistare vaccini al di fuori dei processi governativi. All’epoca, la vaccinazione era molto lenta e la Davati si era offerta di mediare la vendita di dosi di AstraZeneca.

In quel caso, sia il governo canadese che la stessa AstraZeneca avevano avvertito che si trattava di un tentativo di frode. La portavoce del produttore farmaceutico britannico aveva dichiarato alla polizia canadese che vi erano state diverse segnalazioni di terze parti che avevano offerto il loro immunizzante in modo sospetto. A sua volta, il CEO di Davati Herman Cardenas si era rifiutato di spiegare come avrebbe ottenuto milioni di dosi mentre i governi di tutto il mondo stavano affrontando così tante difficoltà nell’acquisizione dei vaccini necessari alle loro campagne di immunizzazione.

Tutti questi scandali mostrano i legami delinquenziali tra la famiglia Bolsonaro (nello specifico il figlio senatore Flavio) e il cosiddetto “Centrão”, cioè il gruppo di partiti di centrodestra fisiologici – attualmente alleati di Bolsonaro – che hanno come unico obiettivo quello di partecipare al governo e quindi al potere in qualsiasi situazione politica, per poter vivere di rendita clientelare e rieleggersi in Parlamento all’infinito.

In ogni caso, questi episodi scoppiano al centro della scena della corruzione politica brasiliana, con conseguenze imprevedibili. In futuro, lo smantellamento del Centrão diventerà il fulcro di ogni riforma politica. E detterà anche gli sviluppi della disputa sull’impeachment di Bolsonaro.

La congiuntura economica

L’aumento a livello internazionale dei prezzi delle materie prime e la relativa ripresa dalla precedente inoperosità industriale può far migliorare gli indicatori del PIL, ma il paese resta comunque con un enorme esercito di disoccupati. I dati statistici ufficiali mostrano attualmente il maggior tasso di disoccupazione mai registrato – 14,7% – con picchi tra la popolazione nera e di età più avanzata.

L’inflazione è in crescita, sotto la pressione del combinarsi dell’aumento internazionale delle materie prime e della svalutazione del cambio, inoltre, il conseguente aumento dei prezzi ha schiacciato i margini delle aziende.

L’irrazionalità della politica di contenimento dell’inflazione ha spinto la Banca Centrale a promuovere un nuovo ciclo di rialzi dei tassi di interesse, con un impatto pessimo sulla ripresa economica.

L’avanzata della campagna di vaccinazione in teoria dovrebbe ridurre l’incidenza dei contagi. Ma ci sono chiari segnali di un inizio di una terza ondata pandemica, in un momento in cui solo una piccola parte della popolazione è stata completamente vaccinata, il 12%.

In questa situazione preoccupante, si aggiunge lo spettro della crisi energetica. A causa dei cambiamenti climatici le riserve di acqua destinate alla produzione di energia elettrica stanno scarseggiando e, a partire dalla seconda metà dell’anno, si annuncia un razionamento dell’energia oppure, nelle intenzioni del governo, la razionalizzazione dei consumi energetici. Ciò avrà un evidente impatto sulle tariffe elettriche, con ripercussioni sull’indice dei prezzi al consumo (con un ulteriore aumento dell’inflazione) e anche sui costi di produzione delle aziende.

Gli sviluppi politici degli scandali di corruzione a ripetizione

Il susseguirsi di scandali sull’acquisto di vaccini costringerà le istituzioni a prendere posizione. Bolsonaro sta diventando insostenibile. Di fatto, la super richiesta di impeachment sarà presentata oggi (30/06) alla Camera. Si tratta di 120 richieste raccolte in un unico fascicolo, con 23 tipi di accusa.

Tra i lavori della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla gestione della pandemia e le continue notizie di reati di corruzione nell’acquisto di vaccini, se Bolsonaro restasse in carica, raggiungerebbe il 2022 presentandosi come un’insostenibile minaccia di continuità. Questa prospettiva rafforzerebbe l’idea di un patto attorno a Lula, escludendo la viabilità di una “terza via” moderata centrista.

Caso contrario, se Bolsonaro capitolasse con l’impeachment, si potrebbero verificare due scenari. Il primo sarebbe il tentativo del Partito Militare di ricomporsi attorno al vice-Presidente Mourão. Ciò preoccupa più per le conseguenze oscure di un golpe che per un effettivo seguito politico rispetto agli eventuali autori. Di fatto, le Forze Armate sono divise in fazioni al loro interno, nient’affatto convinte di assumere direttamente il potere, proprio quando hanno raggiunto il privilegio di occupare migliaia di posti ottimamente remunerati nelle pieghe dell’amministrazione di governo. 

Il secondo possibile scenario vedrebbe la messa in campo di un tentativo di candidatura di una “terza via” da parte del centrodestra conservatore, neoliberista e autoritario, con una buona probabilità che si riunisca in torno della figura di Ciro Gomes, un politico ondivago che ha continuamente dimostrato di adeguarsi alle situazioni politiche per interessi di potere, cambiando varie volte la sua affiliazione a diversi partiti politici, che attualmente conduce una acerrima campagna anti-Lula.

Una terza possibilità, meno consistente in verità, potrebbe essere quella di un patto più ampio tra le forze di sinistra strette intorno a Lula e settori del centro e centrodestra moderato. Un tentativo inaugurato dagli incontri di Lula con l’ex-presidente socialdemocratico Fernando Henrique Cardoso. 

I sentori dell’abbandono dell’appoggio a Bolsonaro da parte di settori evangelici  

A causa della cattiva gestione durante la pandemia, alcune congregazioni stanno abbandonando il Presidente e altre ammettono che il sostegno persiste solo per impedire il ritorno del PT. Nemmeno il fatto che Bolsonaro abbia lottato per tenere aperti i templi durante l’isolamento sociale sembra aver alleggerito l’umore di alcuni di questi evangelici.

Di fatto, alcuni pastori evangelici – come ad esempio il pastore Samuel Câmara, dell’Assemblea di Dio di Belém – che lo hanno votato due anni fa, parlano già di una terza via per le elezioni del 2022. Altri pastori si sono riuniti in eventi, cene e colloqui direttamente con Lula, come il caso del vescovo dell’Assemblea di Dio il 17 giugno scorso. Inoltre, il Nucleo Evangelico del PT, seguendo le raccomandazioni di Lula, sta organizzando e coordinando una serie di incontri tra l’ex presidente e vari leader pentecostali e neo-pentecostali. 

Bolsonaro ha sempre avuto i suoi migliori indici di gradimento tra gli evangelici. I sondaggi mostravano che il 42% degli elettori di questo gruppo considerava il governo eccellente o buono nell’aprile 2019. A marzo di quest’anno, questo numero si era ridotto al 37%. Nonostante ciò, gli evangelici valutano ancora Bolsonaro meglio della media della popolazione che considera il governo ottimo o buono per il 30%.

Le dispute sulle future politiche economiche

Il punto centrale, per il dopo Bolsonaro, è il contenzioso economico. Lo straordinario potere accumulato dalle lobby finanziarie ha portato alla tragedia attuale. Esse hanno approfittato della crisi del governo Dilma per imporre l’inizio dello smantellamento dello Stato brasiliano, la distruzione di ogni pretesa di riequilibrio sociale con la legge sul tetto alle spese per il welfare, la riforma della previdenza sociale, quella del lavoro e l’oscuro business delle privatizzazioni. Oltre ad aver mantenuto intatto il controllo del mercato sulla politica economica.

Nei prossimi mesi, sulla scia di nuove alleanze politiche, orientate al postbolsonarismo, si faranno più chiare le differenze tra le istanze del centrosinistra progressista e quelle del centrodestra liberale. Entrambi gli schieramenti cercheranno di portare avanti discorsi sociali. La differenza è che il centrodestra si limiterà a narrazioni populiste superficiali, che garantiscano la preservazione della straordinaria concentrazione dei redditi nel Paese, la prosecuzione dello smantellamento dello Stato e la privatizzazione di imprese statali strategiche.

É responsabilitá delle forze progressiste e di sinistra di articolare un processo di costruzione di un nuovo progetto di riscatto popolare emancipatorio per il Brasile, coinvolgendo il maggior numero di soggetti politici, organizzazioni di categoria e movimenti popolari. Visto che il leader vincente per le elezioni del prossimo anno sembra essere già determinato.

Alessandro Vigilante

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