Jair Bolsonaro e Sergio MoroJair Bolsonaro e Sergio Moro

SERGIO MORO SI CANDIDA ALLE PROSSIME ELEZIONI IN BRASILE MENTRE LULA RESTA IN TESTA AI SONDAGGI 

 

Un recente sondaggio elettorale condotto dalla società Vox Populi commissionata dal Partito dei Lavoratori (PT) ha confermato giovedì che l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva potrebbe vincere le elezioni presidenziali del 2022 in Brasile.

Secondo il sondaggio elettorale alle prossime elezioni Lula otterrebbe il 44 per cento dei voti, mentre l’attuale presidente Jair Bolsonaro otterrebbe il 21 per cento, Ciro Gomes avrebbe il 4 per cento, Sergio Moro 3 per cento, José Luiz Datena 3 per cento, João Doria 1 per cento, Luiz Henrique Mandetta 1 per cento e Rodrigo Pacheco 0 per cento.

Nel sondaggio agli intervistati è stato anche chiesto come avrebbero votato nel caso in cui l’attuale presidente Jair Bolsonaro non si fosse presentato alle elezioni. Nel presunto scenario senza Bolsonaro  Lula rimarrebbe il favorito, raggiungendo il 45 per cento dei voti totali espressi. Segue Moro con l’8 per cento, Gomes con il 6 per cento, Datena con il 4 per cento, Doria con il 2 per cento, Mandetta con il 2 per cento) e Pacheco con l’1 per cento.

Ai brasiliani intervistati è stato chiesto anche come valutano l’operato del governo in campo economico: il 78 per cento dei brasiliani afferma di essere insoddisfatto del paese, mentre il 19 per cento ha dichiarato di essere ne scontento ne contento. Inoltre il 65 per cento degli intervistati ha dichiarato che il paese sta prendendo una strada sbagliata, e un altro 67 per cento ritiene che il Brasile sia in condizioni peggiori rispetto a dieci anni fa.

Il sondaggio rivela anche che il miglior presidente che il paese abbia mai avuto è Lula, secondo il 41 per cento degli intervistati, mentre l’attuale capo di stato è presentato come il peggior presidente della nazione con il 43 per cento.

Infine il sondaggio rivela che per il 59 per cento dei brasiliani, Bolsonaro ha una gestione del paese peggiore rispetto all’ex presidente Lula e che per il 70 per cento c’è corruzione nell’attuale governo.

Intanto in Brasile l’inflazione ha toccato il record degli ultimi dieci anni. Infatti l’Istituto brasiliano di geografia e statistica (IBGE) ha rivelato mercoledì che il tasso di inflazione mensile in Brasile è aumentato dell’1,25 per cento durante il mese di ottobre superando il record dell’ottobre 2002, quando i prezzi al consumo aumentarono dell’1,31per cento.

Con questi nuovi dati la più grande economia dell’America Latina ha visto i prezzi al consumo aumentare in ottobre, a causa dell’aumento dei costi del carburante, portando l’inflazione annuale al 10,67 per cento. L’inflazione nel gigante sudamericano nel 2021 accumula un aumento dell’8,24 per cento e negli  ultimi 12 mesi, del 10,67 per cento.

Secondo le statistiche, a ottobre tutti i gruppi merceologici analizzati hanno avuto aumenti di prezzo, a partire dai trasporti con un aumento del 2,62 per cento, a causa dei continui aumenti del costo della benzina e del diesel. Anche i prodotti e servizi come cibo, bevande, alloggio, articoli per la casa, abbigliamento, salute e cura  della persona, istruzione e spese personali non si sono sottratti agli aumenti registrando incrementi simili.

Anche questi aumenti sarebbero da ricondurre al coronavirus secondo il Presidente Jair Bolsonaro. Infatti i responsabili dell’accelerazione dell’inflazione sono i governatori degli stati che hanno applicato misure per frenare la diffusione del Covid-19 e alcune tasse mentre il presidente è sempre più sotto pressione per l’aumento del costo della vita.

Bolsonaro, nel tentativo di dare un’ulteriore giustificazione agli aumenti indiscriminati ed al balzo dell’inflazione, ha accusato la tassa statale sul carburante di essere la responsabile degli incrementi inflazionistici. Inoltre, ha attaccato la compagnia petrolifera statale Petrobras per aver realizzato troppi profitti.

Si deve poi aggiungere quale causa dell’aumento  dell’inflazione del Brasile la siccità che ha minato la produzione di energia idroelettrica e ha contribuito all’aumento delle bollette dell’elettricità, oltre a indebolire la valuta locale. La banca centrale, nel tentativo di tenere sotto controllo l’inflazione, ha aumentato aggressivamente i tassi di interesse quest’anno portandoli al 7,75 per cento.

Tra i vari contendenti alle prossime elezioni presidenziali che si terranno nel 2022 si è aggiunto ufficialmente anche l’ex giudice brasiliano Sergio Moro che ha annunciato mercoledì che si candiderà alle elezioni con un partito chiamato Podemos. Decisione questa che è stata rifiutata dall’attuale presidente in quanto Sergio Moro era ministro della Giustizia nel suo governo.

Bisogna ricordare che Moro, responsabile della mega-causa di Odebrecht nell’operazione LavaJato, è stato il principale responsabile dell’incarcerazione dell’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, in un processo successivamente respinto per irregolarità.

Dopo un periodo a Washington dove ha lavorato per la società di consulenza Alvares y Marsal, Moro è tornato in Brasile determinato a partecipare alle prossime elezioni. La sua partecipazione era stata ventilata più volte negli ambienti politici brasiliani negli ultimi mesi. 

Il nome di Moro ingrosserà le fila della cosiddetta “terza via”, una lista di-candidati che si scontrerà contro l’attuale presidente ed ex presidente Lula, i due più forti nei sondaggi per il 2022.

Podemos, la piattaforma scelta da Moro, è un piccolo partito centrista, che conta 11 rappresentanti al Senato e appena 11 deputati. Guidato dal senatore del Paraná, Álvaro Dias, il partito ha mantenuto come slogan principale il sostegno all’operazione Lava Jato e alla lotta alla corruzione. (Telesur)

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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