Una strada di Trinidad a CubaUna strada di Trinidad a Cuba

CUBA: NON E’ LO STATO CHE IMPEDISCE DI EMIGRARE 

 

Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti Cuba è tornata di attualità: dopo che il 17 marzo scorso pochi cubani hanno manifestato  a Santiago de Cuba e a Bayamo chiedendo più energia elettrica e generi alimentari in molti mezzi di informazione occidentale i servizi che denigrano il governo di L’Avana si sono susseguiti con una cadenza che definire sospetta è poco.

Cadenza sospetta perché per mesi Cuba non era un argomento che interessava i sempre attenti mezzi di informazione occidentali. Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti per cercare di ottenere i voti degli esuli cubani residenti nella Florida l’argomento Cuba è tornato di attualità.

Tra le varie problematiche che l’isola soffre non possiamo dimenticare il problema dell’emigrazione. Un’emigrazione che ha un carattere prevalentemente politico nel senso che con le costanti campagne si cerca di privare l’isola di importante manodopera, non solo di basso livello, ma anche professionale. La propaganda proveniente dagli Stati Uniti attraverso i social intende convincere i cubani che l’unica alternativa al loro futuro è quella di emigrare negli Stati Uniti che concedono, solamente ai cubani, un visto per poter lavorare. Si tratta senza dubbio di un’emigrazione privilegiata in quanto a nessun altro cittadino proveniente da alcun altro stato è permesso di avere un visto nel paese a stelle e strisce. Ma si sa, quando si vuole attaccare una nazioni nei suoi fondamenti, qualunque azione è buona anche quella di considerare gli emigranti di seria A.

Non mi voglio però soffermare sull’emigrazione diretta negli Stati Uniti ma su quella che vorrebbe raggiungere l’Europa e il nostro paese. In una recente conversazione con un cittadino cubano in un ristorante mi è stato rimproverato che, secondo lui, almeno il 50 per cento delle responsabilità per cui un cubano non può raggiungere l’Italia o un paese europeo, anche possedendo il denaro per l’acquisto del biglietto aereo, dipende dallo stato cubano.

A quell’affermazione ho risposto semplicemente che quello che stava pensando era assolutamente falso, frutto della più bieca informazione corrotta proveniente da mezzi informativi assolutamente inaffidabili e faziosi. Per raggiungere il nostro paese o uno di quelli europei ai cittadini cubani, come a molti altri provenienti da paesi del terzo mondo, è richiesto un visto concesso dalle rappresentanze diplomatiche nel paese di partenza. Nella fattispecie un cubano che vuole raggiungere l’Italia semplicemente per turismo necessita di un visto rilasciato dalla nostra ambasciata a L’Avana. Operazione questa difficile e dall’esito incerto.

Infatti solamente per ottenere un appuntamento presso i nostri uffici consolari spesso occorre rivolgersi a oscure figure che su Facebook, in vari gruppi appositamente costituiti, propongono a pagamento appuntamenti. E’ praticamente impossibile riuscire a ottenere un appuntamento attraverso internet in modo regolare dato che il sistema continuamente avvisa che non sono disponibili appuntamenti. Appuntamenti che però queste oscure figure presenti su Facebook miracolosamente, dietro previo pagamento di salate cifre, sono in grado di offrire.

Una volta ottenuto il tanto agognato appuntamento per la presentazione dei documenti necessari non sempre viene concesso un visto turistico. Al cubano con cui ho avuto la conversazione su questo argomento ho spiegato con chiarezza che al governo cubano non interessa minimamente dove si recano i propri cittadini. Importa invece al nostro paese e ai paesi dell’ordinato giardino occidentale. Ho detto che siamo noi, detentori delle libertà e dei diritti umani, che non vogliamo che loro, i cubani e gli altri cittadini provenienti dai paesi del terzo mondo, arrivino nel nostro paese perché, banalmente, ci rubano il lavoro.

E’ chiaro a tutti che l’immigrazione, per tutti i partiti siano essi di sinistra che di destra, rappresenta il più facile degli argomenti per accaparrarsi voti alle elezioni. Insomma le libertà di movimento del popolo cubano, perché stiamo parlando di questo, non sono limitate dal governo di Miguel Diaz Canel, come ci viene detto a reti unificate, ma dai nostri politici che per ovvi scopi elettorali usano i problemi, spesso da loro causati con le politiche predatorie o il blocco economico, commerciale e finanziario, come nel caso cubano, per ottenere facili consensi alle elezioni.

Negli Stati Uniti invece l’emigrazione cubana ha sempre avuto un canale privilegiato perché proveniente da un paese comunista, un’emigrazione simile a quella che si aveva nel periodo della guerra fredda in Europa proveniente dai paesi dell’est europeo. Un cubano che se ne va dal suo paese non è un emigrante ma una persona che cerca, ovviamente nel nazione dove l’erba è sempre più verde, di scappare dalla Cuba dittatoriale per avere una vita migliore. Tanto dittatoriale che non impedisce a nessuno di andarsene.

Riguardo poi all’impossibilità di raggiungere l’Europa, che grazie a leggi sull’immigrazione complesse,  di fatto limita molto gli ingressi, i soliti bugiardi seriali imputano le colpe allo stato cubano che, secondo la classica retorica occidentale, sarebbe un seriale violatore dei diritti umani delle popolazioni perché non permette, in questo caso, ai cubani di andare dove vogliono.

Se non credete a quello che ho scritto chiedete ai migliaia di cubani, a cui la nostra ambasciata e le altre ambasciate europee hanno negato un visto di turismo, se è stato lo stato cubano a  impedire il loro viaggio o se sono stati i responsabili dell’immigrazioni dei consolati a negare loro il visto di ingresso. 

 

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

 

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2 pensiero su “CUBA: NON E’ LO STATO CHE IMPEDISCE DI EMIGRARE”
  1. Buonasera sig. Puccio,
    Sono completamente d’accordo con Lei.
    Per far fare una vacanza di un mese in Italia alla figlia di nostri amici cubani abbiamo dovuto, dopo mesi di attesa, recarci personalmente all’Ambasciata d’Italia a L’Avana per essere ricevuti dalla allora Signora Ambasciatrice (era il 2010/2011) per un colloquio di oltre un’ora dove abbiamo dovuto raccontare “vita e morte” e, se non bastasse, mettere anche tutto per iscritto ciò che avevamo raccontato e portarlo il giorno dopo.
    È pazzesco il modo in cui vengono fatte credere le cose.
    La ringrazio
    Ornella e Lucio

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